PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Lo sguardo degli uomini, lo sguardo di Dio

don Maurizio Prandi

V Domenica di Quaresima (Anno C) (13/03/2016)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 8,1-11

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Il cammino cominciato quattro domeniche fa giunge oggi al termine... domenica prossima già sarà il momento di entrare nella settimana santa. Un cammino fatto in ascolto di Dio e del nostro corpo (i cinque sensi), al quale manca soltanto la tappa dell'udito. Riassumo: l'olfatto, cioè saper riconoscere ciò che profuma di vangelo nella nostra vita; la vista, ovvero il saper guardare oltre che ci veniva proposto nella seconda domenica di quaresima; il tatto: il restare a contatto con la quotidianità, con le fatiche, con le domande di un popolo ma anche il saper dare speranza di un contadino che non coglie immediatamente i frutti dal suo albero; il gusto, il sapore delle relazioni dei rapporti all'interno della famiglia. Oggi quindi l'udito, che come accennavo ci permette di ascoltare la voce della misericordia. E' significativo che nella messa di oggi siano (in un certo senso) protagonisti i ragazzi della comunità dei discepoli che ascoltano e che al termine della messa riceveranno in consegna il vangelo. La voce della misericordia dicevo... che ci chiede ancora una volta di guardare avanti. Mi sembra questo il significato di tutte le letture ascoltate oggi: scribi e farisei sono i custodi della Legge: gli scribi sono gli interpreti, gli studiosi; i farisei sono quelli che la legge la difendono con una esistenza fedelissima e attenta a tutti i precetti, a tutte le prescrizioni, a tutte le virgole della legge, perché non ne cada nemmeno un apice della legge; quindi custodi di questo tesoro immenso che è la legge per Israele. Conducono da Gesù una donna adultera, quindi una donna che ha infranto la legge di Dio in uno dei suoi comandamenti fondamentali: «Non commetterai adulterio» (Dt 5, 18). C'è una lettura cristiana tradizionale di questo brano, che vuole vedere in questa donna non semplicemente una donna, ma l'immagine della Chiesa che non è garantita nel suo cammino di fedeltà a Dio e alla sua parola: quante volte vive questo peccato, l'abbandono del cammino proposto da Dio. Il rapporto tra Dio e il suo popolo, è un rapporto di matrimonio, un rapporto di alleanza, quindi di fedeltà; e rompere questo rapporto significa un peccato di adulterio.

Come accennavo siamo a conclusione della quaresima e oggi si conclude il cammino che la parola di Dio ha cercato di farci fare. In particolare l'ascolto delle ultime due domeniche si lega a quanto oggi ci viene proposto dalla Parola di Dio: nella terza domenica di quaresima, il padrone severo che vuole tagliare il fico è l'uomo: l'uomo vuole ‘tagliare' i peccatori. L'uomo ha un po' questa fissa: vuole tagliare; Dio ha invece un'altra fissa: ha pazienza e vuole la vita dell'uomo. Nella quarta domenica il personaggio chiave è il figlio maggiore; con quanta delicatezza il Padre lo prega: questo tuo fratello! Dio vuole la vita del peccatore; noi ‘tagliamo'. Nel testo odierno ci sono gli uomini che vogliono ‘tagliare' la peccatrice. La società deve essere pura e il male deve essere tagliato.

La seconda lettura in poche righe ci parla della vicenda di Paolo, un uomo religiosissimo ed in questo senso molto pericoloso!!! (Gesù ha lottato per tutta la sua vita contro gli uomini religiosi...). Religiosissimo, fariseo, rispettava in tutto e per tutto la legge, eppure era diventato violento e omicida. Anche la religione può diventare fonte di violenza se si presume di essere giusti. Bisogna recuperare il senso della nostra debolezza, e Paolo lo fa: era uno che davvero aveva fatto carriera, ma ad un certo punto si ferma ed ha l'occasione di guardare dentro di sé e getta nel cestino della spazzatura tutto il cumulo di riconoscimenti e di "gradi" vantati durante la sua "carriera" percorsa nel giudaismo. Si è messo tutto dietro le spalle e ha cominciato a guardare in avanti... anche per lui è stata scritta la frase che Gesù ha detto alla donna adultera: d'ora in poi... anche per lui si è aperto un futuro, anche per lui è balenata una promessa e per questo ci dice che vale la pena dirigere lo sguardo verso ciò che ci sta di fronte.

