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TESTO Commento su Gen 15,5-12.17-18; Lc 9,28-36

Carla Sprinzeles  

II Domenica di Quaresima (Anno C) (21/02/2016)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Il cammino quaresimale che ci viene proposto quest'anno ha sullo sfondo il tema della relazione tra Dio e l'uomo: una relazione che si basa sulla fiducia.
Gesù è al centro della vita cristiana: con il suo volto trasfigurato media la vicinanza di Dio e la relazione che dà valore alla nostra esistenza.
Gesù ci rivela il Padre e rivela la nostra destinazione eterna.
Non possiamo non aprirci alla gioia e alla fiducia, oltre e nonostante i limiti di cui la vita terrena è segnata.

GENESI 15, 5-12. 17-18
La prima lettura ci presenta Abramo.
Ha lasciato le sicurezze, non ha più le spalle coperte, come il giovane che inizia la sua vita da adulto. Ma crede che "Dio provvede". Essere perfetti significa diventare se stessi, l'immagine di Dio che si è. Ci vuole un'intera vita per imparare ad abbandonare gli idoli schiavizzanti e svegliarsi al Dio presente nel profondo. Non è istantaneo. Solo poco a poco, tra gioie e dolori, capisco gradualmente chi sono e ciò che debbo abbandonare per entrare nella libertà dell'amore.
La scelta fondamentale di Abramo consiste nella fiducia che pone nel Dio che provvede.
Proprio questa fiducia industruttibile ci manca.
La scelta fondamentale di Abramo consiste nella fiducia che pone nel Dio che lo benedice, che lo ama, che provvede.
"Abramo credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia".
La fiducia, la fede, sono il primo passo verso l'amore, verso la libertà.
La sua fede gli è accreditata come giustizia, vale a dire che la sua storia diventa a poco a poco, quella del Dio santo. Da quel momento, perché è risvegliato alla voce interiore, collabora con il Signore. Cammina con Dio, sapendo che non è solo, che il Signore provvederà alle sue carenze.
La fede di Abramo non pone condizioni a Dio né a riguardo della discendenza, né riguardo al possesso della terra.
Il rito di alleanza che infatti Dio stipula con Abramo è proprio una celebrazione del rapporto di fiducia che lega i due contraenti: gli animali squartati, come segno imprecatorio di come possa essere ridotto chi non tenga fede al patto sancito.
E' interessante che da un lato Dio eleva Abramo ad una dignità di pari contraente, dall'altro indica la sproporzione tra i due contraenti, proponendo un atteggiamento di misericordia, o comunque di relazione gratuita da parte di Dio.
L'alleanza è conclusa dal Signore con Abramo: è unilaterale!

LUCA 9, 28-36
Oggi leggiamo nel Vangelo di Luca il brano della Trasfigurazione, è un'esperienza di preghiera. Le lingue antiche per descrivere esperienze interiori ricorrono a descrizioni esteriori relative al volto, al colore delle vesti, a simboli: Mosè ed Elia rappresentanti della legge e dei profeti della cultura del tempo di Gesù.
Cerchiamo di coglierne il messaggio e non fermarci sull'esteriorità dell'evento, come siamo portati a fare nella nostra cultura dell'immagine.
La preghiera che viene presentata oggi, avviene in una fase della vita di Gesù, in cui era iniziata la resistenza al suo annuncio, persino il rifiuto. E' un periodo critico per Gesù, tanto è vero che ad un certo punto chiede ai suoi discepoli: "Volete andarvene anche voi?".
Gesù soffriva per l'allontanamento di alcuni discepoli, del fatto che la gente non aveva più l'entusiasmo iniziale, soprattutto i sommi sacerdoti e gli anziani erano già orientati a eliminarlo, a ucciderlo, se avesse continuato in questa sua attività.
E' stata una preghiera di illuminazione, come dimostra il tema della luce: le vesti bianche, la luce che risplende!
L'illuminazione rende capace Gesù di valutare la situazione e di decidere "secondo i criteri di Dio".
Ricordate che Gesù pochi giorni prima a Pietro aveva detto: "Tu non giudichi secondo Dio, ma secondo gli uomini!", cioè seguendo i criteri dell'egoismo, del benessere, della difesa dei propri interessi.
Gesù porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, che dominati dalla tradizione, falliranno il loro seguire Gesù: non accettano la morte di Gesù.
Gesù li prese in disparte, li porta su un alto monte, segno della condizione divina, e fu trasformato davanti a loro: è Dio che lo trasforma, in lui l'azione creatrice, da parte di Dio, viene portata a compimento realizzando in Gesù un cambiamento luminoso!
Attraverso le immagini del sole, delle vesti bianche, l'evangelista vuole mostrare che la condizione dell'uomo che è passato attraverso la morte, non diminuisce la persona, ma la trasforma consentendole di manifestare tutto il suo splendore.
In questo episodio, l'evangelista anticipa gli effetti della morte in Gesù: la morte non ha distrutto Gesù, ma gli ha consentito di manifestare lo splendore, che durante l'esistenza non gli era stato possibile manifestare.
La morte, secondo i vangeli, non distrugge l'individuo, ma gli consente di liberare tutte le energie, quelle potenze vitali e di realizzarsi in maniera nuova.
La trasformazione inizia qui, durante questa esistenza.
Gesù sicuramente sul monte fa una specie di "lectio divina" per decidere cosa fare e difatti poi c'è la decisione di salire a Gerusalemme per far accogliere il Vangelo ai sommi sacerdoti.
Vedendo Mosè ed Elia conversare con Gesù, reagì Pietro: "Se vuoi, farò tre capanne, una per te, una per Mosè, una per Elia".
Pietro vuol fare la festa delle capanne, dove si ricordava la liberazione dalla schiavitù e il Messia sarebbe apparso e si sarebbe manifestato.
Pietro chiede implicitamente a Gesù di manifestarsi come Messia e mette al centro, come personaggio più importante Mosè.
Gesù viene a instaurare una nuova alleanza - lui non è più il servo di Dio, è il figlio.
Non sarà un'alleanza basata sull'obbedienza del servo, ma sulla somiglianza del figlio, Dio non chiederà più doni, ma presenterà un Dio che si offre agli uomini.
Lo Spirito Santo interrompe Pietro, la nube è l'immagine di Dio e dice: "Questi è il mio figlio" cioè quello che mi assomiglia, vedendo lui capite chi sono io.
Il Padre non si è compiaciuto in Mosè, non si è compiaciuto in Elia, ma in Gesù: "Ascoltate lui".
Gesù ha portato un'immagine di Dio Padre basato su un amore misericordioso e compassionevole.
"Restò Gesù solo", le sicurezze, che avevano riposto su Mosè ed Elia crollano.
"Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto".
Prima di poter parlare di questa esperienza, dovranno essere capaci di seguirlo sulla croce e comprendere che la condizione divina passa attraverso la morte.
Solo quando Gesù sarà resuscitato potranno parlare di quanto hanno esperimentato.
La luce interiore che ha ricevuto Gesù è stata tale per cui ha potuto decidere risolutamente di andare a Gerusalemme e gli apostoli l'hanno seguito, anche se non capivano bene che cosa sarebbe avvenuto.
Anche per noi potrebbe avvenire così!

Anche noi nel corso della vita potremmo cambiare di aspetto, non tanto per effetto degli anni, ma nella dolcezza e profondità.
Cerchiamo anche nel volto degli altri l'aspetto più vero e profondo!

 

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