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TESTO Commento su At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35

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V Domenica di Pasqua (Anno C) (24/04/2016)

Vangelo: At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

La liturgia di questa 5a Domenica dopo Pasqua, offre alla nostra riflessione dei brani del Nuovo Testamento, che ci fanno capire come la Pasqua si rinnovi tutte le volte che il sacerdote pronuncia le parole con le quali il pane e il vino sono trasformati nel corpo e nel sangue del Cristo, il Servo sofferente, come descritto nei canti del Secondo Isaia. Se ciò corrisponde a verità, L'Eucaristia edifica la Chiesa come comunione di vita, perché associa la comunità dei credenti alla Missione pasquale di Gesù e coinvolge la Chiesa nell'impegno del Signore Gesù al servizio del Padre.
Questo concetto necessita di una realtà umana molto esigente e la vincola a collaborare attivamente alla salvezza del mondo.
Sorge pertanto spontanea la domanda se l'ufficio delle letture raccontano delle novità in fatto di ecclesiologia o meno.

Paolo e Barnaba, dopo aver attraversato le varie città dell'altopiano anatolico, diffondendo la "buona novella", riferiscono agli abitanti di Antiochia che, grazie a Cristo, è in atto nel mondo una forza che lo trasforma e chi vi aderisce incontra molte tribolazioni, perché per entrare nel Regno occorre "Restare saldi nella fede", ossia essere fedeli a caro prezzo. Ma c'è anche, all'interno della comunità una novità: la creazione dei presbiteri, i quali, in qualità di anziani, capi, guide, dovranno consolidare e stabilizzare il lavoro che Paolo e Barnaba hanno svolto, con la loro presenza, in quei luoghi. L'elezione di queste persone avviene dopo un periodo di preghiera e di digiuno perché solo così l'investitura verrà fatta dall'alto, come del resto avviene anche oggi.
Prima di ritornare ad Antiochia, gli apostoli, affidano al Signore, secondo alcuni, non solo le guide ma anche i semplici membri delle comunità, riconoscendo in Cristo l'unica e insostituibile Guida.
All'arrivo ad Antiochia, i missionari, fanno il resoconto del loro operato alla loro comunità, non già per declamare le loro conquiste, ma per documentare l'efficacia della Parola di cui si sentono 'ebed, come Cristo lo è del Padre.

Il Salmo 144 è un inno di lode al Signore e ne celebra la regalità, la grandezza, la bellezza, la misericordia, l'amore infinito: " Paziente e misericordioso...lento all'ira e ricco di grazia...buono verso tutti...la sua tenerezza si espande su tutte le creature". " Tutte le tue opere", in concomitanza del coro benedicente dei fedeli, non fanno altro che, manifestare la gloria splendida del tuo Regno, l cui durata è eterna.
Questo è uno dei salmi che maggiormente deve essere pregato, per lodare e ringraziare Dio dei benefici elargiti per mezzo della Pasqua dell'unigenito di molti fratelli.

La seconda lettura offre alla nostra attenzione un'altra novità: il rinnovamento di tutte le cose con la realizzazione della profezia di Isaia ( Is 65, 17 ss.). In questo brano dell'Apocalisse vengono eliminati tutti gli elementi negativi che ha fatto dell'umanità una comunità di peccatori: Babilonia, ribelle e orgogliosa scompare nelle sue rovine, Gerusalemme nuova, per dono divino, acquista nuova vita e L'apostolo che Gesù amava la vede " discendere dal cielo".
La città santa diventa segno della nuova all'alleanza di amore " come una sposa adorna per il suo sposo". Dio-sposo torma a piantare la propria tenda in mezzo al suo popolo e una volta tornato al suo posto asciuga, dal volto della posa, le lacrime, così essa può contemplarlo come creatore della vita, quale egli è fin dall'eternità. In questo mondo nuovo, quale è questo dopo la resurrezione non c'è più posto per la morte.

Il brano del vangelo che ci accingiamo a meditare riporta alcune parole d'addio di Gesù rivolte ai suoi discepoli. Il brano in questione, tratto dal vangelo di Giovanni 13,31, inizia con l'uscita di Giuda dal cenacolo a cui fa seguito il discorso di Gesù: " Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui". C'è da chiedersi dove è il luogo dove "ora" va il Signore giacché nello stesso capitolo ma al versetto 30 è scritto che Giuda "preso il boccone, subito usci. Ed era notte". Altra considerazione da fare è che tutti "i discorsi di addio" avvengono di notte. In Giovanni la notte ha una duplice rappresentanza: momento più alto dell'intimità sponsale e momento di estrema angoscia, di disperazione, di confusione, di disordine morale e intellettuale.
Per noi come per i discepoli "era notte" può significare che quando Gesù è assente nella nostra vita, in noi e nelle nostre comunità fa capolino l'esperienza dell'angoscia e della sofferenza. Ma "Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato" significa anche che l' "ora" della croce è l' "ora" della massima manifestazione della verità, infatti altrove è detto "Io sono la verità..."
Se da un lato Giuda entra "ora" nella notte, dall'altro Gesù, proprio "ora" si prepara alla gloria, poiché il tradimento di Giuda rende cosciente Gesù che la sua morte sarà, di li a poco, gloriosa; è l'"ora" nella quale sul mondo, per mezze della gloria del Figlio, risplenderà anche la gloria del Padre.
La gloria del Figlio consiste nell'estremo amore per tutti gli uomini, anche per coloro che lo tradiscono, perché il tradimento di Giuda non è l'atto di un singolo ma simboleggia quello di tutta l'umanità infedele alla volontà di Dio Padre.
In un certo modo il tradimento di Giuda offre a noi la possibilità di conoscere meglio l'identità di Gesù e la sua predilezione per i suoi perché davanti ai suoi occhi e al suo cuore noi siamo e saremo sempre i sui amici.
Gesù, in attesa del suo definitivo ritorno, vuole essere amato e servito nella persona dei fratelli, che sono il suo sacramento. Il che vuol dire uscire da me per farmi prossimo a chiunque ha di me bisogno, cominciando dal mio più prossimo.

Revisione di vita
- Il nostro amore per i fratelli è proporzionato direttamente all'amore per Cristo?
- So riconoscere il Signore presente nella persona del fratello e/o della sorella?
- La carità dà significato alla mia vita?
- La mia riconoscenza al Signore che per me è venuto a farsi servo (?ebed) è evidente?

Efisio e Marinella Murgia di Cagliari

 

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