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TESTO Coraggio, prontezza e umiltà

don Michele Cerutti

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/02/2016)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Questa domenica ci riferiamo al volto di chiamati.
Il brano dell'Antico Testamento ci presenta il primo Isaia. Gli eventi che fanno da sfondo all'opera di Isaia sono principalmente la guerra siro-efraimita (736 circa). Isaia inizia la sua opera pubblica verso la fine del regno di Ozia, re di Giuda, attorno al 740 a.C. A quel tempo, l'intera regione siro-palestinese è fortemente minacciata dall'espansionismo assiro. In particolare, il giovane successore di Ozia,, è Acaz, vassallo del re assiro Tiglat-Pileser III, come anche molti principi vicini, fra cui il re di Israele Pekach e il re di Siria Rezin. Questi ultimi due re tentano di ribellarsi al giogo assiro raccogliendo una coalizione di principi locali, ma poiché Acaz non sembra voler correre tale rischio, essi gli muovono guerra nel tentativo di sostituirlo con un personaggio a loro vicino. Acaz è preso da dubbi e timori, ma Isaia gli porta la consolante parola divina, assicurandogli che la fedeltà al re assiro gli risparmierà la catastrofe che invece toccherà ai suoi nemici.
È in questa fase che si colloca il cosiddetto libretto dell'Emmanuele, in cui Isaia annuncia ad Acaz la nascita del suo primo figlio (il futuro re Ezechia) come segno della benevolenza di Jhwh; questo brano è stato successivamente interpretato dalla tradizione cristiana come annuncio della nascita di Gesù. Da questo comprendete le remore iniziali di Isaia a essere profeta e come il Signore vuole infondere coraggio a questi perché sostenga la sua funzione profetica. Rispondere alla chiamata del Signore richiede coraggio davanti alle sfide che ci vengono proposte.
Teniamo conto del contesto di povertà religiosa che stiamo vivendo. Davanti a questa povertà, che porta all'incomprensione di chi annuncia la verità, non bisogna assolutamente spaventarci. Tutti in forza del battesimo siamo invitati a indicare Gesù e la verità del Vangelo. Questa domenica non stiamo ascoltando brani che riguardano religiosi, religiose e sacerdoti, ma tutto il popolo di Dio.
Elemento importante nel rispondere alla chiamata del Signore è l'umiltà. Paolo si definisce "aborto di Dio". Questa espressione mette in evidenza come Paolo si sente piccolo di fronte a quella grazia che gli è stata riversata. Umiltà affermata in quella comunità di Corinto che influenzata dalla cultura greca cercava sempre grandi oratori. Paolo si presenta come piccolo strumento nelle mani di Dio.
Penso a Madre Teresa di Calcutta e all'umiltà provata nel definirsi piccolo strumento nelle mani del Signore. Penso al Curato d'Ars che si definiva il "somaro" di Dio. E' Dio che fa nella nostra vita direbbe don Guanella.
Dal Vangelo impariamo, invece, la prontezza nel rispondere alla chiamata ad un servizio. Quante volte abbiamo sentito risuonare il brano di Luca 5. I discepoli pronti a lasciare tutto e a mettersi in gioco nel seguire Gesù. Titubanze, calcoli sono messi da parte. Chi conosce l'amore non può che buttarsi e immergersi in questo.
I martiri sono la risposta estrema a questo amore. Il loro sangue effuso ci dovrebbe interpellare anche oggi. Il sangue dei martiri cristiani in Siria, in Nigeria e in tante parti del mondo dovrebbe scuoterci e invitarci a essere pronti a rispondere a questo amore così grande che ci continua a chiamare per essere annunciatori di una verità e di una luce che vuole avvolgere.

 

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