PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Luca 9,18-24

fr. Massimo Rossi  

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/06/2016)

Vangelo: Lc 9,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

"Nel caso di Gesù ho cercato di salvare la ragione, di salvarla ad ogni costo contro il mistero. Ho fallito e ho capito che c'era qualcosa d'incomprensibile. Mi lamento spesso con Claudia, mia moglie: prima ero un romano che sapeva; ora sono un romano che dubita. E mia moglie ride e batte le mani come se facessi per lei un numero da giocoliere. «Dubitare e credere sono la stessa cosa, Pilato. Solo l'indifferenza è atea».". Sono parole tratte dal romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt: Il Vangelo secondo Pilato (ed. San Paolo). Ne consiglio vivamente la lettura.
Solo l'indifferenza è atea...

È sempre complicato descrivere l'esperienza religiosa personale, alla luce dell'esperienza stessa, e non solo in teoria: son capaci tutti - o forse no! - a parlare di Dio, ripetendo le nozioni mandate a memoria nei lontani anni del catechismo; qualcuno aggiunge due o tre notizie estrapolate dal Vangelo... Se, tutto sommato è facile parlare di Dio, parlare con Dio è tutto un altro discorso!

Se poi ci si chiede di descrivere il contenuto, i lineamenti di questa relazione di fede, del nostro parlare con Dio, allora sono dolenti note! Conosciamo tutti che differenza c'è tra amare e parlare dell'amore. A parlare di amore siamo più o meno tutti capaci, soprattutto se siamo preti: ma non siamo tutti capaci di amare... Quarant'anni fa, una famosa cantante dichiarava la noia di sentire "parole, parole, parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi...".
Solo l'indifferenza è atea...

Leggendo le letture di oggi emergono aspetti paradossali, se non addirittura contraddittori, quanto al rapporto con Dio: il profeta Zaccaria parla di spirito di grazia, di consolazione, di sorgente zampillante; ma anche di lutto, di pianto, di lamento funebre, di patibolo...

Insomma: l'esperienza di Dio è positiva o negativa? esaltante o tragica?

E poi: altro è descrivere una persona; altro, invece, raccontare l'esperienza che si è fatta incontrandola. Si descrive una persona come si descriverebbe un ritratto, un dipinto, una statua... mantenendo un atteggiamento distaccato, affinché la descrizione sia quanto più possibile oggettiva. In verità nessuna descrizione può essere del tutto oggettiva; è sempre una descrizione secondo il nostro punto di vista...

Parlare invece dell'esperienza vissuta con una persona significa descrivere come mi sono sentito io con quella persona; significa fare sintesi tra me e l'altro; SIGNIFICA PARLARE DI NOI!
Solo l'indifferenza è atea...

La risposta che Pietro dà alla domanda di Gesù: "Ma voi, chi dite che io sia?", è una risposta teorica; nel senso che l'Apostolo non sa, o forse non considera che cosa significa per lui, per Pietro, scegliere Cristo come guida. E quando Gesù glielo rivela, Pietro addirittura si scandalizza e redarguisce il Maestro affinché non ripeta più affermazioni del tipo: "Devo andare a Gerusalemme, soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.". San Luca non riporta il botta e risposta di cui sopra, ma lo riportano Matteo (16,23) e Marco (8,32) nei passi paralleli: "Vade retro, satana! torna dietro! - risponde Gesù - sono io che guido il gruppo! Sono io che faccio strada! E la mia strada conduce alla croce! Se mi volete seguire, anche voi farete la stessa fine!"
Solo l'indifferenza è atea...

Ora che sapete chi è il Cristo, qual è il suo destino, e che cosa significa seguirlo, siete ancora convinti di aderire alla fede?

Stiamo bene attenti a rispondere immediatamente di‘sì', a professarci cristiani integrali - non integralisti, però! -. Molti sedicenti cristiani rispondono prontamente alla domanda, ma sono poi gli stessi che, di fronte alla questione del perdono - tanto per fare un esempio a caso... - accampano scuse, del tipo: "Ma che figura ci faccio a non reagire mai alle provocazioni, a perdonare sempre, a non difendermi... (faccio) la figura del fesso! E io, la figura del fesso, non voglio farla!". "Sì, ma...", "Sì, però..." Chi di noi, può dichiarare di non aver mai sollevato obbiezioni all'assoluto cristiano del perdono, scagli la prima pietra!
Solo l'indifferenza è atea...

A proposito di croce da portare, san Luca precisa un particolare che né Matteo, né Marco riportano: "...ogni giorno"! Anche questa affermazione bisogna interpretarla in modo corretto: canonizzare la croce è un'arma a doppio taglio!

Non mi riferisco alla croce di Cristo, ma alle nostre croci! La croce in quanto tale non è mai un bene, è sempre un male, e dunque non si può e non si deve canonizzare, non si deve esaltare.

Sembra un'affermazione ovvia; ma c'è ancora tanta gente, tra le file dei cristiani, che invoca la volontà di Dio, quando un giovane, un vecchio, un bambino si ammalano gravemente, o muoiono addirittura: "Bisogna inchinarsi e accettare la volontà di Dio!"... A queste persone, tra le quali, anche preti e suore, io chiederei: Qual è la volontà di Dio, che un bambino stia male? chi è il responsabile del dolore innocente? Forse che Dio mette alla prova mandando una malattia? Vadano a rileggersi il racconto del "cieco nato", descritto nel Vangelo di Giovanni (9,1-41).

Per troppo tempo l'equivalenza fede cristiana = sofferenza è stata accettata senza discutere!

E questo equivoco ha reso un pessimo servizio a Cristo e alla Chiesa.

Nessuno aderirebbe ad una fede che esalta il dolore che purifica, la sofferenza espiatrice, la croce come dono di Dio! Forse, le chiese sono vuote di giovani, anche per questo!

Solo l'indifferenza è atea...

- "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo..." (Mt 10,24-33)

- "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi." (Gv 8,32)
- "Io sono la risurrezione e la vita." (Gv 11,25)
- "Vi lascio la pace, vi do la mia pace..." (Gv 14,27)

- "Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia." (Gv 16,20-23)

Potrei continuare per mezz'ora a citare le parole di Gesù, e mostrarvi che Dio non sta mai dalla parte del male. Ma non servirebbe. Viene il momento che ciascuno di noi deve decidere se credere, o non credere, rinunciando a fare domande, a cercare scuse, ad attendersi riscontri, a smentire i dubbi...
Tra un istante ciascuno di noi dichiarerà: "Credo!".

Che nessuno debba dire anche di noi: "Sono solo parole!"....

 

Ricerca avanzata  (54001 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: