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TESTO Salvaci, Signore, nostro Dio

don Walter Magni  

III domenica di Quaresima (anno C) (28/02/2016)

Vangelo: Gv 8,31-59 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».

48Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». 49Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. 51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Siamo alla domenica di Abramo (III di Quaresima, 28 febbraio 2016). Come abbiamo ascoltato dal lungo brano evangelico, Abramo è un riferimento decisivo nella discussione di Gesù con un gruppo di Giudei che avevamo cominciato a dargli credito. Prendiamo le mosse anche noi dalla fede di Abramo, volendo arrivare a credere in modo più convinto in Gesù, Figlio di Dio e nostro Salvatore.

La fede di Abramo
Ebrei, cristiani e islamici venerano ancora oggi Abramo come Padre della fede. Che sta alla radice della loro religiosità. Anche se lungo la storia queste stesse religioni si sono molto diversificate. Ma nessuna categoria religiosa riuscirà mai a descrivere in modo adeguato la relazione di Abramo col suo Dio. Il rischio della semplificazione quando si ha a che fare con Dio è sempre in agguato. Perché Dio sta prima e oltre quello che siamo e non può essere racchiuso da qualche nostra capacità descrittiva. Piuttosto, anche nel caso di Abramo è molto più semplice cercare di prendere coscienza delle conseguenze che possono derivare da un incontro così intenso e singolare tra un uomo e il suo Dio. Abramo da quell'incontro ne è uscito trasmettendoci la realtà di un Dio unico, Creatore e Signore della sua vita e del mondo. Forte di questa fede, Abramo decide di rompere con la tradizione politeista del suo clan famigliare. E dopo che il Signore gli aveva detto: "esci dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò" (Gn 12,1), sperimenta una sorta di spaesamento. Non si appartiene più e si incammina verso una méta che solo il Signore gli avrebbe indicata più avanti. Propriamente il Signore gli dice: "Lekh lekhà", cioè: "vattene per conto tuo". Fidati di me e basta. E Abramo, come attraversato da una tensione spirituale unica e indicibile, parte e va. Abbandonando tutto e tutti. Si lascia ricostruire una vita, una famiglia, una terra. Forse anche consapevole che nessuno l'avrebbe compreso. Sicuro, come afferma Pascal, che "Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce".

Fondamentalismo religioso
L'errore nel quale cadono i Giudei che si erano messi a discutere con Gesù è il fondamentalismo. Come se dell'esperienza di fede di Abramo ricordassero non gli inizi, ma le conseguenze. Quel dopo che aveva avviato una spiritualità straordinaria, intessuta di orazione e di riti che ben presto si trasformano in liturgie solenni e celebrazioni suggestive. Sino a diventare l'anima religiosa profonda che si intreccia e si identifica col vissuto ordinario e quotidiano del popolo ebraico. Ma il punto è che i giudei che discutono con Gesù erano vittime di un irrigidimento, di un attaccamento alla forma della fede, alle sue formule. Dimenticando l'incipit, gli inizi mistici, indicibili della fede di Abramo. Si erano legati più a un'immagine stereotipa di Dio, che non ai tratti misteriosi e insondabili del Suo volto. Del resto, il pericolo del fondamentalismo ha toccato anche noi, quando ci siamo fissati sulla forma del cristianesimo, più che innamorarci del Dio di Gesù Cristo. E così certi irrigidimenti religiosi sono diventati anche nell'Occidente cristiano la premessa per le tante guerre di religione. Al punto che quando Gesù, nel vangelo odierno, ribadisce di venire prima di Abramo ("prima che Abramo fosse io Sono"), i Giudei reagiscono violentemente e Lo avrebbero lapidato se non si fosse nascosto prontamente. Altro è l'immagine di Dio e altro è il coraggio di restare al suo cospetto, accettando la sua imprevedibilità, come lo Spirito che è simile al vento e che soffia sempre dove vuole (Gv 3,8).

Riconoscere Dio
C'è ancora una affermazione importante che Gesù regala ai Suoi interlocutori: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Diventa decisivo domandarsi se il Vangelo è una realtà liberante, che realizza e rende più umani, oppure si tratta di un messaggio illusorio. L'aver incontrato Gesù è stato un guadagno o una perdita? Un peso o una liberazione? Un Dio generico e astratto o Qualcuno che ti cambia la vita come è capitato ad Abramo? Alle nuove generazioni un Dio tappabuchi non interessa più. Preferiscono stare in un mondo indifferente e vuoto. Perché "Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e non solamente nella sofferenza; nell'agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo - Egli è il centro della vita, e non è affatto venuto apposta per rispondere a questioni irrisolte" (D. Bonhoeffer, Resistenza e resa). Se cominciassimo a ritenere Gesù una persona amabile e affidabile? Al quale ci si può affidare, del quale ci si può fidare? Forse qualcosa ci trattiene dal dire ad alta voce che Lo amiamo alla follia come ci insegnano i santi, ma già accettare di volerLo prendere in seria considerazione, ascoltando quello che dice, sarebbe un gran passo. Egli S'inoltrerebbe nella nostra esistenza e noi nella Sua. Nel rischio di un incontro ne potrebbe scaturire un capolavoro.

 

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