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TESTO Seguitemi: il Regno è vicino

mons. Antonio Riboldi

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/01/2005)

Vangelo: Mt 4,12-23 (forma breve: 4,12-17) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,12-23

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

"Non riesco più a capire da che parte stare, in ogni senso; chi seguire, cosa fare: è la mia sofferenza intima che non so comunicare agli altri, perché comprendo che è la mia scelta personale che non posso copiare da nessuno. Nessuno, comprendo, può entrare nel segreto della mia vita, quella in profondità, che è la verità dell'esistenza. Guardandomi attorno, mi accorgo che siamo tanti quelli che vivono vagando, come persi in tanti vicoli di una città che portano da nessuna parte. E confesso che arrivare alla sera, quando nel buio attorno, ti senti solo con la tua coscienza, senti che dentro di te, il buio è ancora più fitto...e hai bisogno di luce, più che del respiro. Non si può vivere al buio. La vita, capisco, è luce e ha bisogno di luce".

Così, in una assemblea, liberamente, dava sfogo alla sua solitudine una persona, cercando quella luce che gli mancava.

E di rincalzo, come a continuare il discorso, un giovane, con le lacrime agli occhi per la sofferenza: "Mi accorgo di dare risposta alla mia sete di verità e quindi di vera gioia, seguendo tutte le offerte del nostro tempo, ed alla fine sempre, quando si fa sera, mi sento la bocca amara e, quello che è peggio, l'animo vuoto. Ed è insopportabile questo vuoto, perché la vita intima, come quella del corpo, ha bisogno di salute, di aria, di azzurro: quell'azzurro che il mondo non può offrire, ma sento che è sopra di me, ma non so come cercarlo e raggiungerlo. "E, dando uno sguardo alla assemblea, come a volere interpretare la voce di tanti presenti disse: "Qui tutti siamo in cerca di luce, di azzurro che sia il respiro dell'anima, ma non riusciamo o non vogliamo cercarlo dove c'è, perché forse abbiamo paura di voltare le spalle ad un mondo che ci tiene come schiavi. Un mondo infame e vigliacco, che subito ti irride, ti condanna, ti emargina, se non ti rendi suo schiavo, mai amico".

E basta guardarci attorno per dare ragione a questi due giovani che, senza forse accorgersene, già, con la loro sincerità di cuore, avevano un piede proprio nell'azzurro dell'anima, che si chiama il Regno di Gesù, ma non riuscivano e non avevano il coraggio di entrarci pienamente.

Gesù, oggi, come narra il Vangelo, uscendo allo scoperto e dando inizio alla sua missione, che era proprio quella di invitarci alla verità e alla pienezza di cuore, a Cafarnao, la patria di Pietro, dice: "Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino". "Seguitemi, dirà a Pietro ed Andrea: e vi farò pescatori di uomini".

E' tempo, per chi di noi apprezza la bellezza della vita "dentro il cuore" e non ama catene di sorta, ma ha tanta voglia di "andare oltre e gettare le reti", di buttare la triste maschera e vestirsi del volto della verità che è Cristo. Sono sempre più numerosi quelli che ad un certo punto della vita, raggiunti dalla Grazia, si offrono totalmente a seguire Cristo, trovando finalmente quella gioia che è nella verità e così scoprendo che il bello della vita non sono le cianfrusaglie del mondo, che sono ridicoli amuleti. Certo, non sono la massa di quelli che si dicono cristiani, ma lo sono solo superficialmente, senza essere veramente di Cristo, ma sono meravigliosi testimoni della gioia nella santità, e, senza valerlo, forse, sono la moltitudine di luci accese su un mondo senza luce.

Danno ragione a quanto dice Isaia il profeta: "Il popolo. che camminava nelle tenebre, vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda" (Is. 9,1-4).

