TESTO Che tiro mancino, a questo fariseo!
don Alberto Brignoli Amici di Pongo
XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (12/06/2016)
Vangelo: Lc 7,36-8,3

In quel tempo, 36uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici 2e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Forma breve (Lc 7,36-50):
In quel tempo,36uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Quando ci capita di invitare a casa nostra per pranzo o per cena una persona importante, un'autorità, o anche solo una persona conosciuta da tutti, giustamente ci preoccupiamo di assumere e di fare assumere a tutti i nostri familiari atteggiamenti consoni alla circostanza. Si cerca di evitare discorsi banali o imbarazzanti, si pone un occhio di riguardo ai bambini perché non siano troppo vivaci, si fa in modo che non manchi nulla e che la persona si senta a proprio agio, sperando, nel contempo, che alla fama della persona si accompagni pure una certa dose di intelligente signorilità, quella per cui il personaggio si comporti in un modo talmente naturale e informale da essere lui a mettere a proprio agio i padroni di casa. Ma spesso, dietro al desiderio di far stare bene l'ospite, nell'accogliere "il personaggio" celiamo pure un intento che, anche se naturale, rivela un doppio fine: ossia, quello di ricevere "prestigio" da questa visita, di sentirci onorati, quasi di sentirci appagati, "confermati" in ciò che siamo e facciamo dal fatto che "il personaggio" è stato in casa nostra, ha condiviso la nostra mensa, ha passato del tempo con noi e con la nostra famiglia. A volte, purtroppo, questo secondo fine diviene il primo: ed è ciò che è capitato a Gesù, invitato a pranzo da chi non aveva alcun intento di accoglierlo, di dargli ospitalità o di onorarlo, ma solo lo scopo di poter dire a tutti che "il profeta Gesù" era stato da lui, e quindi aveva - direttamente o indirettamente - sancito la bontà del suo operare, del suo agire, del suo stile di vita.
Simone il fariseo trascura un mucchio di attenzioni, quel giorno, nell'ospitare il "Maestro", come lui stesso lo definisce: ma di certo non trascura di pensare che, tirandolo in casa, ha l'opportunità di mostrare a tutti che il Maestro lo stima, lo approva, ne benedice l'operato. Sennonché, il Maestro gli gioca un tiro mancino, cogliendo l'occasione da un fatto che, proprio perché avvenuto nella casa del fariseo, ha dello scandaloso. Quel pranzo era stato pensato "ad hoc": non solo era un pranzo di soli uomini (come era nella cultura dell'epoca, del resto: i maschi mangiavano tra di loro, così come le donne), era un pranzo organizzato da un fariseo a casa sua per altri farisei, e l'invitato speciale era il Maestro di Nazareth, il profeta famoso, colui che tutti quanti acclamavano come il Messia. Che fosse il Messia o meno, a Simone il fariseo poco interessava, anzi, forse neppure ci credeva: l'importante è che accettasse l'invito, perché ciò voleva dire, di fronte alla gente, che lui condivideva e approvava il loro modo di vivere la fede in Yahweh, che lui era amico dei farisei, non solo dei pubblicani e delle prostitute, e questo avrebbe reso loro giustizia, sarebbe stata una grande pubblicità al loro stile di vita, odiato da molti tra il popolo. Essi già sapevano tutto, su come dovevano vivere la loro fede, non avevano bisogno che nessuno glielo insegnasse: cercavano solo che qualcuno glielo confermasse e approvasse pubblicamente, e Gesù era un'occasione da non lasciarsi sfuggire.
