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TESTO Commento su Giovanni 15,9-17

don Michele Cerutti

IV domenica T. Pasqua (Anno C) (17/04/2016)

Vangelo: Gv 15,9-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Paolo annuncia il Vangelo tra le catene. Vuol dire anche in mezzo alle prove della vita il battezzato è chiamato ad annunciare Gesù e la sua novella. Penso a don Melloni sacerdote che l'anno scorso a Barletta pochi mesi prima della sua morte è stato ordinato. Devastato da un male che lo stava letteralmente consumando ha cercato di trasmettere in quei pochi mesi la gioia dell'annuncio. Penso a Daniela Zanetta, giovane focolarina del novarese che pur affetta da una malattia rara difendeva la vita e non si vergognava del Vangelo. Quanti esempi di persone che dovrebbero "avercela con il Signore" invece in mezzo alle catene della malattia ci offrono dei grandi esempi di amore per il Vangelo. Niente può bloccare la missione che siamo chiamati a vivere sull'esempio di Paolo che intende con determinazione compiere il disegno che lo Spirito Santo ha tracciato su di lui. Paolo ci esorta ancora a una volta a vincere la nostra fede tiepida senza grandi slanci. Una fede fatta da timidezze e di piccoli segnali poca passione che pensa di limitarsi alla messa domenicale e a qualche preghiera mattina e sera, ma che poco pervade la nostra vita.
Questa è la domenica in cui siamo invitati a pregare per le vocazioni.
Il panorama che stiamo vivendo è inutile dircelo non è roseo. In crisi è la vocazione familiare per la difficoltà di lanciarsi in scelte definitive che risente del clima di fede tipico della nostra società. Poche nascite portano inevitabilmente a un contrarsi negli anni di uomini e donne che si consacrano al Signore. Un egoismo nel donare i figli alla Chiesa è una causa della contrazioni di ordinazioni sacerdotali e professioni alla vita religiosa.
Tutti pensiamo all'importanza delle vocazioni di speciale consacrazione, ma preghiamo perché questa riguardi non i propri figli. Pregare perché il Signore non manchi di mandare operai alla vigna, ma nello stesso tempo domandarsi seriamente come comunità e come singoli cristiani su come sopperire a questa contrazione di persone che si donano totalmente al Signore e occorre cercare di farsi coinvolgere attivamente su questo problema. Il Papa nella lettera per la Giornata mondiale per le vocazioni è chiaro. Fin dal sorgere di una vocazione è necessario un adeguato "senso" della Chiesa. Nessuno è chiamato esclusivamente per una determinata regione, né per un gruppo o movimento ecclesiale, ma per la Chiesa e per il mondo. «Un chiaro segno dell'autenticità di un carisma è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti» (ibid.,130). Rispondendo alla chiamata di Dio, il giovane vede espandersi il proprio orizzonte ecclesiale, può considerare i molteplici carismi e compiere così un discernimento più obiettivo. La comunità diventa, in questo modo, la casa e la famiglia dove nasce la vocazione. Il candidato contempla grato questa mediazione comunitaria come elemento irrinunciabile per il suo futuro. Impara a conoscere e amare fratelli e sorelle che percorrono cammini diversi dal suo; e questi vincoli rafforzano in tutti la comunione.
Bisogna vincere le paure perché è Gesù stesso ci dice nel brano appena letto di una intimità che Lui stesso va cercando. Non ci chiama servi, ma amici. Non siamo chiamati ad annunciare un Dio lontano, ma un Dio vicino nella nostra vita. Un Dio che si rende presente nei fratelli.
La vocazione cresce all'interno di quella dimensione comunitaria che è la Chiesa. Il Papa lo afferma chiaramente. Durante il processo di formazione, i candidati alle diverse vocazioni hanno bisogno di conoscere sempre meglio la comunità ecclesiale, superando la visione limitata che tutti abbiamo all'inizio. A tale scopo è opportuno fare qualche esperienza apostolica insieme ad altri membri della comunità, per esempio: accanto ad un buon catechista comunicare il messaggio cristiano; sperimentare l'evangelizzazione delle periferie insieme ad una comunità religiosa; scoprire il tesoro della contemplazione condividendo la vita di clausura; conoscere meglio la missione ad gentes a contatto con i missionari; e con i preti Diocesani approfondire l'esperienza della pastorale nella parrocchia e nella Diocesi. Per quelli che sono già in formazione, la comunità ecclesiale rimane sempre l'ambito educativo fondamentale, verso cui si sente gratitudine.
Mentre preghiamo per le vocazioni sosteniamo anche i sacerdoti. Il Papa nella sua lettera afferma che dopo l'impegno definitivo, il cammino vocazionale nella Chiesa non finisce, ma continua nella disponibilità al servizio, nella perseveranza, nella formazione permanente. Chi ha consacrato la propria vita al Signore è disposto a servire la Chiesa dove essa ne abbia bisogno. La missione di Paolo e Barnaba è un esempio di questa disponibilità ecclesiale. Inviati in missione dallo Spirito Santo e dalla comunità di Antiochia (cfr At 13,1-4), ritornarono alla stessa comunità e raccontarono quello che il Signore aveva fatto per mezzo loro (cfr At 14,27). I missionari sono accompagnati e sostenuti dalla comunità cristiana, che rimane un riferimento vitale, come la patria visibile che offre sicurezza a quelli che compiono il pellegrinaggio verso la vita eterna.
Facciamo nostra la preghiera che il Papa ci propone per questa giornata:
Padre di misericordia, che hai donato il tuo Figlio per la nostra salvezza e sempre ci sostieni con i doni del tuo Spirito, concedici comunità cristiane vive, ferventi e gioiose, che siano fonti di vita fraterna e suscitino fra i giovani il desiderio di consacrarsi a Te e all'evangelizzazione. Sostienile nel loro impegno di proporre una adeguata catechesi vocazionale e cammini di speciale consacrazione. Dona sapienza per il necessario discernimento vocazionale, così che in tutto risplenda la grandezza del tuo amore misericordioso. Maria, Madre ed educatrice di Gesù, interceda per ogni comunità cristiana, affinché, resa feconda dallo Spirito Santo, sia fonte di genuine vocazioni al servizio del popolo santo di Dio.

 

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