TESTO Beati i poveri in spirito
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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/01/2005)
Vangelo: Mt 5,1-12a

In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Che la povertà evangelica sia sorgente di felicità, potrà sembrare una illusione da esaltati o da sprovveduti. Ciononostante Cristo ha ragione, e non possiamo dubitarne. Sforziamoci di comprenderlo, alla luce della fede.
- Prima di tutto, in che consiste la povertà evangelica? Che significa essere poveri?
Essere poveri significa valutare onestamente la profondità della nostra miseria, del nostro niente; significa riconoscere che solo da Dio riceviamo tutto: "Che cos'hai tu che non abbia ricevuto?".
Essere poveri significa accettare questa dipendenza con semplicità, senza vergogna, senza mai pretendere di fare da soli, prescindendo da Dio, nel condurre la propria esistenza.
- Questa povertà evangelica è sorgente di felicità. Essa ci apre a Dio e apre il cuore di Dio. Chi ha misurato la sua miseria non può che ricorrere a Dio e mettere in lui ogni sua speranza. E Dio è amore: come potrebbe restare sordo alle grida di chi lo implora?
La povertà rende sensibili alla miseria e ai bisogni degli altri. I più grandi benefattori dell'umanità sono sempre stati coloro che, come san Francesco e Madre Teresa, hanno sposato madonna povertà, per amore di colui che da ricco che era, ha voluto nascere povero.
La povertà porta la vera felicità, quella che consiste nel rendere gli altri felici. "Essere felici - scrive Madre Teresa - vuol dire amare come Cristo ha amato, aiutare come Cristo ha aiutato, donarsi com'egli si è donato, servire com'egli ha servito... È questo il programma delle beatitudini".