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TESTO Commento su Giovanni 10,27-30

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (17/04/2016)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

"Tante piccole pecore" (Gv 10,27-30)

Per questa domenica iniziamo con una storia che mi è stata regalata per questa occasione. Un testo apparentemente un po' bizzarro, ma che può aiutarci ad entrare nell'ottica di Dio e in quello che vuole dirci in questa settimana.

Il Signore utilizza l'immagine del pastore perché più comprensibile per la gente che lo ascolta, noi proviamo ad usare immagini altrettanto familiari:

"Ieri mattina, fuori dal cancello, un papà aspettava che il proprio bambino uscisse di scuola.

Insieme a lui c'erano molti altri genitori, più o meno uno per ciascun bambino, e tutti aspettavano che la campanella suonasse per riaccompagnare i propri figli a casa.

Alle 16.30 esatte, come ogni giorno, il bidello Emilio schiacciò con il dito l'interruttore rosso nell'androne, quello posto proprio di fianco alla scrivania dove i bambini lo vedevano spesso ingannare il tempo leggendo il giornale o facendo le parole crociate. Quando il bidello Emilio schiacciò l'interruttore, la campanella si mise a strillare con tutta la sua forza: "Bambini, uscite dalle vostre classi! E' ora di tornare a casa!"

A quel grido centinaia di bambini si riversarono di corsa per i corridoi, poi per le scale, poi invasero il giardino come formiche intorno ad una fetta di crostata di ciliegie.

Ma quando arrivarono nel cortile, accadde un fatto veramente straordinario: proprio a pochi passi dal cancello di uscita, i genitori si accorsero infatti che non riuscivano più a riconoscere i propri bambini i quali, per un prodigio misterioso, erano diventati tutti uguali: la stessa altezza, gli stessi vestiti, persino lo stesso viso! E per quanto si sforzassero, non potevano nemmeno chiamarli perché non ne ricordavano il nome.

I bambini, dal canto loro, videro di fronte a loro quella folla informe di genitori agitarsi come mosconi impazziti che ronzavano dalla paura e, spaventati, cominciarono a scappare via, iniziando a disperdersi senza una meta per la città."
Perché proprio questa storia?!

Difficilissimo immaginare dei genitori che hanno gli occhi magicamente modificati ed incapaci di saper riconoscere il proprio bambino. Altrettanto difficile immaginare un Dio che non riesca a vederci per ciò che siamo, nella nostra diversità ed unicità.

Per fortuna il Vangelo di oggi ci viene in aiuto e mette un po' di ordine in questa grande confusione!

Il Signore, infatti, ci rassicura dicendoci di conoscerci e di riconoscersi uno per uno, sa chiamarci con il nostro nome, sa prenderci per mano per rassicurarci nei momenti in cui tutto ci sembra caotico e disordinato.

Possiede uno sguardo unico per ognuno, uno sguardo capace di cogliere tutto di ciascuno e di accoglierlo amorevolmente, distinguendo e al tempo stesso amando con la stessa intensità.

Davvero un elemento particolare e caratteristico di Dio. E' un gran sollievo sapere che c'è chi ci guarda con questi occhi; che c'è chi ci tiene talmente forte per mano che nessuno mai ci strapperà da quella forza, perché ha un calore e un'intensità particolare. Non esiste nessuna "magia" capace di distogliere lo sguardo di Dio da noi, perché il suo resta sempre più potente.

Difficile continuare a parlarne, proviamo ad immaginarla riprendendo e ri-cordando (nel senso di ri-portare al cuore) la nostra esperienza.

Gesù ci insegna, al tempo stesso, che siamo tutti uguali, seppure ciascuno ha le proprie particolarità che lo rendono unico rispetto agli altri!
Proverei a finire la storia così:

"Ciascuno di quei genitori, alla fine, superato il primo momento di difficoltà, anche se apparentemente uguale agli altri, riconobbe fra tutti il proprio bambino, lo chiamò per nome facendogli un cenno con la mano, ed il bambino riconobbe quella voce, tese anch'egli la sua piccola mano e, sentendosi afferrare da un calore conosciuto, si sentì al sicuro ed insieme, mano nella mano, tornarono serenamente a casa."

Oggi torniamo a casa con il cuore leggero e riscaldato da questa mano che ci tiene forte e non ci lascia andare.

Impariamo anche a rispettarci gli uni con gli altri, perché non esistono nel mondo migliori o peggiori, ma esistono tante differenti unicità, ciascuna riconoscibile e preziosa proprio perché unica: a noi è dato il compito di imparare dalle diversità altrui per rendere la nostra ancora più preziosa!
Buona domenica, a spasso con Dio!
Commento a cura di Elisa Ferrini

 

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