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TESTO Questo è il giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci e in esso esultiamo

don Walter Magni  

Domenica di Pasqua (27/03/2016)

Vangelo: Gv 20,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Fratelli, sorelle,
due parole attraversano la Pasqua: morte e resurrezione. La morte di Gesù non è un mistero. Non sapremo definire la morte, ma ci è così familiare che finiamo per subirla, facendocene una ragione. Quando però con la Pasqua si comincia a parlare della Sua resurrezione, ne restiamo affascinati, ma di fatto i nostri ragionamenti s'arrestano, come quei filosofi ateniesi, che a Paolo che parlava con tanto entusiasmo di resurrezione, rispondono: di resurrezione ne parliamo un'altra volta!

"Era ancora buio"
Era ancora buio quando Maria di Magdala, uscendo di casa, sola, decise di recarsi in fretta al sepolcro, per accorgersi che la pietra era stata ribaltata. Era ancora buio: una nota evangelica che non segnala solo un momento della giornata, ma un tempo del cuore, una condizione dell'anima. Perché quella donna era rimasta sveglia tutta la notte a causa del buio e dello smarrimento che aveva dentro. Le ritornava l'immagine del Suo Maestro appeso alla croce, mentre l'evangelista notava che il buio aveva coperto la terra "fino alle tre del pomeriggio". Come il buio che s'era diffuso sin dentro quella tomba, dove Maria di Magdala avrebbe voluto rivedere almeno il corpo martoriato del Signore. Trovandolo vuoto, un brutto presentimento finiva per confonderla. Forse il corpo era stato rubato; forse oltraggiato in modo irriverente. Maria si sentiva oppressa da tutti questi pensieri, in un'alba che ancora non conosceva i primi raggi di sole. Non bastavano gli angeli del sepolcro a consolarla. Neppure quello sconosciuto che aveva scambiato per il custode del giardino sembrava frenare il suo pianto: "Donna perché piangi?". Anche noi veniamo da certi venerdì attraversati, dominati dalla croce della morte; da sabati abitati da un silenzio senza risposte. Dove uomini, donne, bambini e ragazzi muoiono senza alcuna ragione, mentre Dio sembra tacere, inesorabilmente. Il grido del Crocifisso che urla la Sua domanda verso il cielo sembra così umano, così vero: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?". Mio Dio, sei ancora con me o mi hai abbandonato anche tu?

L'alba della Resurrezione
Con le prime luci dell'alba, il buio a poco a poco si dirada. Come lentamente riscaldati dalla luce, anche la paura sembra stemperarsi certe mattine. Ma per Maria di Magdala quella non è un'alba qualunque. Quell'alba, prima di tutte le albe che seguiranno, vibra di un annuncio che, di generazione in generazione, è giunto fino a noi. E noi, a nostra volta, lo potremo trasmettere alle generazioni future. L'annuncio, la trasmissione di un fatto semplice da riportare, da esprimere: Dio non ha lasciato Gesù, Suo Figlio, in balia della morte. Lo ha sottratto alla morte. L'ha risuscitato! Qui sta tutta la nostra fede, quando parliamo della resurrezione di Gesù. Una fede che, stando ai vangeli, filtra a poco a poco, come i raggi del sole al mattino. Prima nei cuori di tutti coloro che L'avevano conosciuto, poi, di generazione in generazioni, fino a noi. Subito i teologi hanno cercato di appropriarsi della resurrezione di Gesù con i loro ragionamenti, ma la nostra fede nella resurrezione si avvale da sempre dei segni e delle parole dei poveri e dei semplici. La verità più grande di Dio nella storia degli uomini non si è imposta con la forza del pensiero, ma avvalendosi sin dall'inizio di alcuni segni. Scivolando dentro il cuore dei credenti, abitando le loro attese e le loro speranze. In tutta umiltà e in grande silenzio. Forte della discrezione propria di un amante che sa attendere l'amata. Nel rispetto della libertà di ogni uomo. Quasi in punta di piedi. Sapendo aspettare chi ancora piange, consolando chi ancora implora, sollevando insieme lo sguardo.

I segni del Risorto
Del resto, tutti i Vangeli attestano che nessuno ha visto risorgere Gesù, l'atto, il momento della Sua resurrezione. Contrariamente alla fantasia di certi pittori del passato, che hanno immaginato Gesù uscire trionfante dal sepolcro, con in mano il vessillo della vittoria. Non l'ha visto Maria di Magdala. Piuttosto, ha avuto la grazia di poter udire la Sua voce. Quel timbro inconfondibile che ancora la chiamava per nome: "Mariàm". Lei si volta e Lo riconosce. Non l'ha visto risorgere neppure Giovanni, il discepolo amato. Appena Maria l'avverte, con Simon Pietro corre al sepolcro. Al momento non sa che fare, poi entra e vede il sudario, le bende ripiegate. Poche reliquie del Suo Maestro e il vangelo dice che "vide e credette". Tutti i racconti della resurrezione registrano semplicemente la gioia incontenibile di una relazione ritrovata con Gesù. Anche a noi della Sua resurrezione non restano che poche cose. Quasi non ci restasse, per annunciare la Sua resurrezione, che qualche parola, un canto, forse semplicemente un halleluja. Non ci è chiesto chissà cosa a Pasqua per dire che Gesù è risorto. Semplicemente l'esercizio di un amore che sa andare oltre. Ridicendo nelle nostre piccole cose, nelle inevitabili relazioni quotidiane, la bellezza della relazione ritrovata con Lui. Riattivando la speranza. Sdoganando la luce e il suo calore, riaccendendo in chi incontriamo il coraggio di amare. Volendo tornare a un'immagine evangelica: lasciando cadere dalla nostra vita tutto ciò che sa di morte: sudari e bende, tristezza e durezze e tutto quanto potrebbe fermare e soffocare la libertà, la vita, la voglia di amare, così come Lui per primo ci ha insegnato.
Ci accompagni ancora, ci accompagni sempre la Sua infinita tenerezza.

 

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