Nel vangelo, gli uomini, messi di fronte a se stessi, lasciano cadere le pietre e se ne vanno. Il fatto che Gesù ci inviti a riflettere sul nostro peccato è importante e lo dicevano i catechisti ai ragazzi che si preparano a ricevere la Cresima: che bello conoscere in Gesù un Dio che ti invita a non tagliare, a non giudicare, ma ad entrare dentro di te, a leggere la tua vita come necessitata di misericordia. Bello come Gesù, di fronte ad una pubblica accusa, di fronte ad un peccato manifesto, ci porti a stare in contatto con i peccati nascosti, occultati... i nostri peccati. Lo sbaglio del fratello come una occasione per fare il vero sulla nostra vita... Lo spirito comunitario, afferma don Daniele Simonazzi, nasce quando gettiamo giù le pietre e ci riconosciamo peccatori. Non possiamo vivere la Pasqua se non ci rendiamo conto del bisogno che abbiamo della misericordia di Dio (don Daniele Simonazzi). Un peccato che tutti gli uomini del vangelo, una volta capito quello che Gesù voleva dire loro se ne siano andati ed abbiano perso l'opportunità, l'occasione di sperimentare loro stessi la misericordia, il perdono... peccato che non abbiano ascoltato per loro e su di loro quelle parole: non ti condanno... và e non peccare più... eppure Gesù non li ha invitati ad andarsene, li ha invitati a scagliare la pietra (e quindi a riconoscere i loro peccati)... ma forse non reggono il contatto con la misericordia, forse si sono sentiti scoperti, forse per la prima volta hanno sentito una parola di verità sulla loro vita ed è troppo faticoso restare lì... o forse quel futuro c'è, anche per loro è cominciato un cammino quel giorno... chissà...

Ieri, durante l'incontro di catechismo con la comunità dei discepoli che ascoltano, parlando proprio del vangelo e di come sono nati i vangeli, dicevamo che chi poi ha messo per iscritto la vita e le parole di Gesù, non aveva un registratore o uno smart phone dotato di memo vocale, ma semplicemente avevano la loro memoria unita all'entusiasmo nato dall'incontro con qualcuno che parlava di Dio in modo assolutamente nuovo ed avvincente e dall'ascolto delle sue parole, straordinariamente belle, capaci di dare prospettiva e aprire al futuro quelle parole che aveva ascoltato dall'autore della prima lettura di oggi: Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi. Nel dire tutto questo ho chiesto loro di provare a fare un esempio scegliendo un brano di vangelo e di immedesimarsi in qualcuno che dopo aver incontrato ed ascoltato Gesù rientrava a casa e raccontava ai suoi quell'incontro e quelle parole... racconti belli dei ragazzi con i loro catechisti: la moltiplicazione dei pani, le nozze di Cana, il pastore che perde la pecora, il figliol prodigo, la pesca miracolosa... pensavo poi alla donna del vangelo di oggi... come avrà fatto il racconto di quel giorno... un giorno in cui pubblicamente era stata messa in mezzo dagli uomini, lei e il suo peccato... e poi era rimasta in mezzo, sola con Gesù, sola con l'amore di Dio, la sua misericordia, il suo perdono che apriva una strada nuova, un nuovo cammino...

Mi ha guardata... si... mi ha guardata... ma solo alla fine. Era seduto per insegnare ma quando mi hanno messo di fronte a lui è sceso ancora di più... con lo sguard, scrivendo qualcosa sulla polvere... ha poi alzato lo sguardo, ma non per guardare me, guardava gli uomini chiedendo loro di provare a giudicare prima la loro di vita che quella degli altri... e con il suo sguardo è sceso di nuovo e si è rimesso a scrivere. Poi finalmente, quando tutte le pietre erano cadute mi ha guardata e ho sentito il suo sguardo come uno sguardo di speranza, di misericordia, uno sguardo di perdono. Uno sguardo altro, uno sguardo diverso. Gli ho chiesto del perché soltanto alla fine mi abbia considerata... perché soltanto alla fine il suo sguardo si sia alzato verso di me... soltanto alla fine io sia esistita per lui...mi ha detto: " Non volevo che il mio sguardo si mescolasse con quello degli scribi e dei farisei che ti hanno portata qui... non volevo che il mio sguardo si confondesse con il loro. Fino a che loro ti guarderanno io non ti guarderò. Nel loro sguardo hai letto il giudizio, hai letto la condanna, hai letto il disprezzo lo scandalo, la distanza. Nel mio sguardo desidero che tu possa leggere altro: vicinanza, accoglienza, nel mio sguardo voglio che tu possa leggere la speranza che nutro per te, per la tua vita, finalmente luminosa. Nel mio sguardo desidero che tu possa sentirti amata per quello che puoi diventare... Neanch'io ti condanno, và e d'ora in poi non peccare più. E allora ci ho ripensato... è vero: sentivo, pesante come un macigno lo sguardo di questi uomini, ma mentre loro mi guardavano lui scriveva sulla sabbia (ho anche pensato che stesse scrivendo il mio peccato... meno male che non lo ha scritto sulla pietra che avevano passato anche a lui... sapete... quando si scrivono le cose sulla sabbia è più facile cancellarle...). Capite? Non mi guardava non perché non gli importasse di me, ma perché non voleva che potessi confondere lo sguardo di Dio con lo sguardo degli uomini. Mi ha guardata dopo, quando dai miei occhi era fuggita la paura... erano occhi pronti ad ascoltare lo sguardo di Gesù, uno sguardo che mi ha parlato di Dio Padre, del suo amore, del suo perdono... e del mio futuro.

 

Ricerca avanzata  (54156 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: