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TESTO Commento su Giovanni 14,23-29

Omelie.org - autori vari  

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (01/05/2016)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di don Marco Simeone

Questa è l'ultima domenica "normale" del tempo di Pasqua, domenica prossima sarà l'ascensione e poi Pentecoste che in qualche modo conclude un percorso. I vangeli delle domeniche del tempo di Pasqua ci hanno aiutato a capire cosa è la Pasqua, e la resurrezione, e quello che questo comporta nella vita di ogni giorno, perché se crediamo veramente allora la nostra vita qui e ora è già un pochino risorta...

In questa domenica il vangelo è sempre tratto dai discorsi dell'ultima cena di Giovanni, ed è la preparazione e un saluto, perché ormai si sta realizzando un distacco: perché poco dopo sarebbero usciti per andare nell'orto degli ulivi! Per noi invece domenica prossima sarà l'ascensione, cioè Gesù ci saluta e ci dice che ora tocca a noi.

Immediatamente prima c'erano state tre domande: la prima è di Tommaso "noi non sappiamo dove vai e quindi non conosciamo la via" e Gesù gli spiega che va dal Padre e che Gesù stesso è la via. Poi Filippo gli chiede "mostraci il Padre" e Gesù gli ricorda che chi vede Lui vede il Padre, quindi la domanda che è la base del brano di oggi: "perché ti sei manifestato solo a noi?

E il mondo?" Questa è la domanda a cui Gesù risponde in un modo che personalmente ci ho messo tanto tempo a capire, perché sinceramente mi sembrava fuori tema.

Ad una domanda bella come quella di s. Giuda Taddeo (non l'altro che ovviamente non è santo), bella perché sembra che abbia compreso tutto, che addirittura si fa carico di tutti quelli che ancora non hanno incontrato Gesù, non hanno cominciato ad intravedere il Padre, che sono ancora dispersi come "pecore senza pastore", a tutto questo Gesù risponde con: se voi mi amerete osserverete la mia Parola e io e il Padre verremo da voi.

Sembra che non c'entri nulla ed a prima vista sembra proprio così!

I discorsi di Gesù non sono mai scontati o banali, le domande che noi Gli facciamo vogliono trovare risposte chiare e distinte, incasellare tutto, essere preparati a tutto; in tutto il vangelo Gesù ha cercato di mettere in movimento gli interlocutori, di farli iniziare a ragionare, questo è il perché, ad esempio, ha usato delle parabole e non ha fatto una lezione di teologia.

Taddeo gli dice "ti sei manifestato a noi" come un fatto acclarato, mentre Gesù comincia con le condizioni per accogliere: se uno mi ama. Ma per amare abbiamo prima bisogno di conoscere, altrimenti non può dirsi amore; allora è come se Gesù dicesse: voi mi amate perché vi siete lasciati incontrare da me e vi siete lasciati guidare, questo ha smosso i vostri cuori, che si sono scoperti capaci di amare e questo amore vi ha resi disponibili non solo ad un incontro ma addirittura ad ospitare nel vostro cuore Il Padre e me.
È grosso come discorso!

Forse l'apostolo si aspettava solo una risposta di strategia di marketing (prima a voi, nel mese prossimo Galilea e Samaria, tra un anno la Grecia...) o morale (perché voi siete bravi e ve lo meritate), niente di tutto questo.

Gesù dice "se uno..." cioè: chiunque che mi ami manifesta il suo amore per me accogliendo e osservando la mia parola, perché ha capito che quella è la porta per conoscere me (e quindi uscire dalle idee, dai luoghi comuni che non portano a niente - se Dio è onnipotente, se Dio è onnisciente...), ed entrare in comunione con me attraverso quello che ho fatto e detto, cioè l'incarnazione (sono sceso dal cielo per salvarvi, un attimo prima c'era stata la lavanda dei piedi) e l'insegnamento sul Padre e sul suo amore, manifestandolo nella propria vita (allora si capiscono i miracoli non più come segno di potenza ma come gesti che manifestano la vicinanza e l'amore efficace del Padre). E chi accoglie la Parola apre il cuore, il desiderio di Dio di fare comunione con noi, sì perché è Dio il primo a desiderare che questo incontro si realizzi: la cosa strana è che noi desideriamo incontrare Dio, un po' perché gli vogliamo bene e molto perché ci risolverebbe la vita, Lui solo perché vuole il nostro bene. Questo è amare.

Mentre Taddeo si chiede, un po' come un'intuizione, perché "a loro no" Gesù prima li fa riflettere: ma voi mi amate? Se sì, allora osservate la mia parola? Cioè avete aperto il cuore a ricevere tutto l'amore che vi sto per dare (poco dopo ci sarebbero state croce e resurrezione).
Allora sarete veramente in comunione con me e col Padre.

In fondo cosa è la manifestazione di Dio: un teorema, un'idea, una filosofia? Dio è un padre che costruisce una storia di amore e di salvezza con me, per il mio bene, non per il suo!

Allora Gesù gli risponde che incontrare Dio non è semplicemente una formula è una relazione che trasforma la vita, ma che è il biglietto da visita di Dio per incontrare gli altri.

Chi vede voi vede me, questa è la dignità del cristiano: Gesù si è così compromesso con noi che ci manda nel mondo come suoi annunciatori, partendo dai prodigi che ha fatto nella nostra vita (vedi i discorsi sull'annuncio ai pagani della prima lettura e come un segno di quella Gerusalemme celeste della seconda). È come se Gesù rigirasse la domanda e chiedesse ad ognuno di noi: ma noi ci siamo incontrati veramente? Nel tuo cuore ci abita, stabilmente, non di passaggio nei momenti di euforia, il Padre in persona? Qualcuno all'esterno te sarebbe in grado di rilevare questa presenza? Perché questo è credere, questo è essere cristiani, discepoli, figli di Dio, tutti sinonimi di questa verità.

Allora un cristiano lo riconosci da come soffre, perché ha capito la croce.

Lo riconosci da come ama, perché dà tutta la sua vita senza farsi sconti.

Da come sta nel mondo, perché la sua presenza è annuncio della volontà d'amore e di salvezza del Padre.

Da come si fa carico del male del mondo, perché lo porta a Cristo che lo redime.

Questo è un processo che si sviluppa in noi, alla velocità che il Signore sa essere quella giusta, che noi possiamo agevolare o contrastare semplicemente accogliendo o chiudendoci in noi stessi.

Se uno mi ama... la porta è quella! Se amo accolgo la parola, cioè prego, leggo la bibbia, desidero capire Dio e non lotto per far fare a Dio quello che voglio io...

Signore dammi un cuore nuovo, perché il mio sta ancora a "carissimo amico"...

Non temere, lo Spirito Santo ti guiderà, ti insegnerà ad amare e quindi capirai e quindi avrai la pace, quella vera, quella di stare col Padre.
Ti interessa?
La strada te l'ho insegnata...

 

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