Leggendo il Vangelo di oggi mi viene spontaneo sentirmi uno che incontrò Gesù

nell'inizio della sua missione. Nessuno sapeva chi era. Lo aveva presentato Giovanni Battista sulle rive del Giordano, quando volle essere da lui battezzato. Poi Giovanni venne arrestato e tutti sappiamo come morì, decollato per saziare l'odio di una donna, che non aveva accettato la sua condanna. Ballò bene sua figlia ed Erode promise con giuramento tutto quello che avrebbe chiesto, anche metà del suo regno. Ma la mamma rifiutò ogni offerta materiale, anche grande, per dare corso al suo odio. "Voglio la testa di Giovanni Battista. E, per non venire meno al giuramento, Erode fece decollare Giovanni". Incredibile dove arriva l'odio! Ieri e oggi.

Gesù, saputolo, forse con tanto dolore in cuore, inizia la missione che, da Cafarnao, è arrivata ai confini del mondo, fino a noi. Una missione per riportare l'uomo, noi, alla bellezza della nostra origine: quella di essere stati creati per la gioia del Regno dei cieli: una gioia rifiutata da una diabolica offerta di "un frutto proibito", ma che era in effetti grave atto di disobbedienza e quindi rifiuto di Dio e della sua gioia.

Gesù vuole ricomporre quel rifiuto e tracciare una via nel cuore di ciascuno di noi, perché quel rifiuto sia cancellato e al suo posto prenda forma una vita che sia un "sì" incondizionato a Dio, gettando alle ortiche il rifiuto.

E' una missione, quella di Gesù, che sfiora ciascuno di noi, che abbiamo avuto il dono di averLo incontrato nel Battesimo e forse abbandonato subito.

Ma Gesù non si stanca mai di cercarci, anche oggi. Continuamente ci chiama, servendosi di tanti segni che tutti scorgiamo nella nostra vita. E chiama ancora.

Racconta Matteo: "Gesù cominciò a predicare e dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino. E mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare, perché erano pescatori.

E disse loro: Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme con Zebedèo loro padre, riassettavano le reti; li chiamò. Ed essi, subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la Buona Novella del Regno" (Mt. 4, 12-23).

A noi, tanto pigri nell'accogliere l'invito di Gesù a seguirLo, suscita stupore, grande stupore, leggere come questi chiamati, lasciano subito tutto e Lo seguono. Viene seriamente da chiedersi il perché di tanta nostra pigrizia nel seguirLo, anche se continuamente chiamati. Forse perché non siamo ancora riusciti a vedere in Gesù il tesoro nascosto, necessario alla vita, come sanno fare i veri discepoli ed i santi...forse attardati ed incuriositi dalla fiera delle vanità di questo mondo...o ancora peggio pronti a seguire cattivi maestri che ci portano da nessuna parte.

Oggi Gesù questo invito ce lo ripete attraverso queste parole. Cosa Gli risponderemo?

Credo proprio, carissimi, sia necessario dedicare un momento di riflessione su chi siamo, di che cosa veramente abbiamo bisogno e desideriamo e dare una risposta a Gesù, che ora si rivolge a me, a voi e ci dice: "Sèguimi". I primi apostoli accolsero l'invito "subito", E noi?

Mi piace offrirvi ancora una volta la preghiera di un discepolo meraviglioso di Cristo; che era il mio grande amico Card. Ballestrero: "Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? Lo so, non mi farai fare brutta figura: non mi farai sentire creatura che serve a niente, perché Tu sei fatto così.

Quando ti serve una pietra per la tua costruzione, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con infinita tenerezza, e lo rendi quella pietra di cui hai bisogno: ora splendente come un diamante, ora opaca e ferma come una roccia, ma sempre adatta al suo scopo. Cosa farai di questo piccolo ciottolo che sono io? Di questo piccolo sasso, che tu hai creato e che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza, con la forza invincibile del tuo amore trasfigurante?

Tu fai cose inaspettate, gloriose...Getti le cianfrusaglie e ti metti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavimento che nessuno vede, ma che sostiene lo splendore dello zaffiro o in cima ad una cupola che tutti guardano e restano abbagliati, ha poca importanza. Importante è trovarmi lì dove tu mi metti, senza ritardi. E io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servizio, per essere tempio della tua gloria" (Card. Ballestrero).

 

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