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TESTO Commento su Ap 21,10-14.22-23

Monastero Domenicano Matris Domini  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (17/04/2016)

Brano biblico: Ap 21,10-14.22-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Collocazione del brano

L'ultimo brano dell'Apocalisse che leggiamo ci descrive in modo particolareggiato la Città Santa. Giovanni nei versetti precedenti aveva sentito proclamare il suo nome: la fidanzata e la sposa dell'Agnello. In questi versetti la vede discendere dal cielo. La fidanzata è la Chiesa, il nuovo popolo di Dio che nel corso della storia riunisce sulla terra tutti i popoli. Durante l'Apocalisse si è vista perseguitata, ora è bella, rivestita di pietre preziose e si presenta come la città ideale, luogo di incontro continuo con il Signore.

Lectio
10L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.
Giovanni viene portato su un monte alto. Il monte è da sempre il luogo di maggiore vicinanza a Dio. Da Dio scende la città. La città è l'espressione visibile del popolo che vi abita, significa abitazione e popolazione. Le città della terra sono sempre imperfette, manca sempre qualcosa. La città di Dio dell'Apocalisse è perfetta, è il luogo dove dimora il popolo di Dio nella sua pienezza. E' addirittura l'espressione corporea del suo stato glorificato. Rispecchia il suo ordine interno, la sua ricchezza, la sua gloria, la sua felicità, la sua relazione con Dio e la sua inesprimibile unione con Cristo. Il modello della città di Dio è Gerusalemme, la città della pace, il centro della storia della salvezza dell'Antico Testamento. Sulla terra ha trovato compimento nella Chiesa, in cui Cristo continua a vivere e ad agire.

11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
La città è splendente come una gemma preziosa, ma la pietra se non viene illuminata non può mostrare il suo splendore. Il diaspro di per sé è una pietra opaca, probabilmente l'autore aveva in mente un altro tipo di pietra.

12È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. 13A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Giovanni ci indica ora la struttura della città santa. Le mura delimitano lo spazio in cui abitano al sicuro gli uomini trasfigurati. Le porte indicano il movimento di entrata e uscita. Gli angeli erano stati messi a guardia del paradiso perduto, ora stanno alle porte come guardia d'onore di Dio. Le dodici tribù di Israele furono i primi gruppi umani ad essere chiamati a entrare nella città santa. Ecco perché i loro nomi sono scritti sulle porte. Poi l'annuncio fu rivolto a tutti i popoli. Tutti i popoli parteciperanno alla gloria della città santa. Già il profeta Ezechiele aveva descritto il piano architettonico della città santa. Qui viene completato. Il numero 12 che si ripete significa la misura piena raggiunta dal mondo chiamato alla salvezza.

14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
Questa città celeste è la Chiesa glorificata, infatti poggia su dodici basamenti con scritto i nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Tutti i cittadini della città celeste partecipano alle prerogative degli Apostoli e alla loro predicazione. Nei versetti che seguono sono indicate le misure della città, in cui prevale ancora il numero dodici, e le pietre preziose in cui sono realizzati i dodici basamenti.

22In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.
La particolarità di questa città è il fatto che non vi è alcun tempio. Ormai la presenza del Signore è ovunque e non c'è più bisogno di cercare di incontrare il Signore in un luogo definito. Non vi è nemmeno un tempo particolare in cui si può trovare il Signore. I beati non sono più legati alle ore di lavoro e di riposo, loro unica occupazione è l'adorazione del Signore.

23La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello.
L'ordine delle cose è completamente cambiato, non vi è più giorno e notte, il sole e la luna non hanno più motivo di esistere. Tutto viene illuminato dallo splendore che viene da Dio. L'Agnello, cioè Cristo, è la sua lampada. E' attraverso di Lui che si può godere della gloria di Dio.

Meditatio
- Ho mai pensato a come potrebbe essere il Paradiso? Come l'ho immaginato?
- Cosa significa per la mia fede la città di Gerusalemme?
- Dove cerco la presenza del Signore?

 

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