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TESTO Commento su Giovanni 14,15-16.23-26

don Michele Cerutti

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (15/05/2016)

Vangelo: Gv 14,15-16.23-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Il tempo di Pasqua si conclude con la grande solennità della Pentecoste.
Siamo giunti ormai a 50 giorni dopo la Pasqua.
Prima di comprendere la profondità di questa solennità sarebbe bello porci domande su come abbiamo vissuto il tempo pasquale.
Un tempo in cui dovrebbe essere traspirata la gioia del Risorto e di coLui che è asceso al cielo.
Dovremmo aver vinto i pochi slanci che ci caratterizzano quelle tiepidezze della fede che ci rendono incapaci di scaldare il nostro cuore e quindi il cuore di tutti coloro che non sono stati abbracciati da Gesù.
Sono sempre più stupito di vedere cristiani che non si interessano del loro essere discepoli di Gesù e chiamati da una pienezza di vita.
Reduce da piccole esperienze di accompagnamento dei genitori dei bambini battezzati o che si preparano alla comunione e respiri molta aria di indifferenza.
occorre timbrare un cartellino delle cose fatte, ma l'essere discepoli di Cristo è qualcosa in più.
E' prendere parte, farsi coinvolgere quello che dovrebbe caratterizzare questo tipo di esperienze.
Rischiamo di vivere esperienza come occasione persa.
Vivere la Pentecoste come realtà fondamentale del cammino del cristiano diventa qualcosa di complesso da comprendere.
Lo Spirito Santo agisce su cuori che si lasciano lavorare.
La vita cristiana, per svilupparsi e giungere a maturazione, esige una assistenza speciale dello Spirito santo e dei suoi doni. Il mistero profondo dello Spirito è quello di essere «dono»: «Si può dire che nello Spirito santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone, e che per lo Spirito santo Dio «esiste» a modo di dono. È lo Spirito Santo l'espressione personale di un tale donarsi, di questo essere amore. È Persona-amore. È Persona-dono» (Dominum et Vivificantem, n. 10).
Lo Spirito Santo è pienezza di doni e i doni dello Spirito servono per agevolare la pratica delle virtù sia teologali (fede, speranza, carità), sia morali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza). In realtà ogni singolo dono facilita l'esercizio di tutte le virtù, che ne escono fortemente rafforzate. Più che in una graduatoria o su una scala i doni devono essere messi in reciproca circolarità e correlazione.
Il tempo di Pasqua si conclude con la grande solennità della Pentecoste.
Siamo giunti ormai a 50 giorni dopo la Pasqua.
Prima di comprendere la profondità di questa solennità sarebbe bello porci domande su come abbiamo vissuto il tempo pasquale.
Un tempo in cui dovrebbe essere traspirata la gioia del Risorto e di coLui che è asceso al cielo.
Dovremmo aver vinto i pochi slanci che ci caratterizzano quelle tiepidezze della fede che ci rendono incapaci di scaldare il nostro cuore e quindi il cuore di tutti coloro che non sono stati abbracciati da Gesù.
Sono sempre più stupito di vedere cristiani che non si interessano del loro essere discepoli di Gesù e chiamati da una pienezza di vita.
Reduce da piccole esperienze di accompagnamento dei genitori dei bambini battezzati o che si preparano alla comunione e respiri molta aria di indifferenza.
Viviamo le cose come se occorresse timbrare un cartellino delle cose fatte, ma l'essere discepoli di Cristo è qualcosa in più.
E' prendere parte, farsi coinvolgere quello che dovrebbe caratterizzare questo tipo di esperienze.
Rischiamo di vivere ogni esperienza di fede come occasione persa.
Vivere la Pentecoste come realtà fondamentale del cammino del cristiano in questo contesto diventa qualcosa di complesso da comprendere.
