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don Walter Magni  

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I domenica di Quaresima (Anno C) (14/02/2016)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,1-11

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Dopo aver ascoltato l'evangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto (Domenica all'inizio di Quaresima, 14 febbraio 2016), potresti essere preso da un'intuizione, un'illuminazione del cuore che ti fa intravvedere una strada che potresti cominciare a percorrere. Come un desiderio di autenticità, di verità. Un bisogno irresistibile di tornare all'essenziale. Di nuovo nella condizione di fare chiarezza su ciò che sta prima e che viene dopo. Da cosa staccarsi e come impegnarsi.

Gesù messo alla prova
Anche gli ebrei hanno sperimentato qualcosa del genere quando, presi dalla nostalgia per tanti anni passati nel deserto, hanno inventato la festa della Capanna. Ancora oggi, nei giorni di Sukkot (Capanne), gli ebrei improvvisano accanto alla loro casa una piccola tenda. Riprovando così l'emozione di sentirsi ancora un po' nomadi, riparati da quella tenda, come ai tempi dell'Esodo. Un po' come dice oggi il Vangelo a riguardo di Gesù: "fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo". Deserto, come luogo di essenzialità, di evidente sobrietà e penitenza. Dove anche Gesù poteva ritrovare, con lucidità e libertà, il senso della Sua missione e della Sua azione. RimettendoSi in modo più chiaro in sintonia con la volontà del Padre, con i desideri più profondi del cuore di Dio. Ma il deserto si collega secondo il Vangelo anche all'esperienza della tentazione e della prova. Dove Gesù viene condotto "per essere tentato dal diavolo"! Espressione che un po' confonde, come ci fa pensare quando nel Padre nostro diciamo "e non ci indurre in tentazione" che pure dovremmo cominciare a tradurre "e non abbandonarci nella tentazione". Eppure resta vero che Gesù debba confrontarSi, sotto l'azione dello Spirito, con la tentazione. Perché il nostro Dio mette sempre alla prova chi ama. Perché infatti è "scritto: Il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se lo amate (Dt 13, 4), cioè per far conoscere a voi stessi se lo amate" (Agostino, Lettera a Proba). In fondo, altro non è che una prova d'amore, come diremmo anche noi.

Alla ricerca delle nostre tentazioni
Gli ebrei avevano anche compreso che, passando dall'esperienza del nomadismo a una situazione più sedentaria nella Terra promessa, s'erano abituati a certi condizionamenti: la seduzione delle cose, i vantaggi del successo, del potere e della conquista. Tornando così ad essere ancora schiavi di ben altri faraoni. Anche Matteo, col racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto di Giuda, fa sintesi di tutta una serie di situazioni che hanno messo alla prova Gesù, lungo tutta la Sua esistenza. Costruendo così un midrash, un racconto sapienziale mirato a consegnarci un insegnamento preciso. Mostrandoci che le tentazioni con le quali si è misurato Gesù non coincidono con quel cristianesimo moralistico che ha identificato la tentazione con tutto ciò che riguarda gli affetti e l'esercizio della sessualità. Le tentazioni di Gesù sono altrove. Non si tratta di sviare lo sguardo dai pericoli insiti in un cattivo uso della sessualità, ma di sintonizzarci anzitutto sul tipo di tentazione che anche Gesù ha sperimentato. Che se anche "‎non riesci a osservare i comandamenti non considerarti mai perso, non ti inacidire in modo moralistico o volontaristico. Ricorda: più a fondo, più in basso della tua vergogna o della tua caduta c'è Cristo. Volgiti a lui, lascia che ti ami, che ti comunichi la sua forza. È inutile che ti accanisca in superficie: è il cuore che deve capovolgersi. Non devi cercare nemmeno innanzitutto di amare Dio, ti basta capire che Dio ti ama" (O. Clément)

Le tentazioni che contano
In fondo si tratta di capire che, stando al Vangelo, le tentazioni più grandi sono quelle che tentano di indebolire e demolire la fede nell'unico Dio. Anzitutto sostituendo le cose a Dio. Quella sottile e voluta ignoranza che non distingue tra il bisogno di pane e il desiderio che va oltre il pane. Imparando a ritrovare un equilibrio tra il non rinviare certi bisogni e la capacità di coltivare certi desideri e certi sogni che pure costituiscono la trama profonda della nostra umanità. Penso al diritto e dovere di esercizio della ragione, all'importanza di certi principi e all'urgenza di certi diritti. Così sta scritto, infatti: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Poi c'è la tentazione del miracolismo: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati", suggerisce il diavolo a Gesù. È drammatico, anche davanti a certe situazioni complesse, forzare la realtà. Non attenersi ai fatti e ricorrere a spiritualismi surreali. Distogliendo lo sguardo dalla concreta situazione di chi ci sta davanti, senza compromettersi e senza pagare di persona. Non è la magia che risolve i problemi, non è la riaffermazione astratta dei principi, ma la fede, che, confidando in Dio, sa che Dio non abbandonerà mai i suoi figli. Infine, ecco la tentazione del potere: Se mi adorerai tutto questo sarà tuo, dice Satana a Gesù. Come tornare a digiunare anche nelle nostre chiese e nelle nostre comunità, da certe volontà di potenza, da certe supponenze, nel rispetto incondizionato e assoluto dell'altro?

Così si esprimeva nel Primo Testamento un Dio innamorato del suo popolo: "Ecco lo attirerò a me lo condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là canterò come nei giorni della sua giovinezza come quando uscì dal paese d'Egitto" (Os 2,16-17). Che Dio ci attiri ancora nel deserto.

 

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