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TESTO Credere in ciò che si VUOL credere

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (06/03/2005)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

E' risaputo che molta gente manca di fede e si ostina a non riporre fiducia e speranza in Dio per il semplice fatto che da Questi non ottiene una manifestazione straordinaria, vale a dire un miracolo, un'apparizione o un evento soprannaturale qualsivoglia. In casi come questi si è disposti a credere solo in conseguenza di un avvenimento sconvolgente, e questo molte volte si deve ad una formazione catechetica insufficiente o ad una mera impostazione del divino alla stregua di pura idolatria o di religiosità convenzionale; ciò nondimeno tale fenomeno lo si riscontra nella nostra pastorale come ordinario e, in determinati casi, anche comprensibile.

Tuttavia, per quanto possa sembrarci inverosimile, le cause della carenza di fede in Dio possono essere addirittura di natura opposta a quella appena descritta: non è raro infatti che vi siano delle persone che si ostinano a non credere NONOSTANTE IL MIRACOLO. Il che avviene esclusivamente quando ci si è fissati su una determinata convinzione ( religiosa, politica o di altra matrice) e la si è abbracciata a tal punto che da essa nulla ci potrà mai scrollare, neppure l'evidenza della sua erroneità e della sua infondatezza, non importa se questa avviene attraverso la realizzazione di un miracolo o di un evento soprannaturale.

Non a caso vi è una parabola nei Vangeli nella quale si afferma: "Se non credono nella Legge e nei Profeti, neppure se uno risuscitasse dai morti crederebbero." Sono casi, questi, nei quali ci si ostina a credere in quello che si VUOL CREDERE e qualsiasi pretesto diviene valido per giustificare le proprie posizioni. Tale è oggigiorno il problema delle Sette o dei movimenti religiosi alternativi. Esso non trova le sue radici o le possibilità di soluzione nella teologia o nella dottrina, bensì in determinate convinzioni ormai sedimentate da tanto tempo da parte di un leader o di una struttura sovrastante che non si intende in alcun modo abbandonare e per le quali anche il bianco può diventare nero non importa quale siano le composizioni cromatiche del colore. E tuttavia credere in quello che si vuol credere a tutti i costi è in ogni caso pernicioso, giacché incute mancanza di obiettività e orienta il raziocinio su scelte erronee con disastrose conseguenze. Da qui anche il fenomeno delle crisi esistenziali.

Ecco perché la pagina del Vangelo di oggi è abbastanza attuale, nonostante la sua remota composizione: si parla infatti di farisei e dottori della Legge che si ostinano a non credere nelle affermazioni di Gesù; ma quello che suscita maggiore meraviglia è il fatto che non riconoscano il Signore neppure in conseguenza di una Sua guarigione miracolosa, semplicemente perché Egli aveva guarito di Sabato, contro le prescrizioni della Legge di Mosè. Il loro atteggiamento è di affermata ostilità sia nei confronti di Gesù stesso, sia nei confronti del miracolo medesimo, giacché, ai fini di screditare l'uno e l'altro si cimentano su continue e vane indagini ed interrogatori con la sola finalità di smentire l'attendibilità di Gesù.

Il loro intento sarà infruttuoso, visto che otterranno l'allontanamento della persona interessata e addirittura fomenteranno delle risse e delle opposte fazioni intorno a Gesù: chi lo accoglierà contro chi lo disprezzerà; tuttavia non si rendono conto che essi sono nell'errore perfino in relazione alla loro stessa credenza religiosa giudaica, la quale riconosceva solo Dio come unico agente di miracoli e di guarigioni, e in virtù della quale avrebbero dovuto riconoscere Gesù almeno come uomo scaturente da Dio.

Quello che costituisce tuttavia l'elemento base dell'intera vicenda non è il miracolo in se stesso, ma il fatto che Gesù si propone ancora una volta come "Via, verità e vita", dando a tutti l'opportunità di riconoscerlo in quanto tale; Egli si manifesta in modo convincente in tutte le circostanze della vita, aprendoci gli occhi per una comprensione da parte nostra del suo Mistero; anche nella prospettiva del nostro peccato e della presunta nostra indegnità, Cristo interviene come agente di riconciliazione nonché nostro amico e salvatore: la prima Lettura, che parla dell'elezione a re di Davide, sottolinea la l'importanza della disposizione di cuore e della volontà di familiarizzare con Dio, tutte cose che superano di gran lunga le false concezioni di un Cristo "di parte" o atto condannare.

Ma come si diceva all'inizio, molte volte ci si ostina a credere in quello che si vuol credere, il che è deleterio in tutti i sensi, e soprattutto a motivo del fatto che induce a mostrare freddezza e insensibilità nei confronti di quanto ci viene elargito come dono, ossia il Signore stesso e con lui la verità e la vita piena.

Non basta che Cristo sia la nostra salvezza e che ci si riveli quale apportatore di gioia e instauratore del Regno; occorre che a Lui si corrisponda nella semplicità e nell'accoglienza, mantenendosi ben lungi dalle congetture di carattere personale ed egocentrico ed essendo disposti a rinunciare alle nostre convinzioni, una volta che lo stesso Gesù ce ne mostra la perniciosità. Altrimenti la nostra vita non muterà mai in meglio, neppure se Egli ci comparisse davanti in carne ed ossa.

 

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