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TESTO Commento su Luca 3,15-16.21-22

Carla Sprinzeles  

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Battesimo del Signore (anno C) (10/01/2016)

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,15-16.21-22

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Con questa domenica finisce il tempo del Natale.
Abbiamo detto che il senso di questo evento oggi, nel 2016, è che Dio ci chiede di rendergli possibile attraverso le tue parole e i tuoi gesti di raggiungere ogni essere umano, per dire quanto lo ama. Attraverso di te, di me, Dio sfama gratuitamente, fa conoscere un'energia nuova; accarezza e dona affetto al deserto di amore, che c'è nelle nostre città, rendendo giardini fioriti, suscitando un sorriso, un amore che è fecondo e porta frutti! Ecco questo è Natale, ci siamo ricordati di viverlo?

ISAIA 40, 1-5, 9-11
Oggi, la prima lettura è del profeta Isaia al cap 40 .
Tra il 600 e il 500 a.C. mentre il popolo d'Israele è esiliato, disprezzato e umiliato, un popolo, che ha perso tutto, perde anche la speranza, ma Dio suscita un profeta, una Voce che grida, che ricorda al suo popolo che lo stesso Dio, che "ci ha tratti dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù" può ancora liberare. Può farlo perché lui solo è creatore, lo farà perché è fedele e ci ama più di una madre. Questo amore, non ci è imposto.
Dio chiede di parlare al cuore di Gerusalemme, "parlare al cuore", indica un amore sponsale tra Dio e Gerusalemme, fatto di affetto e tenerezza.
Il Vangelo identificherà "il Signore" di cui parla Isaia con Gesù Cristo, che sta per iniziare la sua predicazione.
Il testo di Isaia annunzia il ritorno degli esuli dopo il periodo di lunga prova.
E' ben probabile che il vangelo intenda vedere nella venuta di Gesù un evento simile a quello annunziato da Isaia in questo oracolo, cioè la fine definitiva dell'esilio e il ritorno "nella terra".
Il ritorno dall'esilio viene spesso paragonato a un "nuovo esodo", ed è probabile che il vangelo abbia avvicinato il "deserto" nel quale Giovanni Battista predica con il deserto dell'esodo e con quello che Israele ha "attraversato per tornare a Babilonia".
Con Gesù, Israele entra nella sua "terra", più precisamente nel "regno"- dove Dio è l'unico sovrano del suo popolo.
"Ecco il vostro Dio! Il Signore viene con potenza...Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio li raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri."
Qui vediamo la differenza tra il potere e la cura che ha il pastore per i più piccoli e per chi fa più fatica a camminare, come le pecore madri.
La "regalità" di Dio, e di Gesù è una regalità di servizio.
Il battesimo anche per noi è l'inizio di un cammino di responsabilità.
Per il bambino non è ancora una responsabilità personale, lo è per i genitori, che lo aiutano a crescere come uomo nuovo, cosa significa? Vuol dire, dargli gli strumenti necessari per non impedire alla forza creatrice di progettare una novità per tutta l'umanità. Non potrà fiorire questa novità senza il concorso di tutti gli altri, di coloro che sono chiamati a offrire giorno dopo giorno doni nuovi.
Quando siamo inseriti nella storia, allora il battesimo diventa una responsabilità personale: ogni volta che partecipiamo all'eucarestia, rinnoviamo l'impegno battesimale, di accogliere l'azione dello Spirito, di vivere la purificazione del fuoco, per consentire all'azione di Dio di esprimersi in forme nuove di giustizia, di pace, di fraternità.

