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TESTO Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita

don Roberto Rossi  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/11/2005)

Vangelo: Mt 25,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

fedele fino alla morte, dice il Signore, e ti darò la corona della vita.

"O Signore donaci la vera sapienza, tieni lontano da noi la stoltezza, fa' che siamo capaci di alimentare le nostre lampade, perché sappiamo correrti incontro per entrare nel tuo regno". La parabola delle dieci vergini, che aspettano lo sposo, ci invita a pensare alle cose ultime della nostra vita. In questo mondo noi siamo solo di passaggio.

Abbiamo appena ricordato i nostri cari defunti, che ci hanno preceduto nel posto dove anche noi andremo. Non rimarremo qui sulla terra per sempre. Quando il Signore vorrà, torneremo a Dio da cui siamo venuti. La vita è un passaggio.

Vivessi ancora tanti anni, di fronte all'eternità, sono sempre una cosa molto breve.

Il vangelo di oggi ci dice: "Vigilate, tenetevi pronti, perché non sapete quando il vostro Signore verrà".

Come è importante vivere nell'attesa del Signore che viene. Le dieci vergini aspettano lo sposo. Anche la nostra vita è una lunga attesa: coltiviamo il pensiero del Signore che deve venire a prenderci. Non è un pensiero triste, ma di gioia. Questa è la cosa bella: Stiamo andando incontro al Signore che viene. Ogni giorno della mia vita è un passo in avanti non vero l'ignoto, ma verso le braccia spalancate del Padre nostro che sta nei cieli.

La morte è per alcuni un pensiero fastidioso. Pascal scriveva: "Gli uomini, non potendo evitare la morte, hanno deciso di non pensarci. Ma è un rimedio ben misero".

Per il pensiero laico moderno, la morte è un tabù: meno se ne parla, meglio è. "Noi non sappiamo da dove veniamo né dove andiamo e non ci importa neanche saperlo". Così si pensa. E invece no; la Bibbia ci dice che Dio ci ha creati e siamo destinati tornare a Lui. Cosa vuol dire che dobbiamo vigilare, stare pronti, essere in costante attesa del Signore che viene?

Vuol dire impegnarci a fare il bene, perché il tempo che ci rimane diminuisce ogni giorno. Nei santi, il pensiero della morte che si avvicina, moltiplica le energie. Marcello Candia, negli ultimi anni della vita, quasi non dormiva più per l'ansia di fare il bene, di aiutare i lebbrosi, i poveri in Amazzonia.

A volte si pensa che dopo i 60 - 70 anni si va in pensione e siamo liberi di starcene un po' tranquilli. Per il regno dei cieli non andiamo mai in pensione. Anzi, più passano gli anni e più ci avviciniamo al giorno in cui il nostro Signore verrà. Quindi, se da giovani siamo impegnati nel lavoro per costruirci un futuro qui in terra, fondare una famiglia, raggiungere una certa posizione nella professione, quando raggiungiamo una certa età, questa tensione non deve diminuire affatto. Non costruiamo più per questo mondo, ma per il cielo.

S. Francesco, negli ultimi tempi della sua vita, diceva ai suoi frati: "Fratelli, affrettiamoci a fare il bene, perché finora ne abbiamo fatto tanto poco". Anche questo è un bel pensiero che deve darci forza, entusiasmo, coraggio: finora abbiamo fatto poco, ma il Signore ci dà ancora del tempo per fare di più per il cielo.

Il regno dei cieli è simile a queste dieci ragazze che avrebbero dovuto illuminare e fare corteo agli sposi che tardavano ad arrivare. Non basta avere la lampada, ma bisogna anche avere l'olio. Nella spiritualità cristiana quell'olio delle vergini è visto come l'amore e le buone opere. Non ha nessuna importanza la propria posizione di vita, se manca l'olio delle buone opere. Il motto degli Scout "siate pronti" richiama i propri membri ad essere svegli, attivi, pieni di vita, capaci di responsabilità. Tra i sette vizi capitali ce n'è uno meno conosciuto, l'accidia, che è la negligenza o svogliatezza nell'operare il bene ed eseguire i propri compiti.

Il tempo è forse un dono tra i più preziosi, datici dal Signore. Non può essere disperso, sciupato, vissuto male. Molti si scusano di non avere tempo. Tempo per fare una visita ad un parente o amico in difficoltà; tempo per migliorare la relazione con il proprio coniuge o con i figli; tempo per la propria formazione, per la preghiera, per la lettura di un buon libro. Tempo dell'olio delle buone opere, che illumina qualsiasi situazione e ci tiene pronti per l'arrivo del Signore, nostra gioia.

Nel secolo scorso un turista americano andò a visitare il famoso rabbino polacco Hafetz Kahim, uomo saggio, interrogato da capi di stato per la sua saggezza. Il visitatore rimase stupido nel vedere che Kahim abitava una sola stanza, tutta piena di libri. Gli unici mobili erano un tavolo e una panca su cui dormiva.
- Rabbi, gli chiese, dove sono i tuoi mobili?
- E i tuoi dove sono? - replicò il rabbino.
- Ma io sono solo di passaggio - rispose l'americano.
- Anch'io sono di passaggio - concluse il rabbino.

 

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