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TESTO Dove la carità è vera, abita il Signore

don Walter Magni   Chiesa di Milano

V domenica T. Pasqua (Anno C) (24/04/2016)

Vangelo: Gv 13,31b-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31b-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Il vangelo di questa domenica continua sul tema dell'amore. L'amore così come Gesù ce lo comanda, così come ce l'ha dimostrato. Colpisce questa insistenza sull'amore - se ne parlava anche domenica scorsa - in un contesto propriamente pasquale. Come se proprio quell'amore che Lui ci ha insegnato non fosse per niente scontato. Chiedendo a tutti un'acquisizione particolare, frutto di un esercizio del cuore più che della sola intelligenza.

Il come di Gesù
Riascoltiamo le parole di Gesù: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". Questo come dice una meta che non è solo qualcosa da fare. Frutto del cuore di un uomo ci porta diritti al centro del cuore di Dio. Mi piace tanto il come di Gesù. Mi piace - lasciate che dica così - perché m'inchioda. Mi proibisce l'accomodamento di una misura. Come quando mi dico: ce l'ho fatta, ci sono. Quando il metro di misura è dato dall'altro, allora non riesci più a contare e il gioco entra nella logica dello sconfinamento, dello sbilanciamento. Come se ti perdessi e non trovassi più la strada per ritornare. Un come che non accetta più alcuna giustificazione, perché la posta in gioco è sempre altrove. Oltre gli alibi che potremmo accampare. "Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,48); "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso" (Lc 6,36).
Perché, vedete, qui si ricomincia da un Dio che è grande come un padre, che ti avvolge come il cielo fa con la terra. Poi te lo vedi fatto di carne accanto a te, davanti a te: ma la posta in gioco è rimasta la stessa. Lo ricordate Gesù, durante quell'ultima cena, dopo la lavanda dei piedi dei Suoi? "Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" (Gv 15,15). A partire da lui gli orizzonti sconfinati dell'amore di Dio sono diventati tangibili. La fonte stessa dell'amore alla nostra portata. Senza sconti e senza mezze misure. Mentre t'accorgi che l'amore Suo non è frutto di uno sforzo titanico, ma è come un'eccedenza che ti investe e ti abita. Una cascata d'amore che l'evangelista Giovanni aveva tradotto semplicemente così: "avendo amato i suoi, li amò sino alla fine" (Gv 13,1).

Un comandamento migliore.
Ma perché Gesù, per introdurci a un amore così grande, ha usato la parola comandamento? Anzi ci ha parlato di un comandamento nuovo: "Vi do un comandamento nuovo". Tanto che qualcuno, giustamente, potrebbe anche domandarsi: si può mai comandare l'amore? Cerchiamo di capire. Gesù non dice tanto: vi do un nuovo comandamento, cioè un comandamento che va ad aggiungersi a quelli che Mosè aveva elencato nella Legge. Stando all'evangelista Giovanni, Gesù è invece il compimento dell'alleanza antica e di quella Legge che già era fatta di comandamenti e di precetti. Tanto che, all'inizio del suo Vangelo annotava: "la legge fu data per mezzo di Mosè, (ma) la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù" (Gv 1,17). Dunque, l'invito ad amare di Gesù non va inteso come un comando che chiede un'obbedienza silenziosa e la sottomissione dell'intelligenza. Qui siamo piuttosto lanciati nell'orizzonte della grazia. Ci ritroviamo entro il cerchio inestimabile della Sua presenza. Come ci venisse data, anzitutto, la possibilità di entrare direttamente in relazione con Lui, senza più alcuna mediazione. Potendo così amare come Lui. Senza più confronti e senza misura. Se mai Gesù ha inteso usare proprio la parola comandamento è perché, con linguaggio paradossale, ci voleva dire che stava dicendo tutt'altra cosa. Aprendo un discorso diverso, nuovo, anche rispetto alle dieci parole, ai comandamenti di Mosè. Per Gesù nuovo significa una qualità migliore. Un registro diverso. Così che, scavando nel senso che forse anche Gesù voleva esprimere, potremmo tradurre: "vi do un comandamento migliore". Più bello perché è il mio stesso modo di amare. Come ama Dio.

Sbilanciarsi nell'amore, danzando.
Stupisce il come di Gesù. Affascina intuire che non è più un comandamento comandato. E adesso tocca a noi: "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri". Come Lui, così anche noi. Un così che, mentre dice un'appartenenza, subito ti responsabilizza alla grande: "così amatevi anche voi gli uni gli altri". Pochi versi di una poesia dicono che "Dio non è nella rigidità, / Dio non è nel trattenersi, / Dio non è nel chiudersi. / È nello sbilanciarsi, che è / lo sbilanciarsi dell'amore" (Angelo Casati, le paure che ci abitano). Ecco, proprio così: lo sbilanciarsi dell'amore. E mentre alle soglie dell'intelligenza si profila la domanda su come fare, come riuscire ad imitare un amore così grande, è meglio accorgersi piuttosto cosa davvero siamo diventati. Quale sbilanciamento è di fatto avvenuto in te, è avvenuto in me, dopo che L'abbiamo incontrato. Il fondamento della fede, più ancora che sapere qualcosa a riguardo di Gesù - si tratti pure di affermare che Lui è risorto, come stiamo dicendo a Pasqua - è accorgersi che anzitutto Lui occupa il mio cuore. Ed è anzitutto Lui che mi sbilancia. Fin quando la grande questione della fede s'identifica nell'avere pensieri su di Lui o che Lo riguardano, meglio accorgersi subito che questo non serve per amare come Lui. Lo sbilanciamento nell'amore, che proprio la Sua presenza comporta, non è questione che riguarda la mente, ma anzitutto Qualcuno che ti porti nel cuore. Perché avendo Lui bussato Gli abbiamo aperto e Lui, senza indugiare, è semplicemente entrato. Così la danza dell'amore è cominciata anche per te. Anche per te. Per tutti noi. Un'inarrestabile danza la danza dell'amore.

 

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