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TESTO Commento su Matteo 15,32-38

don Michele Cerutti

3a domenica dopo Epifania (anno C) (24/01/2016)

Vangelo: Mt 15,32-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 15,32-38

32Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». 33E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». 34Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». 35Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, 36prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. 37Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. 38Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Il popolo di Israele è ormai prossimo alla Terra promessa. Vengono mandati degli esploratori e questi vi ritornano soddisfatti perché sono testimoni delle bellezze di quella terra ricca di latte e di miele. Il cammino tuttavia prosegue perché Israele ha fatto conto delle sue forze non si è fidato di Dio. Gli esploratori hanno fatto meno del Signore che li ha liberati dalla schiavitù e si è impegnato a condurli nella terra promessa. Questi esploratori hanno parlato delle bellezze di quelle terre, ma anche delle difficoltà e invece di fidarsi di Dio si sono fidati delle loro preoccupazioni e hanno condotto il popolo in un più lungo percorso.
La liturgia questa domenica ci parla del resoconto degli esploratori e si limita a parlare della ricchezza di quelle terre. Questo brano ci richiama il Paradiso, la nostra Terra Promessa.
Cosa è la realtà del Paradiso? Papa Francesco afferma sul Paradiso: "Più che un luogo, si tratta di uno stato dell'anima, in cui le nostre attese più profonde saranno compiute e il nostro essere creature e figli di Dio giungerà alla piena maturazione. Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la Terra e l'umanità e non sappiamo il modo in cui sarà trasformato l'universo. Sappiamo però dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione in una Terra Nuova, in cui abita la giustizia e in cui la felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgano da cuore degli uomini".
Questa realtà già si costruisce sulla terra e Paolo lo dice chiaramente in questa lettera alla comunità di Corinto. Paolo è impegnato nel suo apostolato per la colletta alla Chiesa di Gerusalemme che sta subendo delle prove non si hanno molte informazioni.
Quello che è chiaro è che questa raccolta si carica anche di un valore simbolico perché è quanto i credenti provenienti dal mondo pagano, di cultura greca e romana, sono chiamati ad offrire a credenti di origine giudaica. Per Paolo dunque essa è anche segno di un reciproco riconoscimento di cristiani molto diversi tra loro anche per spiritualità.
Per Paolo la colletta è un'opera della carità in Cristo e perciò non può essere che accolta come un'occasione di corrispondenza all'amore di Dio, che chiede di amare i fratelli. Corrispondere alla colletta con tristezza e come a cosa che bisogna fare per forza è escludersi dai suoi frutti spirituali, sia dati da Dio nei cuori per la loro generosità perché Dio "ama chi dona con gioia", e qui è già grande grazia operare la colletta, sia per le preghiere dei beneficati che "pregando per voi manifesteranno il loro affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi".
Siamo chiamati all'esercizio della carità costruendo già su questa terra in questo mondo la realtà del Regno di Dio. La carità ci deve vedere coinvolti.
Gesù ci offre nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci una lezione sulla Carità. Questo porta alla condivisione e la condivisione porta alla moltiplicazione di ciò che mettiamo in circolo dei nostri beni e dei nostri talenti. Dalla nostra risposta generosa si mettono in moto tanti benefici. Gesù con la parabola ci chiede di mettere in gioco il poco che abbiamo per essere uomini e donne che sanno essere risposta alle necessità del mondo.
Il modello sono i santi della Carità che non hanno messo a disposizione grossi capitali, ma hanno messo a disposizione la loro vita e le loro energie fatti anche di limiti umani. Da loro sono scaturite le grandi opere che possiamo vedere. Hanno portato i loro sette pani e pochi pesci li hanno messo a disposizione dei discepoli affidandosi a loro che sono a loro volta guidati da Cristo.
Quante esperienze ci possono raccontare questi santi!
Penso a Don Bosco: si racconta nelle sue memorie biografiche un episodio.
Nel 1849, una domenica dopo la festa di Tutti i Santi, Don Bosco, dopo aver predicato in cappella il ritiro spirituale, condusse i giovani interni ed esterni dell'Oratorio a visitare il camposanto. Aveva loro promesso le castagne quando fossero ritornati in Valdocco. Mamma Margherita ne aveva comperati tre sacchi; ma, pensando che il figlio ne avesse bisogno solo di una piccola quantità per divertire i giovani, ne aveva fatto cuocere poche. Giuseppe Buzzetti versò la pentola dentro un cestello che Don Bosco teneva fra le sue braccia. Don Bosco credendo che sua madre avesse fatto cuocere tutte le castagne comperate, ne riempiva il berretto che ogni giovane gli porgeva. Buzzetti, vedendo che ne dava troppe a ciascuno, diceva a Don Bosco che non sarebbero bastate per tutti.
Ma Don Bosco continuò a dare a tutti la stessa quantità finché nel canestro rimase la porzione di due o tre. Solo una terza parte dei giovani aveva ricevuto le castagne e in totale erano circa 600. Alle grida di gioia seguì un silenzio di ansietà, poiché i più vicini si erano accorti che il cesto era quasi vuoto. A questo punto Don Bosco, preso un grosso mestolo bucherellato, lo colmò di castagne e riprese la distribuzione di quelle poche che restavano. E qui cominciò la meraviglia. Buzzetti era come fuori di sé. Don Bosco calava il mestolo nel canestro e lo ritraeva pieno in modo che le castagne traboccavano, mentre la quantità che rimaneva nel cesto sembrava che non diminuisse mai. Altri 400 giovani ebbero castagne a sazietà. «Don Bosco è un santo!» esclamarono tutti.

 

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