Sennonché, appunto, in questo convivio di soli uomini, di uomini giusti e irreprensibili, di uomini la cui fede era autosufficiente al punto di chiedere a Dio che solo la approvasse, fa il suo ingresso una donna. E che razza di donna... Spregiudicata e sfacciata come non poche: con che coraggio entra in un banchetto di uomini? Beh, sai che gliene importa della composta sacralità di quel banchetto, a quella donna... è una peccatrice di quella città, e qualora ci fosse bisogno di spiegare che tipo di peccatrice fosse, Luca la presenta come pronta a svolgere il proprio mestiere: capelli sciolti (le donne si velavano, in Israele, solo "certe donne" avevano i capelli sensualmente sciolti) e tra le mani un vaso di unguento profumato (lo strumento del mestiere, quello per ungere i clienti provocandoli). E mica si ferma lì: ha la sfrontatezza di toccare il Maestro (rendendolo impuro come lei), di lavargli i piedi con le lacrime del suo pianto disperato, di baciarglieli, di asciugarglieli con quei capelli sciolti e peccaminosi, e addirittura di ungerli con il profumo che usava con i clienti! Una cosa inaudita e scabrosa! E il Maestro che la lascia fare, che non le dice nulla: questo è il segno evidente, per Simone, che quel Gesù, di profeta e di maestro non ha proprio nulla. Della serie: "Noi farisei siamo meglio di lui, almeno sappiamo riconoscere dove sta il bene e dove sta il male". Ma queste cose, Simone se le tiene per sé, non esce allo scoperto: anzi, è tanto ipocrita che quando viene interpellato da Gesù si rivolge a lui più untuoso dell'unguento di lei, chiamandolo ancora "Maestro" ma pensando il contrario.
Lei sì, invece, che vede in lui il suo Maestro: si mette in ginocchio (la posizione dell'ascolto) e rimane dietro di lui (la posizione di chi segue, come il discepolo, il proprio Maestro. E forse non è così casuale che il brano di oggi termini con Luca che accenna a donne che lo seguivano con i Dodici dopo essere state liberate da spiriti impuri). Il tiro mancino, lo scacco matto del Maestro a Simone il fariseo arriva proprio qui: lui che credeva di essere perfetto di fronte a Dio perché fariseo e osservante della Legge, in realtà si rivela un incapace, proprio per quel motivo. Incapace di accogliere Gesù nella sua casa come si deve, con l'acqua per le abluzioni dei piedi; incapace di dargli il benvenuto in casa con un bacio; incapace di gesti di onore per l'ospite di riguardo, come ad esempio un po' di unguento sul capo, come era usanza verso le autorità. Niente di tutto questo; tutte cose, invece, fatte da quella "razza di donna da cui si lascia toccare". Ovvio: lei da Dio aveva solo opere da farsi perdonare, e parecchie; Simone no, aveva solo opere per le quali voleva essere onorato, poco o nulla da farsi perdonare, rispetto a quella. Come uno che deve a un creditore solo cinquanta denari e l'altro che gliene deve dieci volte di più: per la mentalità farisaica, il primo debitore è santo, il secondo è dannato.
Ma non secondo il Dio di Gesù Cristo, per il quale la logica che funziona non è quella farisaica dell'irreprensibile santità, ma quella dell'amore sincero, vero, peccatore finché vuoi, ma capace di amare, e quindi perdonato, e quindi giustificato, e quindi fatto santo. Un amore così, e una fede così, non possono che ottenere tutto, anche quel perdono dei peccati che per i farisei solo Dio può dare, pena la bestemmia e la scomunica. La fede di quella donna è talmente grande ed efficace, che Gesù non la esorta nemmeno a non peccare più, come farà con l'adultera: le dice solamente di andare e di sentirsi in pace. Avrà cambiato vita? Chi lo sa: di certo, avrà continuato ad amare, e questo è ciò che conta, per Gesù. Perché l'amore ottiene sempre il perdono, e il perdono - per contro - suscita sempre amore. Chi invece si ritiene a posto, senza bisogno di essere più di tanto perdonato, capisce poco dell'amore, e alla fine non ama più. Difficile, pur essendo santo e perfetto, che si senta dire da Dio: "Va' in pace".