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TESTO Commento su At 2,1-11; Gv 14,15-16.23-26

Carla Sprinzeles  

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (15/05/2016)

Vangelo: Gv 14,15-16.23-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Conosciamo l'origine della festa di Pentecoste?
Era una festa ebraica che inizialmente rappresentava l'offerta delle primizie agricole, in segno di riconoscenza al Signore per la novità del ciclo della vita.
Invece la Pasqua era una festa pastorizia in cui si immolavano gli agnelli.
Poi queste due feste erano diventate per gli ebrei due feste storiche: la Pasqua ricordava l'esodo, l'uscita dall'Egitto, il cammino di liberazione verso la terra promessa, la terra della libertà, mentre la Pentecoste era la celebrazione del grande dono della legge, che gli ebrei consideravano esclusivo.
Per noi la Pentecoste ricorda un'esperienza che non si è concentrata nel 50° giorno dopo Pasqua, ma è distribuita lungo tutto il cammino dalla Pasqua in avanti. Difatti nell'apparizione di Gesù la sera di Pasqua si dice: "Soffiò su di loro" ossia comunicò loro quella forza di vita rappresentata dal respiro, che era considerato come il sangue il luogo dove l'azione di Dio si esprime come principio di vita. Infatti non possiamo trattenere il respiro se non per poco tempo, perché abbiamo bisogno di respirare, di accogliere continuamente il dono di vita.
Gesù ha comunicato la Parola di Dio lungo la sua vita, attraverso i gesti, attraverso i discorsi, ma poi ha comunicato lo Spirito di Dio.
Gesù è lo spazio storico dove la Parola e lo Spirito di Dio sono comunicati.

ATTI 2, 1-11
Il racconto degli Atti che leggiamo nella prima lettura non è da interpretare come un evento che ha riguardato contemporaneamente tutte le persone: è un racconto di tipo simbolico, che utilizza appunto anche dei simboli molto chiari, del fuoco che illumina e riscalda, della voce, del vento che indica la potenza.
Col termine "Spirito" noi indichiamo, in rapporto all'azione di Dio, quell'aspetto che introduce novità. Mentre col termine "Parola" indichiamo l'azione di Dio che ci perviene dal passato, che è diventata evento, che è diventata racconto.
E' significativo che nel racconto della Pentecoste il primo effetto del dono di Gesù dello Spirito è stata la comprensione delle lingue: tutti riuscivano a capirsi. Era un simbolo, evidentemente, perché poi i linguaggi restano ugualmente ragione di divisione, però è un simbolo molto chiaro che chi si lascia guidare dallo Spirito giunge a superare la divisione delle culture, la divisione delle lingue, oggi possiamo dire la divisione delle religioni, la diversità.
Per questo motivo quella di oggi è una liturgia particolarmente significativa per il cammino che l'umanità sta compiendo, perché tutti sono d'accordo su questo punto: che la continuazione della storia umana è possibile solo se ci saranno persone, gruppi, popoli che riusciranno a capirsi, oltre la diversità delle culture, delle religioni, delle lingue.
La difficoltà del dialogo comincia già dall'incomprensione delle parole tra di noi, nella famiglia, nell'incontro di amicizia: quante incomprensioni nascono dall'insufficienza dei simboli che utilizziamo, è urgente andare al di là dell'ambiguità e delle incomprensioni delle nostre parole.
E' un lavoro che dobbiamo fare con consapevolezza.

GIOVANNI 14, 15-26
Dopo l'Ascensione gli Apostoli si nascondono e pregano.
Cercano di stringersi a vicenda per provare meno paura, in attesa dell'altro Consolatore promesso da Gesù, se conserveranno la sua Parola: "Se uno mi ama, osserverà la mia Parola e noi verremo a lui." Il verbo greco usato in questo vangelo non significa propriamente "osservare" una legge, quanto piuttosto "far tesoro di un consiglio", farlo diventare vita.
Gesù è risalito "verso il Padre suo e Padre nostro", perché ormai la sua Parola è seminata in noi, e ci ri-crea, come il Verbo aveva creato tutto all'inizio del mondo.
Se la conserviamo - osserviamo, essa plasma la nostra mentalità e viviamo secondo la logica divina.
L'uomo aveva sacralizzato Dio: Gesù sacralizza l'uomo.
Il vero santuario dal quale si irradia Dio non è più una costruzione, come dice il Vangelo, fatta da mani d'uomo, ma è la comunità dei credenti, è l'individuo stesso.
Gesù dice: "Il Padre mio e io verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui."
Il Dio di Gesù non è un Dio al di fuori dell'uomo, un Dio intimo, interiore all'uomo, che gli comunica le sue stesse energie e capacità d'amore, quelle che vengono chiamate lo "Spirito Santo". Gesù con questa espressione afferma che non esistono ambienti sacri al di fuori dell'uomo. L'unica esperienza del sacro è all'interno dell'uomo e della comunità.
Siamo amati così come siamo e comunichiamo amore verso gli altri nello stesso modo.
Occorre non porre "resistenza".
Oggi ci è dato il lo Spirito, il soffio vitale che ha animato Cristo durante la sua vita terrena.
Allo stesso modo all'aurora dell'umanità, Dio aveva soffiato il suo alito nelle narici del primo uomo, per regalargli la propria vita.
La Pentecoste mette il sigillo della nuova creazione: gli uomini sono ri-creati come altri Cristi, guidati dal Maestro interiore - come Gesù stesso lo è stato - nella legge della libertà.
"Il Consolatore ci insegna ogni cosa, ci ricorda tutto ciò che egli ha insegnato" rende viva ed efficace la sua Parola.
"Se uno mi ama" la Parola in lui diventa vita.
Padre, Figlio e Spirito dimorano in colui che si lascia abitare, invadere, trasfigurare dall'amore.
Chi si lascia condurre a questa intensità di vita, genera frutti mai visti: la novità irrompe, l'apertura all'altro avviene insieme alla capacità di capire la sua lingua, ossia il suo modo di pensare, avviene insieme alla possibilità di entrare in relazione con tutti nell'amore.
Lo Spirito ci spinge fuori dai nostri piccoli cenacoli recintati, dalle false sicurezze dei gruppi: tutti i popoli sono scelti come figli di Dio.
La Pentecoste è l'antitesi delle sette, delle rigidità impaurite di fronte al nuovo.
La Pentecoste è la festa di un'umanità che impara a benedire la differenza, a dialogare e a diventare una cosa sola nella diversità.
L'infinita varietà degli uomini ricompone l'immagine del Dio infinito.

Dalla prima Pentecoste cristiana, avvenuta circa l'anno 30, sono passati molti secoli, ma l'avventura ancora continua e forse le novità più grandi devono ancora avvenire.
Non ci resta che accogliere l'amore incondizionato e trasmetterlo a chi ci è a fianco.

 

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