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TESTO Commento su Is 6,1-2.3-8; Lc 5,1-11

Carla Sprinzeles  

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/02/2016)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Oggi la liturgia ci propone l'esperienza della fede.
Tutti noi iniziamo la vita con un atto di fiducia.
Quando noi abbiamo cominciato la nostra esistenza, la fiducia in noi è sorta dall'amore di quelli che ci stavano vicini e pian piano poi si è sviluppata.
Questo è il cammino necessario per tutti: se qualcuno non trova un clima tale di amore da suscitare fiducia, muore, proprio non nasce, non cresce. Questo è il cammino necessario per tutti.
All'inizio l'amore necessario per suscitare quella fiducia che permette di iniziare il cammino è molto poco, per cui il riferimento ai genitori e alle persone che sono accanto è sufficiente per crescere armoniosamente.
Ma poi, man mano che la vita procede, la forza necessaria per suscitare fiducia diventa sempre più grande, perché la vita chiede sempre di più e quindi deve offrire sempre di più.
L'offerta dei genitori a quel punto appare inadeguata, l'orizzonte si allarga. Ed è qui che spesso i meccanismi si inceppano, perché non sempre troviamo le persone, ambienti che suscitino la fiducia sufficiente, che offrono testimonianze adeguate al bisogno di credere, cioè di dare fiducia.
Credere, non significa ritenere vere determinate verità, ma consegnare la propria fiducia.
Nell'adolescenza il bisogno di credere diventa fortissimo, allora si aggrappano alla squadra sportiva o ad altro; c'è un bisogno assoluto di credere e si nota la falsità o l'insufficienza degli ideali proposti.
Chiediamoci quali ideali concreti, che noi viviamo, presentiamo alle giovani generazioni?

ISAIA 6, 1-2. 3-8
La prima lettura è tratta dal libro di Isaia, ci descrive la vocazione di Isaia da parte di Dio.
Il contesto è una scena solenne, che si ambienta nel tempio di Gerusalemme.
Tutto il contesto di questo incontro con il Signore esprime la distanza abissale tra Dio e l'uomo.
Il profeta la percepisce con una duplice sensazione.
Anzitutto la meraviglia perché i suoi occhi hanno visto il Signore e lui era ancora in vita!
In secondo luogo la visione della maestà di Dio gli fa percepire la sua condizione di impurità.
Si dichiara "un uomo dalle labbra impure" e un "carbone ardente" del fuoco divino lo purificherà.
Quando il Signre avanza la richiesta per un volontario che accetti il difficile incarico: "Chi manderò e chi andrà per noi?", Isaia offre la sua totale disponibilità: "Manda me!"
Ora che l'iniziativa divina ha preventivamente colmato la sproporzione avvertita dal profeta, le sue labbra sono in grado di reggere il difficile ministero: la sua autorità non sarà quella della propria persona, ma quella della Parola che egli dovrà portare.
Così anche noi in ogni liturgia impariamo a ripetere con Isaia: "Ecco manda me!", perché i nostri fratelli hanno bisogno di avere ideali che sappiano trasmettere la fiducia e attraverso di noi il Signore può arrivare a loro!

LUCA 5, 1-11
Nel brano del Vangelo che abbiamo letto, viene presentata la vocazione di Pietro.
Mentre Isaia riceve la sua vocazione in un contesto sacrale del tempio, la vocazione di Pietro avviene nella condizione feriale, quotidiana della sua professione di pescatore.
La Parola è al centro di tutti e due i brani.
Gesù proclama la Parola di Dio e i suoi discepoli continuano la sua missione.
I discepoli che lasciano tutto per seguire Gesù, sono essi stessi i segni dell'efficacia della Parola, che chiama e ottiene una risposta senza esitazioni e ripensamenti.
Gesù invita a prendere il largo e gettare le reti.
Gesù propone un contatto ravvicinato con Simone.
La risposta di Pietro suona come umile espressione di impotenza:"Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla!"
Pietro ha già frequentato Gesù e ha già esperimentato la potenza della sua Parola e si fida, si affida, essenziale connotazione di ogni atteggiamento di fede: "Sulla tua parola getterò le reti."
Come in tutti i segni compiuti da Gesù, tipo il vino a Cana, non si intende descrivere i particolari della pesca, ma i risultati sorprendenti che superano ogni attesa: le reti si rompono, due barche riempite fino all'orlo.
Pietro reagisce come Isaia, "uomo dalle labbra impure", che appartiene alla originaria esperienza del divino, del sacro: quel sentirsi al tempo stesso indegnamente sovrastati e perfettamente gratificati. Pietro si inginocchia dicendo: "Allontanati da me che sono un uomo peccatore!"
Gesù è venuto a dirci che l'amore di Dio è gratuito e non ce lo dobbiamo meritare!
Risponde: "Non temere!". Ancora oggi vogliamo essere noi i protagonisti e se vediamo che la vita ci propone cose che a noi appaiono più grandi di noi, ci lasciamo prendere dal panico!
Sentiamoci le parole di Gesù: "Non temere!"
Avviene qui la decisione: "Lasciato tutto, lo seguirono".
La decisione è la conclusione di un cammino, che è segnato da due atteggiamenti fondamentali nei rapporti che viviamo con gli altri: la fiducia e il riconoscimento del proprio peccato e limite.
Pietro ha fiducia in Gesù, è una fiducia condizionata dalle sue esperienze.
Eppure dice: "Nel tuo nome getterò le reti!"
E' quell'atto di fiducia che consente un'esperienza straordinaria: non è tanto il fatto di prendere molti pesci,è l'esperienza della forza che aveva la parola di Gesù.
Dopo la sua predizazione, l'invito che gli aveva fatto, è l'esperienza di qualcosa di più grande.
In tutte le vite delle persone umane, ci sono momenti di questo tipo, cioè momenti in cui copriamo una forza più grande, che in determinate condizioni possono fiorire nella nostra vita.
Certo è richiesta una fiducia nell'energia, nella forza che sostiene tutti, chi crede e chi non crede. Quando parliamo di fede in Dio, parliamo di questa esperienza: la fiducia che il Bene che è in azione quando noi amiamo è più grande della realtà che noi siamo, è più grande del bene della persona che incontriamo: c'è un bene più grande, che può diventare in noi amore nuovo.
Questa verità, può diventare luce, scoperta del significato della vita.
La nostra vita è attraversata da un Amore più grande di quello delle creature, ma che non ci perviene se non è espresso dalle creature che noi incontriamo.
E' questo il gioco della relazione: Pietro scoprì che accanto a lui c'era una persona che esprimeva una potenza più grande.
"Allontanati da me, io sono un peccatore!"
E' strano che un rapporto inizi con la domanda di un allontanarsi.
Anche nel rapporto con le persone è necessario che arrivi questo momento in cui si supera l'illusione dell'idolo, cioè si scopre l'insufficienza nostra, ma anche della creatura, perché si scopre la grandezza che si esprime. Ma è la grandezza di Dio che si esprime negli altri.
Il nostro rapporto con gli altri è basato su una realtà più grande, che rende possibile la bellezza, la verità, il bene di ogni persona.
Quando amiamo qualcuno gli doniamo oltre al nostro bene, un Bene ancora più grande.

Amici, so che in alcuni momenti è molto difficile, ma occorre allenarsi nelle piccole e grandi cose ad abbandonarsi alla vita.

 

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