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TESTO Presenza ordinaria del Risorto

padre Gian Franco Scarpitta  

III Domenica di Pasqua (Anno C) (10/04/2016)

Vangelo: Gv 21,1-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Questa volta Gesù non elude le porte sprangate e non compare improvvisamente davanti ad occhi inebetiti e confusi. La sua apparizione da Risorto riguarda invece un'esperienza fra le tante, un episodio della vita di tutti i giorni, nel quale in Gesù vediamo un personaggio attivo e concreto, addirittura cuoco e servitore.

I discepoli hanno appena trascorso una normalissima nottata di pesca come tante, con un solo inconveniente: quella notte non presero nulla. Cosa inverosimile per un tratto di mare pescosissimo come quello di Tiberiade, che offriva nella pesca forse la più grande risorsa economica per la popolazione. Probabilmente Giovanni vuol comunicare la seguente pedagogia: per quanto pescoso e prolifico possa essere un mare, qualsiasi pesca dipende dalla rete di Dio. Un po'come dire con il Salmista: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori"(Sal 126, 1). Infatti solo in conseguenza della parola di Gesù, che a loro si mostra inizialmente in incognito, i discepoli possono trarre dal mare un enorme quantitativo di pesce. Lui solo indica il punto esatto nel quale la rete deve immergersi e nonostante il copiosissimo quantitativo di pesci che vi vengono tratti essa rimane ancora intatta, anche quando la si porta a riva dopo un percorso di cento metri poco o più. Qualsiasi operazione di pesca giunge a buon fine solo quando il vero pescatore è il Signore e del resto questo lo si evinceva anche a proposito di un'altra pesca, quella raccontata da Luca, che trasforma umili uomini di mare in "pescatori di uomini"(Lc 5, 1 - 11). E' Gesù che rende possibile qualsiasi successo e nel suo nome è possibile ogni cosa; nella fede è possibile sfidare anche gli imprevisti e talvolta anche conseguire l'inverosimile. L'importante è considerare quanto Gesù ammonisce con perentorietà: "Senza di me non potete far nulla"(Gv 15, 5). La fede è l'unica prospettiva che ci garantisce stabilità e sicurezza anche quando dovessimo essere colti dalla sensazione di essere abbandonati o quando ci troviamo in preda allo sconforto e alla disperazione: solo Cristo può risollevarci perché solo lui è il Risorto che ha vinto la morte debellando definitivamente il male ma tale sollievo lo si riscontra andando oltre le apparenze e vivendo intensamente la fede incondizionata che ci permette di vedere ciò che non si percepisce ai sensi.

E c'è di più: Gesù ha già cotto del pesce, manovra il fuoco per arrostirne altro di quello appena pescato e invita tutti a mangiare avendo provveduto perfino al pane. Il che vuol dire che si mette a servizio dei suoi, presenzia continuamente anche nell'ordinario della nostra vita per cui noi non siamo mai soli, ci accompagna anche nelle occasioni che solitamente definiamo elementari o marginali. Il pasto in comune può essere occasione per stipulare accordi di lavoro o patti (come nell'Antico Testamento), in alcune famiglie purtroppo capita che è anche luogo di scontro e di discussioni fra genitori e figli. Solitamente però pasto fra amici è il luogo dell'incontro e dell'amicizia, della comunione e dello scambio di idee e di informazioni. A volte può essere l'occasione per confrontarsi e risolvere problemi o chiarire equivoci. Gesù trasforma quell'occasione di pranzo nel dono che fa' di se stesso ai suoi discepoli, come dimostra quel versetto giovanneo tanto somigliante ai racconti della Cena: "prese il pane e lo diede loro; così pure il pesce". Distribuendo pane e pesce il Signore (così ormai viene riconosciuto dai suoi) offre se stesso e crea in quel banchetto comunione e gioia e questo diventa occasione per estinguere ogni perplessità sul caro Pietro, colpevole del precedente tradimento. Terminato il pasto, gli domanda infatti "Mi ami tu particolarmente, in modo speciale, più profondamente di costoro?" La triplice domanda verte a ristabilire rapporti infranti dalla vigliaccheria precedente di Pietro, i quali devono fondarsi sull'amore esclusivo verso Gesù. Effettivamente, che Pietro volesse bene a Gesù è consolidato, anche se il suo amore si limitava prima alla forma filantropica ed escludeva il fatto dell'opera della salvezza: la sua amicizia franca e sincera voleva impedirgli di recarsi a Gerusalemme per evitargli la morte di croce, voleva impedirgli di lavargli i piedi durante la Cena, si riprometteva di essergli sempre fedele amico nonostante il triplice famoso rinnegamento. Non era stato però un amore configurato nell'ottica della volontà del Padre, orientato cioè a interpretare in Gesù non solo l'amico carissimo di tutti i giorni, ma il Redentore e Salvatore che apporta la vita e la novità nel Regno. Ora Gesù richiama Pietro all'attenzione, soffermandosi sul fatto che il suo amore nei suoi confronti dev' essere straordinario, atto anche all'eroismo alla particolare abnegazione al di sopra di tutti i suoi compagni. In forza di questo amore, Pietro dovrà confermare i fratelli nella fede, pascere il gregge di Cristo nella persona di pecore e di agnelli, cioè dei fratelli di ogni ordine e grado. A Pietro verrà affidata infatti la guida visibile dell'intera Istituzione di salvezza che comunque sarà invisibilmente guidata dallo stesso Cristo; lui dovrà farsi carico della comunione fra i fedeli e dell'evangelizzazione e dell'accoglienza di nuovi fratelli nella Chiesa. E questo sempre in ordine alla comunione e all'interazione personale con il Cristo, di cui si fa esperienza per l'appunto nella vita di tutti i giorni e nelle vicende liete e tristi del quotidiano. Assieme agli altri apostoli, Pietro subirà volentieri il flagello e le percosse del sommo sacerdote e del Sinedrio pur di "obbedire a Dio e non agli uomini" parlando e operando nel nome di Gesù (I lettura) e testimoniando ciò che i suoi occhi hanno visto della sua morte e Resurrezione e prima ancora sul monte Tabor (2Pt 3, 16 - 18). Annuncerà con franchezza e coraggio che il Cristo che i Giudei avevano fatto morire graziando un assassino è l'autore della vita, del quale parlavano i profeti e le Scritture; dimostrerà che nel suo nome è possibile ancora operare prodigi come la guarigione di uno storpio mendicante; inviterà tutti alla conversione e al battesimo nel nome stesso di Gesù e anche quando verrà incarcerato sarà assistito e guidato dallo stesso Signore (At 2 - 4). Godrà insomma la munifica vicinanza del Cristo Risorto che appare nella vita ordinaria entrando nelle nostre case senza violare il nostro domicilio, sedendosi alla nostra tavola senza mangiare a sbafo e facendosi anzi egli stesso nostro pane di vita. E solo in Lui ogni cosa gli sarà possibile.

 

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