LUCA 3, 15-16. 21-22
Guardiamo l'importanza che ha avuto il battesimo nella vita di Gesù.
Un artigiano che a trentanni decide di andare un po' di tempo nel deserto da un predicatore per ascoltarlo, per decidere qualcosa della sua vita. Qualcosa che stava già maturando, no sono scelte improvvise queste. Valutava la situazione critica del suo tempo e avvertiva che c'era una situazione da prendere, non solo personale, ma che coinvolgesse tutto il popolo. Cosa fare?
Avvertiva che occorreva riflettere, confrontarsi, ascoltare.
Gesù va da Giovanni, si confronta e si sottomette al battesimo di conversione e cambia realmente vita. Prima era stato un artigiano, aveva lavorato a Nazareth, in questo senso aveva una posizione sociale significativa, di fronte ai braccianti agricoli che costituivano la maggioranza che erano proprio in povertà.
L'artigianato e in particolare il tipo di artigianato che Gesù svolgeva, aveva allora una certa importanza, non solo per le costruzioni, ma per i carri romani, per i cavalli: c'erano lavori continui per gli artigiani come Gesù.
Però Gesù lascia il lavoro e la casa e comincia a seguire Giovanni.
Poi si ritira nel deserto, e dopo che Giovanni è imprigionato inizia una sua attività.
Gesù ha intensificato la preghiera per superare incertezze, dubbi.
E' lo Spirito che lo spinge.
Non dobbiamo più immaginarci un Dio perché Gesù ce lo ha rivelato nelle parole e nella sua vita.
In lui, nel battesimo, riceviamo lo stesso Spirito, che è il motore della vita cristiana perché ci fa' chiamare Dio "Abbà". In questo senso il battesimo ci rende figli, fratelli.
Il battesimo ci rende figli prediletti di Dio. Dio preferisce ciascuno, ci ama in modo singolare e proprio dalla scoperta di questo amore nasce la nostra chiamata, la nostra vocazione che si esprime in una scelta di vita che diventa strumento per l'unico fine: quello di diventare figli nel figlio, fratelli di ogni uomo.
Occorre che entriamo nella storia come figli di Dio, innamorati dell'uomo perché amati da Dio, mendicanti d' amore perché coscienti della nostra povertà, liberi perché liberati da Dio, beati perché accolti dal suo amore.
Alla prima pagina della Genesi viene detto che lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Uno studioso ebraico dice:"Intendi come la gallina cova le uova". Lo Spirito è dunque quel calore che favorisce lo sbocciare della vita.
All'annunciazione, lo stesso Spirito aveva presieduto al concepimento della Vita in Maria. L'uomo nato da Maria, quando scende nel Giordano, vede i cieli aprirsi e sente Dio rivelare la sua presenza in lui.
Il sacramento del battesimo dischiude allo stesso modo la presenza attiva di Dio in ogni vita. Il peccato, consiste nel vivere ripiegati su di sé, ignorando la fonte e il senso dell'esistenza, rende incapaci di scorgere e manifestare il bene. Gesù è stato battezzato per rivelare questa creazione rinnovata.
Giovanni battezzava per ricordare l'ingresso del popolo nella terra promessa, il battesimo cristiano simboleggia il passaggio dalla vita ricevuta dai genitori a un'altra forma della stessa vita. Il bambino è innocente, non ha peccato: è la comunità che si impegna a cambiare vita, a scegliere il bene, anziché l'odio e l'egoismo, per far trovare un ambiente sano, di amore autentico, in cui il bambino può crescere, sorridere, gioire. Le parole del Padre:"Tu sei mio figlio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento" sono rivolte anche a noi. A tempo pieno, ogni giorno ci è chiesto di metterci sulle orme di Cristo, perché la buona notizia di essere amati dal Padre sia annunciata e realizzata fra tutti i popoli.

Amici, è una festa bellissima!
Giovanni manifesta ufficialmente Gesù, il Padre lo presenta come il suo Figlio amato e Gesù inizia il suo ministero e far sapere a tutto il genere umano che ognuno è figlio amato. Ho un amico che per controversie con la chiesa vorrebbe cancellare il suo battesimo, ma, voglio dire a questo amico che l'immagine di figlio di Dio non è cancellabile e qualora anche lui lo facesse, l'amore di Dio avrebbe un motivo in più per dire a lui:"Tu sei il mio figlio amato", nessuno e niente ci può strappare all'amore caldo di Dio.

 

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