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TESTO Commento su At 11, 22-24

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della IV settimana di Pasqua (19/04/2016)

Brano biblico: At 11,19-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Mandarono Bàrnaba ad Antiòchia. Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede.»
At 11, 22-24

Come vivere questa Parola?
La prima comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme non sa come valutare il fatto che altrove, anche abbastanza lontano, ad Antiochia, per esempio, siano nate comunità che si ispirano a lei ma che vivono di vita propria. Tutto ciò è frutto delle persecuzioni. Pochissimi resistono a Gerusalemme, molti sono dovuti scappare e ora stanno in paesi che non sono la terra promessa! Si riproduce quello che successe dopo Davide. Un regno del nord, uno del sud. Uno reputato più fedele, uno meno. Uno vicino a Sion, uno purtroppo più lontano e più a rischio di eresia. La tentazione di sentirsi la porzione eletta, i migliori, i depositari dell'autenticità dell'esperienza è forte allora come ora. Il purismo, l'attaccamento ad un'unica forma si era già dimostrato mortifero. Solo la deportazione a Babilonia aveva permesso di capire che i criteri per valutare autentica un'esperienza di Dio erano altri. Ora come fare?

Barnaba è un discepolo affidabile. Un uomo conosciuto dalla nascente chiesa di Gerusalemme come saggio, equilibrato; straniero di Cipro è capace di capire mondi altri, ma si è dimostrato fedele alla primissima comunità cristiana, tanto da aver venduto i suoi beni per essa. Viene mandato lui a visitare la comunità di Antiochia. Quei giudei già lì residenti e quelli nuovi arrivati con le persecuzioni dopo la morte di Gesù cosa stanno facendo?
L'esperienza e la valutazione di Barnaba sono estremamente positive. La grazia di Dio lì sta lavorando e chiede fedeltà, fedeltà allo Spirito che anche ad Antiochia sta portando vita nuova.

Signore, quanta onestà ci vuole per riconoscere il bene, quello che non facciamo noi, ma che nasce oltre noi. Essere fedeli a volte implica rompere con le regole sinora considerate come le uniche giuste e riconoscerne altre che la tua grazia, il tuo Spirito suscita, ispira e sostiene. Con umiltà ti consegniamo le nostre rigidità, il nostro attaccamento ad una verità che non viene da te.

La voce di un teologo
Gli autentici amici di Dio godono della liberalità dello Spirito e riconoscono le sue manifestazioni, dovunque avvengano: riconoscono il bene dovunque venga fatto, e ne godono.
Bruno Maggioni

Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it

 

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