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TESTO Commento su Gv 13, 34-35

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

V Domenica di Pasqua (Anno C) (24/04/2016)

Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Gv 13, 34-35

Come vivere questa Parola?
C'è un termine che ricorre per ben cinque volte nella seconda e terza lettura della Liturgia della Parola di questa V Domenica di Pasqua. Nell'Apocalisse si parla di «un cielo nuovo e una terra nuova»; della «Gerusalemme nuova»; di Dio che dice: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose»; e infine, nel Vangelo di Giovanni: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».
"Nuovo" e "novità" appartengono a un ristretto numero di parole che hanno un qualcosa di ‘magico', perché evocano sempre e soltanto significati postivi. Nuovo di zecca, nuovo fiammante, anno nuovo, giorno nuovo... Perché ci piace tanto il «nuovo»? Non tanto perché non è usato o è appena arrivato. Il motivo più profondo è che la novità, ciò che non è ancora conosciuto e sperimentato lascia spazio all'attesa, alla sorpresa, ai sogni. E la felicità deriva proprio da tutto questo. Se fossimo sicuri che l'anno nuovo ci porterà esattamente le stesse cose dell'anno vecchio, già finirebbe di piacerci!
Con queste premesse accostiamoci ora alla Parola di Gesù nel Vangelo odierno. Emerge subito una domanda: "Come mai si definisce "nuovo" un comandamento che era noto già fin dall'Antico Testamento?". Si confronti, infatti, Lv 19,18: "Amerai il tuo prossimo come stesso". La novità consiste soprattutto nella misura di amare, racchiuso in quell'avverbio: "Come". «Che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Lui per primo ci ha amato. Non esiste un'altra via che porti verso questo comandamento nuovo, non esiste altra "scuola dell'amore" se non fare esperienza dell'amore di Gesù, lasciandosi innanzitutto amare da Lui. Tocca, quindi, a noi lasciarci amare, accettare che Gesù ci ami, quasi malgrado noi stessi, chiunque noi siamo, così come siamo, peccatori come siamo, ma capaci di essere guariti dal suo amore. Si tratta di entrare in una meravigliosa catena di amore, che comincia dal Padre, passa attraverso il Figlio e lo Spirito e giunge ad avvolgere anche noi. Gesù è venuto a mostrare sulla terra questa catena di "come" e a svelare il nostro proprio posto di umile anello in questa collana che ci tiene tutti avvinti nel suo Amore. «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9).

Se l'amore potesse parlare, credo che potrebbe fare sue le parole che Dio pronuncia nella seconda lettura di oggi: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

La voce dell'apostolo dei lebbrosi del nostro tempo
"Il mondo non ha che due destini: amarsi o scomparire. Noi abbiamo scelto l'amore"
R. Follerau

Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it

 

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