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TESTO Commento su Luca 13,1-9

Omelie.org - autori vari  

III Domenica di Quaresima (Anno C) (28/02/2016)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di don Eduard Patrascu

„Se non vi convertirete..."

Basta accendere la televisione o navigare su un qualsiasi sito di informazione per trovare immediatamente notizie riguardanti guerre, stragi, bambini sfruttati o addirittura uccisi ingiustamente, distruzione di chiese o di altri centri normalmente adoperati per la crescita o l'educazione delle persone, interminabili notizie di catastrofi e, tragicamente, tanta morte. Ed è logico che una persona normale si chieda: "Perché avvengono queste cose? Perché tutto questo male?".

É la domanda che che si ritrova anche dietro ciò che "alcuni" raccontano a Gesù nel vangelo di questa domenica. Per la verità, la questione posta da costoro va molto oltre: non è solo una normale domanda umana, direi che sotto-sotto, gli interlocutori di Gesù vogliono capire di quale colpa (peccato) si erano resi responsabili coloro che erano stati crudelmente uccisi da Pilato, mentre - sembra - offrivano un sacrificio a Dio. In termini odierni: erano stati uccisi mentre pregavano. Un po' alla stregua di tanti cristiani uccisi mentre celebravano. La domanda fatta è profondissima: tocca non solo la sola condizione umana, ma tocca Dio.

Verrebbe a chiedersi come mai Dio permette, persino durante la preghiera, che vengano uccisi i suoi?

Gesù non dà la risposta, o almeno non la risposta che quegli alcuni si aspettavano. I suoi interlocutori erano forse persone simili a tante che ancora oggi cercano quasi disperatamente episodi, motivi per giustificare la loro non-volontà di non credere o di non-pregare perché se avvengono queste cose di fatto Dio non protegge, dunque non esiste!(?) Oppure, magari, erano delle persone che cercavano davvero Dio, e facevano fatica a comprendere come mai avvengono tali cose. Chi lo sa? Fatto sta che Gesù ribalta la loro provocazione, e indirizza la loro attenzione al significato che può avere per la loro vita, meglio, la loro fede. Anzi, rafforza la loro perplessità portando un'altro esempio di disgrazia: delle persone che erano state schiacciate dal crollo della torre di Siloe. La risposta (che, di fatto, è una domanda provocatoria) di Gesù non nega l'eventuale peccato dei personaggi colpiti dalle due disgrazie ma, allo stesso tempo, non dice neanche che erano del tutto senza peccato.

Sicuramente Gesù vuole rompere l'equazione "azione umana - reazione divina". É un po' come fa nell'episodio del cieco nato in Giovanni 9, dove afferma esplicitamente: "non ha peccato né lui, né i suoi genitori. Ma è così perché si possa vedere in lui le opere di Dio".

E a quale opera di Dio Gesù potrebbe riferirsi? Ebbene, lo possiamo capire dalle stesse parole di Gesù: "Non erano più colpevoli degli altri galilei oppure degli abitanti di Gerusalemme. Ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo". Ecco allora che le disgrazie, il male, i catastrofi, la morte - anche se rimangono cose da condannare e adoperarsi perché non avvengano mai - possono diventare, per qualsiasi persona umana di buona volontà, una bella occasione di tornare a Dio o, come direbbe Gesù, di "convertirsi".

La conversione è sempre la grande opera di Dio nella vita dell'uomo. La testimonianza di tanti peccatori convertiti mostra l'immensa gioia, la pace del cuore e l'indicibile serenità che "il tornare al Padre" produce. Ma anche le cosiddette "piccole conversioni", che avvengono nel cuore dei fedeli praticanti, sono grandi opere di Dio, anche se noi non possiamo considerarle nella loro totalità.

Dio sceglie tanti metodi, episodi - belli o meno - per svegliarci dal sonno dell'abitudine, del peccato. Tocca a noi lasciarci provocare e capire che tutto "avviene come segno" per noi. Allora preghiamo il Signore che ci preceda con la sua grazia e noi possiamo non tanto capire il mistero del male, quanto lasciarci provocare da esso per purificare il nostro cuore e fare spazio a Lui. E magari non fare la domanda "perché succedono tali cose?", ma "cosa posso imparare io da tutto ciò che avviene nel mondo?".

 

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