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TESTO Questo è mio Figlio che amo

mons. Antonio Riboldi

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Battesimo del Signore (Anno A) (09/01/2005)

Vangelo: Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,13-17

In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Questo periodo natalizio, la Chiesa lo chiude con il battesimo di Gesù, che è l'inizio della sua vita pubblica: una presenza che non avrà mai una fine, se non nell'eternità.

Troviamo oggi Gesù che incontra Giovanni Battista sulle rive del Giordano, il profeta che doveva aprire la strada al Messia.

Così racconta Luca il battesimo di Gesù. "In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: Io vi battezzo in acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche Lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di Lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Lc. 3, 15-27).

E' chiaro che Gesù, essendo Figlio di Dio, il Santo per eccellenza, non aveva bisogno di essere battezzato, ma volle farlo, come a immergere nel Giordano tutta l'umanità, lavarla dal peccato di origine e renderla degna di entrare nella Casa del Padre, come figli diletti.

Sappiamo tutti come il battesimo, allora, era una totale immersione nel Giordano, come a "morire ad una vita senza paternità, per rinascere; come tornare al paradiso perduto dai nostri progenitori": "Santi e immacolati".

E' bene ricordare la tragica memoria di quel momento, quando Dio cacciò dal Paradiso Adamo ed Eva e quindi tutti noi. "Dio, il Signore, scacciò via l'uomo dal giardino dell'Eden e lo mandò a lavorare la terra dalla quale era tratto. Così egli scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita" (Gen. 3, 24).

Duro vivere per l'uomo, che Dio aveva generato dal suo cuore di Padre per il solo fine di amare ed essere amato: creato per la felicità, la gioia, per partecipare insomma a tutto quello che è del Padre. Duro accettare di perdere questo "paradiso perduto", che è la sola casa di cui sempre l'uomo, anche se inconsciamente, sente la nostalgia. Una nostalgia che affiora tutte le volte che ci troviamo di fronte al dolore, al male.

Costruiamo allora "paradisi artificiali", come quelli che erano nelle isole cancellate dal maremoto: è bastato un nulla per cancellarle, mettendo in evidenza che di paradisi ce n'è uno solo, quello del Padre.

Non è accettabile una vita, nata nell'Eden, se non troviamo la strada o la porta aperta del vero Eden.

Vedersi chiuse le porte di una casa, che era ed è la nostra, quella del cielo, è come tornare a casa e vedere sempre la porta irrimediabilmente chiusa. Non accettò neppure il Padre questa condanna e da qui il dono del Figlio Gesù tra noi; il Suo Natale, la sua Vita, la sua crocifissione, che spalancava le porte del Paradiso, che è finalmente tornare a casa.

Ma bisognava, per entrare in casa, essere "rigenerati", nascere "una seconda volta", come nuova creazione: immergersi totalmente nel Giordano, il fonte battesimale, e risorgere nuove creature. Ciò che avviene appunto con il Sacramento del Battesimo.

Mia mamma gioiva ogni volta il Signore le donava un figlio; ma nella sua meravigliosa fede, sapeva che era sì un dono avere un figlio, ma era un dono maggiore che questo figlio diventasse "figlio di Dio". Il Battesimo, quindi, avveniva subito dopo la nascita. Sono nato il 16 gennaio. Mamma mi raccontava sempre che per lei era insopportabile avere una creatura che non fosse di Dio. Il giorno dopo, nonostante la neve coprisse tutto, volle che fossi portato al fonte battesimale. Fui quindi battezzato il 17 gennaio.

"Era una gioia che tu fossi mio figlio, mi diceva spesso, ma più grande gioia era che tu rinascessi ed avessi come Padre Dio. Io passo, ti posso dare tutto il mio amore: ma è piccola cosa e breve, come questa vita terrena. Dio, il Padre, dà tutto, ti ama con un cuore al cui confronto il mio è come una stella di fronte al firmamento. Lui è tutto ciò che vorremmo e per sempre. L'importante è non dimenticare mai che tu sei suo figlio e vivere da figlio ora e per sempre".

Mia mamma, e certamente i vostri genitori, una volta capivano cosa rappresentasse il Sacramento del Battesimo: quell'immergersi simbolicamente nel fonte battesimale, essere rivestiti di una vesta immacolata, che è segno di vita santa, ricevere e conservare la candela, ossia la fede.

Oggi, lo si capisce tutto questo quando portiamo qualcuno al Battesimo? Ricordiamo almeno di essere dei battezzati? Un tempo, e forse anche oggi, questa nostra appartenenza a Dio, la ricordavamo con il segno della Croce che ci accompagnava in tutti i momenti della giornata, al mattino, nel lavoro, a mensa, a sera. O ancora meglio con quella dolcissima preghiera: "Ti adoro mio Dio, ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, conservato..."

Affermava Paolo VI: "Essere cristiani! Noi non faremo che ripetere: Bisogna ridare al fatto di avere ricevuto il santo Battesimo, cioè di essere stati inseriti, mediante tale sacramento, nel Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, tutta la sua importanza, specialmente nella cosciente valutazione che il battezzato deve avere della sua elevazione, anzi della sua rigenerazione alla felicissima realtà di figlio di Dio, alla dignità di fratello di Cristo, alla fortuna, vogliamo dire alla grazia e al gaudio della inabitazione dello Spirito Santo, alla vocazione di una vita nuova che nulla ha perduto di umano salvo la infelice sorte del peccato originale, e che di quanto è umano è abilitata a dare le migliori espressioni e sperimentare i più ricchi e candidi frutti" (6.2.1975).

Dovremmo ricordare sempre, chiamati a vivere da santi, ossia da figli di Dio, quello che il Padre ha detto a ciascuno di noi, il giorno del nostro Battesimo: "Questi e mio figlio diletto".

C'è gente che, come a ricordarsi di questa meravigliosa verità, quando mi incontra mi chiede di farle sulla fronte un segno di croce, come nel Battesimo. Lo fanno tante mamme e papà sui figli quando sono piccoli.

Torniamo allora anche noi a immergerci nel Giordano per gustare la gioia della rigenerazione. La gioia di essere cristiani!

 

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