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TESTO Commento su At 14,21-27; Gv 13,31-35

Carla Sprinzeles  

V Domenica di Pasqua (Anno C) (24/04/2016)

Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Saremo salvati non dalle nostre opere, ma dalla grazia di Dio: questa è la convinzione di fede della liturgia di oggi. E' Dio che può fare nuove tutte le cose, noi siamo suoi collaboratori, non suoi sostituti!

ATTI 14, 21-27
Nella prima lettura, in queste domeniche dopo Pasqua si leggono gli Atti degli Apostoli, dove leggiamo come viene diffusa la "buona notizia" del Vangelo.
E' in atto nel mondo, dopo la resurrezione di Cristo, una forza radicale di trasformazione.
Certo non si tratta di una novità facile. Incontra resistenze, per cui è "necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio!"
Cosa significa "entrare nel regno di Dio"? vuol dire andare verso un Regno in cui la morte è superata, il pianto asciugato e l'amore sarà la legge di tutto. Questo orizzonte cristiano dobbiamo tenerlo davanti agli occhi.
Non è un'autoconsolazione, è Parola di Dio, ma per arrivarci occorre attraversare "molte tribolazioni", non essere compresi, non essere coerenti!
Non è una novità momentanea, evanescente, che può essere sostenuta da un entusiasmo epidermico e passeggero, occorre "restare saldi nella fede".
Paolo e Barnaba sono alla fine del primo viaggio e raccomandano la fedeltà.
C'è poi una novità all'interno delle comunità.
Paolo e Barnaba nominano degli anziani (presbiteri) come responsabili di ogni comunità, che dovranno consolidare il lavoro compiuto da Paolo e Barnaba.
Dovranno rianimare, esortare, incoraggiare e affrontare serenamente le prove.
La preoccupazione dominante non è l'organizzazione, seppure necessaria, ma la vita.
La struttura è in vista della vita e non può sostituirla né tanto meno soffocarla.
"Li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto".
Tutti vengono affidati al Signore: guide e semplici membri della comunità, a indicare che l'unica guida è lui. Lui solo dà affidamento. Soltanto grazie al Pastore supremo la comunità è al sicuro e può affrontare con speranza l'avvenire.
Oggi più che mai è necessario coltivare e promuovere i ministeri, i servizi che i battezzati, i cristiani svolgono nella comunità ecclesiale, a fianco del presbitero.
All'arrivo ad Antiochia, punto di partenza della missione, Paolo e Barnaba fanno un resoconto della loro spedizione a quella chiesa. Non si vantano, non sono dei propagandisti che illustrano i successi personali, frutto della loro capacità persuasiva.
Si tratta invece di documentare l'efficacia di quella Parola di cui loro sono stati semplicemente servitori: "Riferivano tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo di loro".
E' un rendimento di grazie, è un'eucarestia, che costruisce la comunità attraverso una rete di relazioni fraterne e solidali nella comune preghiera.

GIOVANNI 13, 31-35
Il vangelo che leggiamo oggi è secondo Giovanni al cap. 13.
Qual è il distintivo, la caratteristica di noi discepoli di Gesù? Da che cosa ci riconosceranno?
Gesù dice: "Da questo tutti vi riconosceranno, se avete amore gli uni per gli altri"
Di quale amore si tratta? Tutti amano qualcuno, ma appena sorgono difficoltà, questo sentimento sembra venir meno. D'altronde chi penserebbe, vedendo due innamorati baciarsi, che per questo sono discepoli del Risorto?
"Vi do un comandamento nuovo.." dice Gesù..
A parte che l'unica cosa che non si può comandare è di amare, perché appartiene all'intimo delle persone, dove nessuno può entrare.
Gesù contrappone questo ai comandamenti di Mosè: Amare Dio in modo totale e amare il prossimo come se stessi.
Sempre al cap. 13 dell'Evangelista Giovanni inizia con questa espressione. "Gesù, stando con i suoi, portò al massimo la sua capacità di amore e lavò loro i piedi.."
Per cui "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato", si riferisce al servizio concreto, significa come io vi ho servito.
L'unico comandamento all'interno della comunità cristiana è amarsi tra noi, servendoci. Non c'è amore se non si esprime nel servizio concreto.
Quando Gesù dà il comandamento nuovo dell'amore, Giuda è appena uscito per tradirlo.
Perché Gesù dice che questo comandamento è nuovo? Prima la gente non amava?
Proprio quando sta per essere tradito Cristo dice di essere stato glorificato e che Dio, in lui, è stato glorificato.
"Gloria" in ebraico è la parola che significa peso.
Dar gloria a qualcuno è riconoscergli tutto il suo peso, la sua importanza.
Ora sappiamo che Dio è amore. Dargli gloria. Dargli tutta la sua ragione d'essere nella nostra vita, è dunque far posto all'amore, permettergli di amare attraverso i nostri gesti.
Così Gesù ama Giuda e ogni uomo, che sia peccatore o meno.
Il traditore è, come ogni persona, immagine del Bene, immagine di Dio; è dunque infinitamente amabile e amato da Dio.
La scommessa stava nel fatto che l'uomo Gesù continuasse a volere bene all'uomo nel momento stesso in cui questi lo tradiva. E ce l'ha fatta!
Allora sì l'Amore è stato glorificato, perché si è dimostrato più forte del male!
Ecco l'amore nuovo, quello che ancora non era stato inventato sulla terra, quell'amore verso chi ti fa del male, ma al quale continui a volere bene, perché nonostante tutto, sai che questa persona è un bene, anche se per ora pensa di trovare il suo piccolo bene facendoti del male.
Da quando Gesù ha permesso che l'amore del Padre continuasse a bruciare in lui per Giuda, tutti possono riconoscere anche nel nemico una persona da amare, perché infinitamente preziosa per il Bene di cui è immagine.
Come temere ancora un Dio che ci ama a questo punto?
Gesù dà il comandamento nuovo a degli uomini che appena poco prima bisticciavano per sapere chi fosse il più grande: l'unico rimedio al male è l'amore, perché ogni male è mancanza di amore.
E' come se per il cristiano, la pace fosse a portata di mano in ogni circostanza, perché ogni nemico diventa un amico da guarire dal suo male con l'amore.
Chi mi fa del male mi è affidato perché io lo ami come Dio lo ama.
Allora tutti sapranno che l'amore che pulsava nel cuore del Nazareno è presente oggi nei suoi amici.
Come fare? Ci riconosciamo incapaci di amare in questo modo! Ed è vero!
Ricordiamoci che questo "comandamento" è soprattutto un "dono", è la forza dello Spirito che ci permette di amare così: neanche impegnandoci con tutte le nostre forze ci riusciremmo, ma solo accogliendo l'azione di Dio attraverso la sintonia con la presenza di Dio in noi.
Gesù ha detto: " Come il Padre ha amato me e io rimango nel suo amore, così ho amato voi, rimanete nel mio amore."
Questo è il segreto "rimanere nel suo amore", ci rende capaci di amarci gli uni gli altri.

Chiediamoci quale forma di amore oggi la vita potrà esprimere in me?
Non lasciamo passare la giornata senza una risposta, seppure minima, in qualche piccolo gesto concreto, ma restiamo in questa lunghezza d'onda e manifestiamo la tenerezza, l'ascolto, la misericordia, che provengono dalla forza dello Spirito, che è nella nostra vita.

 

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