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TESTO Lodate il Signore, invocate il suo nome

don Walter Magni  

V domenica di Quaresima (anno C) (13/03/2016)

Vangelo: Gv 11,1-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Il ritorno alla vita di Lazzaro, della sua resurrezione (Quinta domenica di Quaresima, 13 marzo 2016), avviene a Betania, piccolo borgo alla periferia di Gerusalemme, dove Gesù Si rifugiava, ritrovando una famigliarità carica di accoglienza e consolazione.
Nella casa di Betania (casa del pane) c'era l'amico Lazzaro, l'ascolto attento di Maria, il profumo e la fragranza del pane impastato da Marta.

"Sorella morte"
Ma ecco che una notizia cominciava a circolare a Betania: Lazzaro sta morendo. L'avvento di certe malattie generano panico, smarrimento. Tacciono le parole e nel silenzio certe domande non trovano più risposta. Soprattutto se abbiamo a che fare con certe malattie che intuiamo essere l'anticamera della morte. In questo contesto l'evangelista Giovanni nota introducendo che "Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro" e la fretta delle due sorelle nel far sapere a Gesù che "colui che tu ami è malato".
Presi oggi da manie salutiste e dal miracolismo della medicina, dimentichiamo di circondare i nostri malati e i nostri anziani di un affetto sincero e consolante. Soprattutto ci stiamo dimenticando di riferirci in modo esplicito e diretto a un amico come Gesù. Non per chiederGli chissà quale intervento miracoloso, ma per gustare il dono inestimabile della Sua presenza anche in certe circostanze tribolate e difficili della vita.
Un proverbio dice che "quando non se ne può più, si torna al buon Gesù". Anche in questa invocazione estrema di Lui c'è qualcosa di saggio e di vero. Torna alla mente quanto diceva il card. Martini, affaticato dalla paura della morte: "Mi sono riappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle uscite di sicurezza. Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio" (in CorSera, 3/10/2008)

La forza dell'amicizia
Gesù e Lazzaro sono amici. Tanto che, stando al Vangelo, Gesù lo fa risorgere strappandolo alla morte, in ragione di questo legame. Perché Gesù è un amico sul quale puoi contare. A Lui ti puoi rivolgere senza giri di parole, andando dritto alle questioni che contano. Dentro di Lui le dinamiche dell'amicizia vanno dal cuore alla mente, seguendo dinamiche difficili da descrivere a parole. Come quando si dice con grande verità che "Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro", ma che nello stesso tempo, "quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava". Per un verso, Gesù Si trattiene due giorni - solo le profondità del Suo cuore custodiscono il momento giusto per raggiungere Lazzaro morente -; per un altro, d'improvviso sente che è giunta l'ora d'incontrarlo. Senza alcun calcolo su di Sé, seguendo una modalità un po' temeraria, decide di partire: "poi disse ai discepoli: ‘Andiamo di nuovo in Giudea!'. Addirittura accetta che velatamente Marta è Maria Lo rimproverino, senza che esse possano perdere la Sua fiducia. In loro è incrollabile la certezza che "qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà".
Forse non riusciremo mai a spiegare cos'è la resurrezione. Neppure riusciremo a dire quando e come potrà avvenire un evento di tale portata. Un fatto è però evidente e chiaro: Gesù per amicizia, per amore è disposto a tutto. Anche a riportare in vita un amico, del quale la morte s'era ormai impossessata ("da quattro giorni").

Fede e pianto, insieme
Colpisce anche un altro fatto: la coesistenza della fede con questo intenso pulsare d'emozione e di pianto. Come se questo racconto ci aiutasse a sbarazzarci da certi pregiudizi, da certe forme educative alla fede che facevano coincidere la virtù con l'assenza dei sentimenti e delle emozioni. Come se la fede in Dio potesse coincidere con l'indifferenza ne confronti di tutto ciò che è relazione umana. Gesù che ama e piange ci insegna a prendere le distanze da queste deformazioni della fede. Qui, invece, la fede si mescola col pianto, è impastata di pianto. Piangono le sorelle dopo aver confessato la fede in Gesù, il Maestro e amico. Piange Gesù, pur sapendo che il Padre sempre L'ascolta. Come se avere il dono della fede e piangere fosse la stessa cosa. Perché anche in Gesù fede e pianto si uniscono, compiendo il miracolo dell'amore e dell'amicizia. Perché Gesù è un amico che non sa stare fuori, come gli amici di Giobbe che lo riempiono di parole. Vuole entrare nelle situazioni: Si commosse, Si turbò, "scoppiò in pianto". Piuttosto Gesù è un amico che ti porta fuori dalla casa della desolazione. Ti fa guardare oltre, prolungando la visione. Facendoti sognare persino la bellezza della gloria di Dio: "se credi, vedrai la gloria di Dio". Non si rassegna alle parole di morte, tracciando segni di vita sul volto di chi incontra.
Un compito che ci resta tra le mani: "disseppellire Dio nei cuori devastati", come diceva Etty Hillesum, stando in un campo di concentramento. Perché un amico come Gesù, mentre piange ti vuole sbendare, ti fa camminare, ti libera da ogni legame opprimente. Persino dalla morte.

 

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