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TESTO Commento su Rm 10,8-13

Monastero Domenicano Matris Domini  

I Domenica di Quaresima (Anno C) (14/02/2016)

Brano biblico: Rm 10,8-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,1-13

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».

5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

affinché essi ti custodiscano;

11e anche:

Essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Collocazione del brano
Cominciamo il nostro cammino di Quaresima con un brano della lettera di san Paolo ai Romani. Questa lettera è in pratica un piccolo trattato teologico che Paolo aveva mandato alla comunità di Roma per presentare se stesso, in vista di un suo viaggio nella città eterna. Roma, con la sua comunità già abbastanza organizzata, sarebbe stata un punto di appoggio per la missione che Paolo intendeva condurre in Spagna.
Nel capitolo 9 Paolo aveva trattato della sorte degli ebrei che non avevano aderito alla salvezza inaugurata da Cristo. Ora continua il discorso, ricordando che l'elemento fondamentale per ottenere la salvezza è la fede in Gesù Cristo, l'adesione alla sua parola.
Anche a noi oggi Paolo ricorda che la Parola di Dio è vicina a noi e che basta aderire a Cristo con la fede per avere la salvezza.

Lectio
Fratelli,8che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo.
Paolo apre il capitolo 10 dicendo che gli ebrei si sono costruiti una loro giustizia a partire dalla Legge, ignorando la giustizia di Dio. Ma il termine della Legge è Cristo e la giustizia non deriva più dalla legge ma dalla fede. Per sostenere le sue affermazioni Paolo cita Dt 30,14: Dio ha messo la sua parola "nella bocca e nel cuore" degli Israeliti, facilitando l'ascolto e l'obbedienza. E' interessante notare che queste parole riguardanti la giustizia che deriva dalla fede (e non dalla Legge) siano riprese dai discorsi di Mosè nel Deuteronomio. Ciò significa che anche agli ebrei era stata aperta la porta della fede, ma essi non hanno voluto entrarvi.
Questa Parola grazie alla predicazione di Paolo e dagli altri apostoli si è avvicinata anche a coloro che non appartenevano ad Israele.

9Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.
Non bisogna compiere chissà quale impresa per raggiungere la salvezza. Paolo in questi versetti si riferisce forse all'epopea di Gilgamesh, l'eroe mesopotamico che per raggiungere l'immortalità aveva scalato il cielo e camminato sulle acque dell'oceano della morte. Chi ha ascoltato la predicazione degli apostoli deve solo mettere in moto la sua bocca e riconoscere Gesù come il Signore, mettere in moto il suo cuore a credere che Dio lo ha risuscitato dai morti.
Il v. 9 è una formula tradizionale del cristianesimo dei primi tempi. Qui troviamo in modo sintetico tre dati importanti della fede cristiana: a) il duplice carattere di adesione interiore e di pubblica confessione esterna. b) il contenuto essenziale, cioè la signoria del risorto. c) l'efficacia salvifica della fede.

10Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Paolo sottolinea l'ultima affermazione poiché è fondamentale, nel cuore si crede e grazie a questa fede si ottiene di essere "giusti" davanti a Dio. Con la bocca si esprime all'esterno questa fede e si può ottenere la salvezza.

11Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso».
La fede non delude, qui Paolo riporta un versetto dal profeta Isaia (28,16) "Chi crede in lui non si turberà".

12Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.
Il testo biblico gli offre anche l'occasione per specificare che la fede è via alla salvezza per tutti gli uomini, siano essi pagani, siano giudei. Ogni discriminazione è superata da Cristo, proclamato nella risurrezione Signore dell'umanità intera. Privilegi e limitazioni religiose e morali non hanno più valore determinante: tutti gli uomini sono equiparati di fronte all'evento salvifico della risurrezione. Gli ebrei non hanno alcuni privilegio rispetto agli altri.

13Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Tutti possono attingere alla sua salvezza. L'unica cosa necessaria è riconoscere Gesù come il Signore e invocare il suo nome.

Meditiamo
- Ho mai sentito la Parola di Dio vicina alla mia bocca e al mio cuore?
- Mi è capitato di credere, ma di non affermare apertamente la mia fede?
- Cosa significa per me invocare il nome del Signore?

 

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