Lo Spirito Santo agisce su cuori che si lasciano lavorare.
La vita cristiana, per svilupparsi e giungere a maturazione, esige una assistenza speciale dello Spirito santo e dei suoi doni. Il mistero profondo dello Spirito è quello di essere «dono»: «Si può dire che nello Spirito santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone, e che per lo Spirito santo Dio «esiste» a modo di dono. È lo Spirito Santo l'espressione personale di un tale donarsi, di questo essere amore. È Persona-amore. È Persona-dono» (Dominum et Vivificantem, n. 10).
Lo Spirito Santo è pienezza di doni e i doni dello Spirito servono per agevolare la pratica delle virtù sia teologali (fede, speranza, carità), sia morali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza). In realtà ogni singolo dono facilita l'esercizio di tutte le virtù, che ne escono fortemente rafforzate. Più che in una graduatoria o su una scala i doni devono essere messi in reciproca circolarità e correlazione.
Lo Spirito Santo, dando forma alla Chiesa, rinvigorisce di forza gli annunciatori del Vangelo; distribuisce all'interno della Chiesa dei carismi a ciascuno non per portare divisione, ma per favorire l'unità.Papa Francesco, in un'udienza, ha spiegato bene cosa è il carisma.
"E' un dono che viene dato a qualcuno non perché sia più bravo degli altri o perché se lo sia meritato: è un regalo che Dio gli fa, perché con la stessa gratuità e lo stesso amore lo possa mettere a servizio dell'intera comunità, per il bene di tutti....Una cosa importante che va subito sottolineata è il fatto che uno non può capire da solo se ha un carisma, e quale. Tante volte noi abbiamo sentito persone che dicono: "Io ho questa qualità, io so cantare benissimo". E nessuno ha il coraggio di dire: "È meglio che stai zitto, perché ci tormenti tutti quando canti!". Nessuno può dire: "Io ho questo carisma". È all'interno della comunità che sbocciano e fioriscono i doni di cui ci ricolma il Padre; ed è in seno alla comunità che si impara a riconoscerli come un segno del suo amore per tutti i suoi figli. Ognuno di noi, allora, è bene che si domandi: "C'è qualche carisma che il Signore ha fatto sorgere in me, nella grazia del suo Spirito, e che i miei fratelli, nella comunità cristiana, hanno riconosciuto e incoraggiato? E come mi comporto io riguardo a questo dono: lo vivo con generosità, mettendolo a servizio di tutti, oppure lo trascuro e finisco per dimenticarmene? O magari diventa in me motivo di orgoglio, tanto da lamentarmi sempre degli altri e da pretendere che nella comunità si faccia a modo mio?". Sono domande che noi dobbiamo porci: se c'è un carisma in me, se questo carisma è riconosciuto dalla Chiesa, se sono contento con questo carisma o ho un po' di gelosia dei carismi degli altri, se volevo, voglio avere quel carisma. Il carisma è un dono: soltanto Dio lo dà!"
Da tutto ciò comprendiamo perché invocare lo Spirito Santo con più forza, non limitandoci a una semplice devozione.

Concludiamo con l'invocazione allo Spirito Santo di Paolo VI:
Vieni, o Spirito Santo
e donami un cuore puro,
pronto ad amare Cristo Signore
con la pienezza, la profondità e la gioia
che tu solo sai infondere.
Donami un cuore puro,
come quello di un fanciullo
che non conosce il male
se non per combatterla e fuggirlo.
Vieni, o Spirito Santo
e donami un cuore grande,
aperto alla tua parola ispiratrice
e chiuso ad ogni meschina ambizione.
Donami un cuore grande e forte
capace di amare tutti,
deciso a sostenere per loro
ogni prova, noia e stanchezza,
ogni delusione e offesa.
Donami un cuore grande,
forte e costante fino al sacrificio,
felice solo di palpitare con il cuore di Cristo
e di compiere umilmente, fedelmente
e coraggiosamente la volontà di Dio.
Amen.

 

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