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TESTO Commento su Matteo 2,19-23

don Michele Cerutti

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (anno C) (31/01/2016)

Vangelo: Mt 2,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 2,19-23

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

La domenica della Sacra Famiglia ci aiuta a scoprire la grandezza di questo istituto così centrale nell'esperienza di vita cristiana. Contemplando l'icona della Famiglia di Nazareth il nostro pensiero corre subito a questi eccezionali genitori. Maria da un lato, Giuseppe dall'altro offrono al panorama che oggi ci si presenta il modello di famiglia a cui tendere.
Non possiamo che rimanere sconcertati nel dibattito che si presenta in questi giorni sulla legge Cirinnà che è una vera e propria aberrazione. Come si fa a concepire l'utero in affitto? E' qualcosa di inconcepibile che il corpo di una donna possa essere preso in affitto. Non può esistere. Il matrimonio tra uomo e uomo o donna e donna è un controsenso
E' un controsenso già in essere perché l'etimologia della parola matrimonio deriva, senza dubbio, dall'unione di due parole latine: mater (matris, nella forma del genitivo) = madre e munus = compito, dovere. Infatti, secondo il diritto romano, era compito prettamente materno dare legittimazione alla prole nata dall'unione biologica dei genitori. Così ricondotto il termine alla sua etimologia, risalta in maniera ancora più evidente, l'importanza della finalità procreativa, che è insieme a quella affettiva/sentimentale, una componente costitutiva ed essenziale del matrimonio.
E' un controsenso perché attribuendo il valore del matrimonio a due persone dello stesso sesso che vogliono mettersi insieme si vuole anche riconoscerne il diritto al figlio ottenuto per lo più con espedienti inaccettabili. Il bambino necessita della complamentarietà che solo una madre e un padre possono garantire anche nel caso in cui i due dello stesso sesso volessero al bambino o alla bambina un bene enorme. Siamo davanti a un crinale dei costumi che non possiamo accettare e porgere dei grossi margini diventa necessario.
Circa la regolamentazione delle unioni civili, è necessaria perché lo Stato italiano giunga per via legislativa a definire tutte le forme di convivenze, occorre non generare equivoci e non assimilare due istituti profondamente diversi come il matrimonio tra un uomo e una donna e altre tipologie di convivenze. Sulla questione dei minori, al di là e al di sopra dei desideri degli adulti, occorre affermare la profonda convinzione che devono essere considerati i diritti dei bambini: essi hanno bisogno di un papà e di una mamma e mai devono essere oggetto di interessi di parte, men che meno di interessi economici.
Guardando alla Sacra Famiglia abbiamo Giuseppe e Maria che con il loro esempio ci parlano di responsabilità. Ecco il matrimonio richiama fortemente il senso di responsabilità. Maria e Giuseppe hanno compreso che il compito a cui erano stati chiamati non poteva essere portato avanti in maniera semplice. C'era il Figlio di Dio da custodire. Nel brano oggi proclamato si tocca con mano come questa custodia è stata scrupolosa.
Questa è la responsabilità che deve avere ogni genitore con i propri figli. La vocazione familiare non è un mettere avanti dei diritti, ma il portare avanti una responsabilità grande che si alimenta in un amore fatto di apertura. Questa è l'apertura nei confronti della società. Quando si pensa alla dimensione dell'amore dei coniugi come una realtà unicamente intima e questa non si apre alle necessità del mondo circostante tutto viene vissuto in maniera egoistica. Mi creo il mio pezzo e le mie sicurezze.
La crisi del contesto familiare nasce proprio dal rapporto sbagliato con cui si legge l'amore non come realtà di agape e quindi di tensione verso l'altro per il suo bene ma un amore molto egoistico. I due sono semplici isole che cercono di incontrarsi senza fondersi. Le convivenze oggi di moda non hanno alle spalle progetti duraturi, ma quello di vivere una parentesi della vita in maniera lunga, ma che potrebbe avere una scadenza. Vige la logica del diritto al rapporto, ma non la responsabilità del portare avanti una progettualità. Il rapporto egoistico prevale nella logica di chi afferma andiamo finché c'è l'accordo poi vediamo. Quando l'accordo termina ognuno torna sulla sua strada. L'idea della solidità delle relazioni in questa logica non esiste più.
Maria e Giuseppe ci offrono come lezione la dimensione del sacrificio. Oggi ci si sposa se si ha la lavatrice, la casa tutta sistemata. Non ci si abbandona a un progetto, ma lo si programma per non avere intoppi. Questi sorgono nel corso della vita e quando si presentano ci si trova così impreparati che si vuole scavalcarli immediatamente.
Dalla famiglia di Nazareth impariamo la costanza dell'educare. Gesù cresceva in età e sapienza. Oggi si tende a delegare. I genitori delegano l'educazione dei figli, alla scuola, alla parrocchia in parte, alle associazioni sportive, ma difficilmente si sentono coinvolti il padre e la madre. Rischia di eclissarli l'ambito familiare come ambito educativo.
Tanti spunti di riflessione.
Si pensa che ad essere in crisi è la vocazione sacerdotale e religiosa, ma non è così perché in crisi è la vocazione familiare. Il vero problema sta in questa crisi da cui scaturiscono le altre crisi.
Leggendo la vita dei santi notiamo che è dalle famiglie di origine è scaturito il loro progetto di abbracciare forme di vita radicali.
La casa è il luogo del primo magistero. Nella casa Dio ti sfiora, ti tocca, ti parla, ti fa crescere. Ti insegna l'arte di vivere, l'arte di dare e ricevere amore. La famiglia è il luogo dove si impara il nome di Dio, e il suo nome più bello è: amore, padre e madre. La famiglia è il primo luogo dove si assapora l'amore e, quindi, si gusta il sapore di Dio.

 

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