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TESTO Commento su Rm 5,1-5

Monastero Domenicano Matris Domini  

Santissima Trinità (Anno C) (22/05/2016)

Brano biblico: Rm 5,1-5 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 16,12-15

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Collocazione del brano
Ci troviamo nella prima parte della lettera ai Romani, quella che gli studiosi definiscono "dogmatica" (capp. 1-11) poiché Paolo vi spiega alcuni elementi della fede cristiana che ritiene possano essere utili ai suoi interlocutori. La lettera ai Romani non è causata da problemi particolari come invece la prima lettera ai Corinti. Con tutta probabilità si tratta piuttosto di un piccolo trattato sulla fede cristiana che Paolo scrisse per presentare se stesso alla comunità di Roma, in vista di un suo viaggio missionario anche in quella città.
Nei capitoli 1-4 Paolo aveva parlato della giustificazione dei peccatori. A partire da questo capitolo 5, fino al cap. 11 fa un passo avanti: Dio salva i giustificati. Il discorso qui si fa più personale, il soggetto diventa noi che siamo stati giustificati. In effetti il campo si restringe e Paolo può parlare anche della propria esperienza attuale.
Questo brano è stato scelto per la solennità di oggi poiché vi è descritta la vita del cristiano in una prospettiva trinitaria.

Lectio
1Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo.
Nei capitoli precedenti Paolo aveva spiegato che la fede rende giusti. Se nell'Antico Testamento la giustizia derivava dall'osservanza della Legge e dalla realizzazione delle opere da essa richieste, ora la vera giustizia dipende dalla fede. Giusto è colui che si affida al Signore. Chi è giustificato è posto in un giusto rapporto di alleanza con Dio.
La prima conseguenza per chi è stato giustificato è vivere in pace. Ciò non significa tranquillità e serenità d'animo, bensì un rapporto positivo con Dio, fonte di salvezza, uno stato di riconciliazione. E' una situazione di grazia che abbiamo ottenuto grazie all'intervento di Cristo.

2Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La pace è dunque uno stato di grazia a cui si può accedere mediante la fede. La seconda caratteristica della vita del giustificato è la speranza, cioè l'apertura a un futuro esaltante di persone trasfigurate dalla gloriosa azione divina. E' solo un piccolo accenno che verrà sviluppato nei capitoli seguenti.

3E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, 4la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
Paolo non è un illuso, sa bene che anche a Roma i cristiani vivevano pesanti persecuzioni. Ecco perché ci tiene a precisare che non si tratta di una situazione idilliaca priva di contrasti. Però il credente se si vanta della speranza che lo attende, può vantarsi anche nelle tribolazioni. Il termine tribolazioni (thlipsis) ha connotazione apocalittica: indica le difficoltà cui i fedeli sono esposti nell'attuale passaggio dal vecchio al nuovo mondo. Il credente quindi affronta queste difficoltà sorretto dalla fede. Le difficoltà che il credente sopporta rafforzano in lui la pazienza, cioè la capacità di sopportare la fatica e di attraversarla con forza. La pazienza porta alla virtù provata. Il termine dokime indica qualcosa/qualcuno che ha superato la prova ed è stato trovato degno di fiducia. Viene tradotto con virtù provata, ma può essere inteso anche come fedeltà provata. Chi è stato degno di superare la difficoltà accede dunque alla speranza.

5La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Paolo non vuole illudere i suoi interlocutori. Il credente non lotta contro i mulini a vento. Non compie una battaglia inutile, perché la speranza non delude. La sicurezza viene dall'amore di Dio che ha invaso l'intimo del credente. Non si tratta di una pia illusione, è lo Spirito che è stato dato al credente. Egli può fare affidamento su questa forza creativa che gli è stata data come caparra e pegno.

Meditiamo
- Qual è il mio rapporto con Dio? Mi sento giustificato dalla fede in Lui?
- Ci sono delle tribolazioni che sto sopportando per la mia fede?
- Ho mai sperimentato la fedeltà provata che viene dal sopportare e superare le prove?

 

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