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TESTO Ogni uomo è grande agli occhi di Dio

don Maurizio Prandi

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (17/04/2016)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Sembrano davvero di una dolcezza e di una tenerezza infinite le parole di Gesù che il vangelo e la chiesa ci consegnano questa domenica. È importante però tenere presente il contesto che non è dei più idilliaci: non si parla qui del pastore che porta in braccio la pecora o se la mette attorno al collo e intorno i prati verdi con il ruscellino che scorre tranquillo.

Siamo in inverno, e Gesù ha appena donato la vista ad un uomo cieco dalla nascita, e sta cercando di far capire a chi sta intorno a lui chi sono i veri ciechi. Le parole di Gesù sono ascoltate durante una festa importante per il popolo d'Israele, la festa della Dedicazione del Tempio. Si festeggiava la riconquista del tempio da parte dei credenti, dopo che il dominatore straniero l'aveva trasformato in un luogo in cui non si celebrava più Dio, ma le gesta e le vittorie del Re. L'uomo ha voluto sostituirsi a Dio; forse anche oggi, l'uomo vuole sostituirsi a Dio senza tenere presente che, come diceva ieri una ragazza di seconda media all'incontro, che Re, è il "diminutivo" di amo-re, e non ti pote-re. I giudei chiedono a Gesù un segno che dimostri la sua messianicità, gli chiedono di dichiarare apertamente che lui è il Messia. Sempre parte del contesto è il versetto immediatamente successivo all'ultimo che abbiamo appena ascoltato: appena Gesù afferma Io e il Padre siamo una cosa sola, (a proposito, guardate che bello il disegno sul foglietto di questa domenica: Gesù e il Padre uniti in un unico abbraccio capace di avvolgere il mondo intero), Giovanni ricorda che i giudei portarono di nuovo pietre per lapidarlo. Capiamo bene allora che il vangelo di questa quarta domenica del tempo di Pasqua si svolge all'interno di una forte controversia e Gesù, nel Tempio, viene contestato, contestato da chi ritiene di essere il possessore della verità. Proprio chi aveva riportato il tempio al culto al vero Dio stava ora mettendosi al posto di Dio, forse senza accorgersene si stava sostituendo a Dio.

È importante il vangelo che abbiamo ascoltato, perché c'è una indicazione precisa per tutte quelle persone che cercano Dio. A chi cerca Dio e vuole capire qualcosa di più riguardo a Lui Gesù dice: guardate me! Guardate me perché io e il Padre siamo una cosa sola. Per forza lo contestavano uno così, uno che mangia con i peccatori, che difende la libertà, che rivendica i diritti dei poveri, che mette in crisi la leadership dell'autorità religiosa, che ti invita a mettere Dio al centro della tua vita e dopo averlo messo al centro addirittura ti invita a seguirlo, uno così non va bene! Non va bene perché le persone, dovevano seguire loro: i capi, i religiosi, gli scribi! E Gesù invece... a dirottare su Dio!

Voce di Dio non è il sinedrio, voce di Dio non sono gli scribi, voce di Dio non sono i sacerdoti o i leviti: voce di Dio è Gesù e soltanto Gesù! Che bello dai, se pur nella sua brevità il vangelo di oggi ci dice alcune cose davvero importanti:
- ci dice innanzitutto chi è Dio. Dio è Qualcuno che mi conosce e non mi giudica o condanna anzi, mi custodisce e mi invita ad abitare il luogo più sicuro che ci sia: nessuno le strapperà dalla mia mano. Il nostro luogo sicuro sono le mani di Dio, proprio come leggiamo nel libro della Sapienza che afferma, di fronte alle domande che gli uomini hanno sulla vita eterna le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Le mani di Gesù, una custodia eterna per noi. Il nostro destino è stare lì, essere custoditi lì, in quelle mani ferite, in quelle mani che hanno servito, che hanno spezzato pani, che hanno lavato piedi, che hanno guarito, che hanno accompagnato, insomma: mani che hanno amato e per questo mani che sono incapaci di respingere. Certo, lì siamo al sicuro! Che bello proprio in questo senso il percorso fatto ieri dalle ragazze e ragazzi che tra poco più di un mese riceveranno la Cresima: il dono della fortezza è per poter essere NON forti fisicamente, ma moralmente, per poter un luogo sicuro per i nostri cari ed amici, per essere coraggiosi, costanti e tenaci. Che bello quando gli sposi, per dirsi il loro amore si danno la mano prima di dirsi ti amo e ti amerò, ti onoro e ti onorerò, che bello essere l'uno per l'altra quella mano di Dio dalla quale nessuno ti può strappare o portar via!
- Ma poi ci dice anche chi è il cristiano. Il cristiano è qualcuno! Intanto non è una pecora; so che la traduzione del testo non aiuta, ma sempre più spesso oggi il cristiano viene bollato, etichettato come una pecora, segue! Come una pecora, obbedisce! Come una pecora va in gruppo formando un gregge manipolabile! E invece è tutto il contrario. Parlavo in questi giorni con un mio amico che è venuto per chiedere un consiglio. Frequenta un centro studi orientali qui vicino e si sente attratto da tutto ciò che è esotico e riguarda la religione: spiritualità orientale, new age, qualche santone indiano che opera nel basso Piemonte. Sai, non è male, ti astrai un po' dalla realtà, non pensi ai problemi. Meno male che Gesù invece ci invita a qualcosa di completamente diverso e distante: il cristiano è qualcuno! E proprio perché è qualcuno, è capace di ascoltare e di seguire, affrontare e non astrarsi. Ognuno di noi è qualcuno, qualcuno che avrà sempre una sua individualità, una sua singolarità, un nome, una unicità, tanto che c'è una voce che ti raggiunge e ti chiede di entrare in relazione.

Stavo pensando alla fatica che facciamo oggi, come chiesa, ad avvicinare a Dio le persone. Lo pensavo in relazione alla convinzione che tanti hanno ad esempio, che il vangelo è una roba vecchia (lo dicevamo ad un bell'incontro in seminario con gli educatori dei gruppi giovani della Diocesi), noiosa e non riusciamo a trasmettere quella carica rivoluzionaria che invece contiene. Pensavo a come faceva Gesù, che appunto diceva: vuoi conoscere Dio? Guarda me, ascolta me, imitami. Gesù non è venuto a farci un bel discorsino su Dio, ma a parlare di Lui così come lo ha conosciuto, certo una conoscenza unica, particolare, insuperabile. Allora mi domando: ma io conosco Dio? e quando parlo di lui, chi mi ascolta, chi mi incontra, ha la percezione di stare con qualcuno che non fa discorsi ma che desidera trasmettere un'esperienza?
Forse è che ancora, nonostante tutto, guardo troppo dall'alto gli altri; forse considero gli altri non un dono grandissimo, immenso che Dio mi fa ma tutto il contrario: sono io un dono per gli altri che devono imparare, ascoltare. E invece il Vangelo, mi invita a percorrere una strada totalmente nuova. Leggevo, in un bel commento al versetto 20 (il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti) di questo brano di vangelo che la traduzione può anche essere letta così: il Padre mio, ciò che mi ha dato, è più grande di tutto, mettendo così in rilievo la grandezza, agli occhi di Dio, di ogni uomo. E' molto forte quello che dice Gesù parlando prima del suo rapporto particolare con le pecore e poi del valore enorme che ognuna di queste ha agli occhi di Dio. E' come se mi dicesse che devo rispettare, che non posso giudicare, che non posso nemmeno sognarmi di dire qualcosa, perché la relazione di un fratello con Dio è uno spazio sacro nel quale non posso entrare per giudicare.

 

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