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TESTO Commento su Ger 1,4-5.17-19; Sal 70; 1Cor 12,31-13,13; Lc 4,21-30

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (31/01/2016)

Vangelo: Ger 1,4-5.17-19; Sal 70; 1Cor 12,31-13,13; Lc 4,21-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

La liturgia di domenica scorsa ci ha fatto meditare sul grande dono che Dio ha dato all'uomo per poter vivere la sua vita in comunione con lui attraverso l'ascolto. Tutta la liturgia ci fa meditare sulla grande importanza che ha nel cammino verso la meta la Parola di Dio che è per noi spirito e vita.
Anche Gesù stesso venuto a Nazareth entrato nella sinagoga legge il rotolo di Isaia e dopo averlo letto si siede in silenzio.

La liturgia di oggi ci pone di fronte a due episodi quello della vocazione di Geremia che parla al suo popolo infedele e quella di Gesù che fin dall'inizio della sua predicazione viene rifiutato, sente l'ostilità dei suoi e la solitudine. Entrambi hanno con loro lo spirito del Padre.
In questa domenica si celebra anche la 38° giornata per la vita.

Nella prima lettura tratta dal libro del profeta Geremia, ascoltiamo come il profeta venga inviato dal Signore a predicare la conversione e la penitenza al popolo dal quale sarà contestato.
Il Signore dice però a Geremia di non aver paura perché gli sarà sempre vicino. "Alzati e dì loro tutto quello che io ti indicherò, ti renderò forte e nessuno potrà distruggerti perché la mia presenza ti sosterrà per sempre". Dio aveva, infatti, consacrato Geremia fin da quando era nel grembo materno e lo aveva reso profeta delle nazioni affinché parlasse ai popoli.
Geremia era di Anatot, un villaggio a sei chilometri da Gerusalemme, suo padre Chelkia era sacerdote, ma la sua famiglia era stata destituita da molti secoli dalle funzioni sacerdotali, perché discendente da Ebiatar colpevole di complotto contro il re Salomone, per questo relegata a Anatot, dove non era ben vista perché conosciuta come maledetta.
Grande importanza assume per questa situazione la scelta di Dio su Geremia che conosce da sempre. La conoscenza per il popolo d'Israele significava un rapporto di amore profondo, quello che Dio aveva per il profeta.
Geremia però nella sua predicazione soffrirà la solitudine e l'incomprensione dei suoi concittadini che vorrebbero da lui annunci di bene e di sostegno per le loro attività, ma il profeta non può altro che annunciare ciò che Dio gli mette sulle labbra ed egli rimane fedele a questa predicazione, fedele alla vocazione che il Signore ha voluto per lui.

Nel salmo responsoriale con il ritornello "la mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza" il salmista ringrazia il Signore perché in lui si è rifugiato e mai sarà deluso dalla sua giustizia. Difendimi e salvami, Tu, o Dio, sei la mia fortezza, la mia speranza, da sempre, Signore, sei tu il mio sostegno, per questo la mia bocca dirà per sempre le tue meraviglie.

L'apostolo Paolo, nella seconda lettura tratta dalla prima lettera ai Corinzi, ci presenta il famoso e bellissimo brano noto come: "l'inno all'amore". La carità è la più grande delle virtù spirituali, è l'essenza dell'essere cristiani.
Paolo invita i fratelli a desiderare i carismi più grandi e gli porta alcuni esempi per far comprendere loro l'importanza della carità nella vita di ciascuno.
"Anche se io possedessi il dono delle lingue degli uomini ma non possedessi la carità sarei come un suono stonato, Se io possedessi tutta la conoscenza, se avessi il dono della profezia, se conoscessi i misteri e avessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla". Meditiamo con l'apostolo i termini attribuiti alla carità per farli nostri nella vita quotidiana: "la carità è magnanima, benevola, la carità non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.Tutti i carismi scompariranno e quando verrà colui che è perfetto tutto ciò che è imperfetto scomparirà e conosceremo solo allora colui che ci conosce".

Alla fine solo tre cose resteranno: la fede, la speranza e la carità, ma la più grande di tutte è la carità.
Carità che noi possiamo anche definire Amore di Dio per l'uomo, dell'uomo per Dio e per i fratelli.
Non c'è bisogno di commento per questa meravigliosa lettera di Paolo, sarà bene però meditarla da soli nel silenzio della nostra anima e fare con essa un profondo esame di coscienza, per verificare la nostra vita quotidiana con lo stile di vita proposto dall'apostolo.

Nel brano di vangelo l'apostolo Luca ci presenta Gesù che entrato nella sinagoga inizia a parlare dicendo: "Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato". Il popolo era meravigliato dalle parole di Gesù e si chiedeva non è forse questi il figlio di Giuseppe. All'affermazione di Gesù gli chiese allora di fare anche Nazareth ciò che aveva fatto a Cafarnao ma Gesù rispose: "In verità vi dico, nessun profeta è ben accetto nella sua patria". Ricorda ancora Gesù che nei momenti di grande carestia il profeta Elia fu mandato solo da una vedova pagana di Sarepta, di Sidone, e così pure al tempo del profeta Eliseo c'erano molti lebbrosi ma solo Namam il Siro fu purificato.
Il popolo che era nella sinagoga si indignò e scacciò Gesù dalla città, lo condusse sul ciglio del monte per gettarlo giù dal precipizio; Gesù passando in mezzo a loro si mise in cammino.
La prima lettura e il vangelo mettono in evidenza i difficili rapporti tra il profeta ed il proprio paese.
Anche qui a Nazareth i compaesani di Gesù vorrebbero far dire a Gesù quello che interessa loro, come israeliti vorrebbero dei segni ma Gesù non ci sta. Esce dalla sua città e va altrove a cercare, magari fra i pagani, quelli che possono comprenderlo e possono ascoltare la sua parola.

Se siamo sinceri dobbiamo ammettere che qualche volta un Dio fatto a nostra misura ci avrebbe fatto comodo, per poter agire un po' a modo nostro, ma per grazia del Signore la Parola che settimanalmente ci illumina ci riporta sulla strada giusta.

Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Quando come cristiani o nel nostro servizio alla Chiesa, ci troviamo ad annunciare la verità che Cristo ci ha insegnato, siamo capaci, sull'esempio del profeta, di essere forti e fermi nella predicazione, per portare a tutti la buona novella che ci salva?
- Lo stile di vita che l'inno all'amore di Paolo ci propone è per noi una guida alla santità o pensiamo sia troppo difficile da realizzare nella nostra vita?
- Cristo, ha predicato a Nazareth, ma non essendo capito dai suoi, è andato "oltre" a cercare magari chi non crede in lui ma disposto ad ascoltarlo, anche noi siamo capaci di non fermarci, di andare oltre seguendo i suoi insegnamenti?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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