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TESTO Commento su Gv 18,1 - 19,42

Monastero Domenicano Matris Domini  

Venerdì Santo (Passione del Signore) (25/03/2016)

Vangelo: Gv 18,1- 19,42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», 9perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

12Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. 14Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

19Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

25Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

28Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». 30Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». 31Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». 32Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 38Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. 39Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 40Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. 2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. 3Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

4Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». 5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

6Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». 7Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

8All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. 9Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

12Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». 13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». 15Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». 16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Essi presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». 22Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:

Si sono divisi tra loro le mie vesti

e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.

E i soldati fecero così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

38Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

Collocazione del brano
Il capitolo 17, che precede questo brano, riporta la Preghiera di Gesù. Alla fine della Cena e dei discorsi d'addio, egli affida al Padre coloro che gli sono stati affidati. Con il capitolo 18 ha inizio il racconto della Passione, con l'arresto di Gesù. Sin da subito vediamo che Giovanni nel suo racconto riporta numerosi elementi presi dai Sinottici, ma conserva la sua originalità. In questo caso vediamo infatti che non sono le guardie ad arrestare Gesù, ma è Lui che si consegna liberamente ad esse. Seguirà poi il confronto con i sacerdoti Anna e Caifa.

Lectio
1Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli.
Le cose che ha detto Gesù sono i discorsi di addio dei capitoli 14-16 e la preghiera cosiddetta sacerdotale pronunciati da Gesù durante la cena. Ora la cena è finita e il gruppo esce da Gerusalemme, attraversando il torrente Cedron. Questo torrente scorre ad est della città e proprio al di là del Cedron si trova il Getsemani, il luogo di cui ci parlano i Sinottici. In questa direzione era fuggito il re Davide, quando suo figlio Assalonne prese il potere in città (2Sam 15,23). Il ricordo di questo re è plausibile, poiché nel racconto della passione si parla anche della regalità di Gesù.

2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi.
Questo giardino è un luogo familiare a Gesù e ai discepoli, quindi Giuda sa di poterlo trovare in quel luogo. Giovanni omette di raccontare gli accordi presi da Giuda con i sommi sacerdoti. Quest'ultimo viene dunque nel giardino insieme a un gruppo di soldati romani e alle guardie del tempio, quelle che precedentemente non erano riuscite ad arrestare Gesù poiché non era ancora giunta la sua ora (Gv 7,30.32-46). Per indicare i soldati romani Giovanni usa il termine coorte, un drappello piuttosto numeroso, dai 200 ai 600 uomini. Una tale presenza sembra un po' esagerata. La cosa che qui più importa è il fatto che Giovanni coinvolga in questo arresto anche le forze dell'ordine romane. Questo per dimostrare che il Figlio che Dio ha dato al mondo (Gv 3,16) è stato condannato sia dai giudei che dai pagani, allo stesso modo.
La truppa è munita di armi ma anche di lanterne e fiaccole. Giovanni mette in evidenza il fatto che al momento in cui Giuda uscì dal cenacolo "era notte" (13,30). Anche Luca ricorda "l'ora delle tenebre" (Lc 22,53). C'è un dunque un effetto di chiaroscuro: Gesù è solo di fronte a una folla di nemici che lo investe di luce.

4Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?».
Una volta definito il quadro, inizia l'azione. Gesù che "sa", esce dal gruppo e si presenta. Non attende di essere sorpreso, né di ricevere da Giuda il bacio che secondo i Sinottici, deve indicarlo ai soldati; dopo essere avanzato, mantiene anche l'iniziativa della parola e interroga: Chi cercate?
Questa è un'espressione caratteristica del Vangelo di Giovanni. Le prime parole pronunciate da Gesù (Gv 1,38) erano rivolte ai discepoli del Battista "Che cosa cercate?", e facevano appello alla loro motivazione profonda. Quasi alla fine del Vangelo, Egli chiederà a Maria di Magdala: "Chi cerchi?" (20,15). Tra queste due domande il Vangelo di Giovanni è modulato sulla ricerca di Gesù. Vi sono coloro che lo cercano attirati dalla sua persona, capace di dare la vita in abbondanza o di restituire la vita ai morti. Altri lo cercano per farlo morire.

5Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!».
Con la sua domanda, Gesù provoca i soldati a nominarlo e così a prendere posizione sulla sua identità. Ignorando il mistero di Gesù, le guardie si accontentano dell'appellativo corrente, che sottolinea la sua origine galilaica e rispondono "Gesù il Nazareo". Egli risponde: "Sono io". Troviamo qui il nome di Dio, così come si è rivelato a Mosè nel roveto ardente.(Es 3,14). Questa affermazione la troviamo anche in Gv 8,58, quando Gesù dice: "Prima che Abramo fosse, io sono".

Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
La rivelazione del nome di Dio non può passare inosservata. Gli interlocutori di Gesù cadono a terra. Se facciamo riferimento all'Antico Testamento, a qui Giovanni fa continuo riferimento, possiamo vedere le l'indietreggiare e cadere è proprio dei malvagi che scoprono la loro impotenza davanti a Dio o davanti al giusto perseguitato che si affida a Dio, vedi Sal 34,4; Sal 26,2. Quindi in questo caso Gesù è il Giusto sofferente ma salvato da Dio (che fino ad allora aveva reso vani i tentativi di catturarlo, poiché non era giunta la sua ora). Ancora il cadere dei soldati è l'anticipazione della definitiva sconfitta del male. In questo senso acquista un significato particolare la ripetizione del fatto che Giuda era con loro. Satana, che aveva reso Giuda suo strumento, cadrà anche lui, privato della sua forza.

7Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano»,
Senza dire che le guardie si erano rialzate, Giovanni ripete la domanda e la risposta di Gesù, seguita da un'altra affermazione importante. Gesù accetta di essere catturato e insieme ordina che i suoi discepoli siano lasciati andare. L'evangelista modifica il dato ricevuto dai Sinottici secondo i quali i suoi discepoli erano fuggiti. Giovanni sottolinea l'atteggiamento di Gesù verso di loro: nell'istante cruciale in cui si consegna ai soldati, il Figlio si preoccupa prima di tutto di coloro che il Padre gli ha dato e annuncia anticipatamente la loro salvezza.

9perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».
Abbiamo qui il commento del narratore. Si realizza quanto Gesù aveva detto, così come si compie la parola divina della Scrittura (Gv 17,12, anche se la citazione non è precisa). Il testo ricordato da Giovanni non riguardava la salvaguardia della vita fisica; tuttavia preservando la libertà dei propri discepoli, Gesù vuole anche evitare che siano tentati al di sopra delle loro forze: prima del suo passaggio al Padre, sarebbero stati incapaci di seguirlo sulla strada, che attraverso la croce, li conduce a Dio (Gv 13,33.36).

10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.
Il gesto violento di Pietro si trova anche nei Sinottici, ma senza l'indicazione del discepolo che l'ha compiuto. Significa che i Dodici non avevano compreso la missione di Gesù. Fino alla fine essi hanno sognato un messianismo terreno, che si doveva stabilire mediante la violenza.
Vi è anche un altro significato. Il servo del Sommo Sacerdote è una specie di "prefetto dei sacerdoti", anch'egli sottoposto alle condizioni dell'esercizio del sacerdozio, tra le quali non avere nessun difetto fisico (Lv 21,18). Uno di questi difetti nella Bibbia dei Settanta è appunto l'avere un "orecchio tagliato". Questo handicap è ricordato anche da Giuseppe Flavio. Il gesto di Pietro avrebbe come effetto di rendere invalida la funzione sacerdotale del rappresentante del Sommo Sacerdote.
Costui inoltre si chiamava Malco, dalla radice ebraica MLK (melek: re) indica qualcosa di regale, inteso in modo ironico.

11Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Pietro viene introdotto nella narrazione. Più tardi rinnegherà il suo Maestro. Gesù lo richiama al senso di ciò che sta per accadere. C'è un calice che Gesù deve bere. Il calice nell'AT è la sorte a cui ognuno è destinato, spesso significa sofferenza. Oppure il calice è segno di condivisione, di ospitalità. Per Marco il calice è soprattutto la sofferenza che Gesù sta per sopportare. Giovanni sottolinea la comunione con il Padre. Grazie alla sua solidarietà con gli uomini peccatori, l'Inviato da Dio subisce la morte, ma così facendo opera la distruzione della morte stessa.

12Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù e lo legarono.
La scena dell'arresto si conclude qui. Gesù nel suo combattimento contro Satana sembra aver perso il primo round. Giovanni presenta Gesù come un soggetto pericoloso (Gv 11,57), perciò deve essere subito legato e portato via.

Meditatio
- Ti è mai capitato di collaborare, o per lo meno di lasciare spazio d'azione all'avversario di Gesù?
- Perché cerchi Gesù?
- Ti sembra plausibile che uno che viene arrestato come un malfattore sia Dio?

Preghiamo
(Orazione per la funzione del Venerdì Santo)
O Dio, che nella passione del Cristo nostro Signore ci hai liberati dalla morte, eredità dell'antico peccato trasmessa a tutto il genere umano, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio; e come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l'immagine dell'uomo terreno, così per l'azione del tuo Spirito, fa' che portiamo l'immagine dell'uomo celeste. Per Cristo nostro Signore.

 

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