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TESTO Commento su 1 Cor 10,1-6.10-12

Monastero Domenicano Matris Domini  

III Domenica di Quaresima (Anno C) (28/02/2016)

Brano biblico: 1Cor 10,1-6.10-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Collocazione del brano

Paolo nel capitolo 8 aveva esortato i Corinti a non mangiare le carni sacrificate agli idoli e poi vendute sul mercato, per non confondere i fratelli più deboli nella fede, che avrebbero pensato a un ritorno dei cristiani ai riti pagani. Paolo stesso si offre come esempio in questo, sollecito della fede e della perseveranza di tutti i fratelli in Cristo. Prendendo spunto da ciò, nel capitolo 9 parla di sé e delle fatiche che sostiene per la diffusione del Vangelo. Non lo fa per vantarsene, ma per ricordare ai suoi interlocutori di quanto sia importante il suo lavoro e che anche loro devono seguire il suo esempio. Ora nel capitolo 10 ricorda come Israele fosse il popolo eletto, ma che a causa della sua testardaggine è stato respinto da Dio, che ha donato la sua benedizione a un altro popolo, quello dei cristiani. Tutto ciò per ricordare ai Corinti e anche a noi, che la vicinanza del Signore non è scontata, richiede di essere accolta e vissuta con gioia.

Lectio
1Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare,
Paolo nel versetto precedente aveva scritto che come un atleta si manteneva in allenamento per non correre il rischio di essere squalificato. Ora ricorda le prerogative del suo popolo, i suoi padri, che invece, proprio perché si cullavano nella predilezione di Dio per Israele, erano stati squalificati. Non vuole lasciare nell'ignoranza i Corinti perché provenendo dal paganesimo non potevano conoscere la storia di Israele. Tutti gli Israeliti avevano fatto delle esperienze straordinarie, erano stati salvati da Dio. Gli elementi di questa salvezza sono: la nube che è la presenza del Signore alla guida del suo popolo e poi sull'Arca dell'Alleanza. Vi è poi il passaggio del Mar Rosso.

2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, 3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.
Paolo rilegge i fatti dell'Esodo come un cammino catecumenale. Il passaggio del Mar Rosso viene letto da Paolo come un battesimo, la manna nel deserto come l'eucaristia. E' sorprendente poi che Paolo introduca la presenza stessa di Cristo nell'Esodo. L'apostolo riprende una leggenda rabbinica secondo cui la roccia dalla quale sgorgava l'acqua seguiva il popolo nel suo muoversi nel deserto. Tale roccia fu interpretata come la sapienza di Dio e quindi per Paolo fu facile identificarla con Cristo.

5Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Tutti fecero esperienza della salvezza e della vicinanza di Dio, ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio, poiché si era ribellata a Lui nel deserto. Chi si allontana dalla vita trova dunque la morte.

6Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
La storia di Israele prefigura quella della Chiesa. Le vicende passate devono servire come ammonimento per il presente. Vi sono degli errori che gli Israeliti hanno fatto e in cui anche i credenti di tutti i tempi possono cadere. Come fare per non cadere in questi errori? La prima risposta è di non desiderare cose cattive. Seguono i versetti 7-9 che la liturgia di oggi non ci fa leggere, che riportano i principali peccati di Israele: l'idolatria, una sessualità disordinata, la mormorazione e la provocazione nei confronti di Dio e di Mosè. Tutti peccati da cui anche i Corinti venivano attratti, soprattutto i primi due, poiché facevano parte del loro passato di pagani.

10Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore.
Anche il terzo peccato però poteva interessare i Corinti, soprattutto coloro che si facevano forti dei propri doni carismatici (dono delle lingue, di stati estatici...) e pensavano di essere più importanti degli altri all'interno della comunità. Chi mormora e non vuole rimanere con il Signore diventa vittima dello sterminatore. Nella mentalità ebraica questo personaggio era il demonio che portava in sé le minacce e le malattie del gregge. I riti più antichi della Pasqua (il cospargere di sangue le entrate delle case e delle tende) servivano appunto per scongiurare la sua azione. Lo sterminatore dunque è Satana che alletta i credenti ma poi li fa suoi schiavi.

11Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.
La storia di Israele serva quindi ai fedeli di Corinto come avvertimento. Chi si discosta da Dio non ha scampo. Per Paolo l'impegno a rimanere nel Signore era ancora più urgente poiché pensava che il ritorno di Gesù nella gloria fosse imminente. L'impegno però rimane urgente per tutti, poiché la scelta per il Signore si può fare solo finché dura la nostra vita, che anche se lunga è pur sempre un tempo limitato.

12Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
Il nostro brano dunque termina con l'invito a stare in guardia. Si tratta di un'auto-valutazione molto importante. Chi è che crede di stare in piedi? Colui che si basa solo su se stesso e sulle proprie forze. Valuti bene da dove viene la sua sicurezza, se la sua forza è davvero tale. Stia attento a non cadere nel peccato, soprattutto in quello dell'orgoglio.

Meditiamo
- Mi capita mai di non capire l'agire del Signore nella mia vita e di mormorare contro di Lui?
- Ci sono delle cose di cui vado fiero/a e penso che siano solo merito mio?
- Mi è mai capitato di fallire in qualcosa? Come ho reagito? A chi ho dato la colpa?

 

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