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TESTO Commento su Giovanni 1,1-18

fr. Massimo Rossi  

Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2015)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Buon Natale!

"Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, la salvezza, che dice a Sion: Il tuo Dio regna. (...) Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio": certo che la cultura semitica è a dir poco singolare! Tra le tante virtù del messaggero, proprio i piedi bisogna ammirare e lodare?

Ebbene sì, nella letteratura epica, e anche in quella sacra, il messaggero doveva essere un buon corridore; era scelto tra i migliori corridori! piedi buoni, polmoni e cuore in forma perfetta!

In antico, le notizie viaggiavano a piedi. I messaggeri recavano ogni sera al re i bollettini di guerra dal fronte: selezionati con cura, conosciuti e stimati dal sovrano in persona (cfr. 2Sam 18,1-32).

Il contesto della citazione tratta dal capitolo 52 del libro di Isaia è (un contesto) di schiavitù, di guerra... È chiamato "Libro della consolazione", vero e proprio Vangelo, richiamato già al capitolo 40 vv.9ss: "Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme; annuncia alle città di Giuda: "Ecco il vostro Dio! Ecco il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. (...) Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri". I messaggeri che accorrono al paese e le vedette che li scorgono da lontano annunziano l'inizio del regno di Jahve in Sion. Questo ‘regno' che soppianterà i regni della terra, era stato annunciato da tutti i profeti, fin dai primordi della storia di Israele. Non possiamo dimenticare che l'Israele della Bibbia nasce con l'ingresso in Palestina, dopo l'esodo dall'Egitto e un viaggio di quarant'anni attraverso il deserto. Il passaggio, dai regni di questa terra al Regno di Dio, anche questo, un esodo a tutti gli effetti, non sarà più l'uscita frettolosa di una notte (cfr. Es 12,11), o una fuga, come la descrive un'altra redazione dell'Esodo (14,5)...

Sarà piuttosto una processione, nella quale i salvati porteranno non più i gioielli sottratti agli Egiziani, ma i vasi sacri del Tempio restituiti dagli oppressori stranieri.

Sarà una processione, annunciano le profezie: dunque, il contesto (dell'instaurazione del Regno di Dio), non è più la guerra, ma la liturgia. L'Avvento del Regno di Dio non avrà più niente di politico, ma sarà un fatto religioso; non frutto di abilità strategica dell'uomo, ma atto divino.

Se è così, l'unica possibile risposta dell'uomo è la fede: la fede ricevuta come dono nel battesimo, è la sola che ci più rendere capaci di riconoscere e accogliere l'avvento del Regno di Dio, il Natale del Signore nella nostra esistenza.

Anche quest'anno, come tutti gli anni, la Chiesa ci ha offerto un tempo per prepararci a celebrare Natale: quattro settimane per rinnovare la memoria di queste profezie - nei giorni scorsi le abbiamo cantate durante la preghiera del Vespro -, e fare nuovamente spazio alla venuta di Gesù.

Facciamo un po' di sana autocritica: riconosciamo con onestà che non siamo in grado di mantenere il posto che spetta al Signore nella nostra esistenza individuale, familiare, di comunità. Il tempo di Avvento è dunque necessario, così come anche la Quaresima.

Almeno oggi, facciamo un po' di spazio al Signore: non basta aggiungere qualche sedia intorno alla nostra tavola, non basta portare in soffitta, o alla Caritas, vestiti e giocattoli vecchi, per sostituirli con quelli appena ricevuti in regalo.

Il posto del Signore D E V E E S S E R E nella nostra mente e nel nostro cuore!
Non è una novità, lo sanno anche i bambini!

È dalla mente, è dal cuore che scaturiscono le decisioni importanti.

È nella mente, è nel cuore che albergano i sentimenti buoni e cattivi, verso le persone che ci stanno accanto, e con le quali dobbiamo dividere l'esistenza, nella buona e nella cattiva salute.

Soprattutto nella cattiva salute, possiamo sperimentare la presenza di Cristo. Del resto, il Verbo si è fatto carne per insegnarci a vivere questi momenti difficili, vivendoli di persona.

L'infanzia, l'adolescenza, la gioventù, la maturità, la vecchiaia, ogni stagione della vita ha i suoi momenti bui...: i Vangeli ci raccontano come li ha vissuti il Signore... nascere lontano da casa, senza il calore di un casa; dover fuggire, fin da subito, la persecuzione (di Erode) e vivere da profugo in una terra straniera; imparare a discernere la volontà di Dio, in mezzo, e talora in opposizione, a tante volontà umane, genitori compresi; scoprire che gli uomini non lo aspettavano affatto e non lo volevano; amarli lo stesso, anche se di un amore a senso unico; patire il tradimento degli amici più cari e l'abbandono di Dio; conoscere la violenza di chi, per invidia, o per paura, lo voleva mettere a tacere; sentire nella carne l'odio e il rifiuto di coloro che era venuto a salvare...

Quando anche noi, in misura diversa, vivremo esperienze simili, allora il Signore sarà con noi.

Se avremo il coraggio di crederci, saremo più forti, saremo i più forti! non per merito nostro, ma perché "forte è il suo amore per noi e la Sua fedeltà rimane in eterno!" (cfr. Sl 116).

Auguro a me e a tutti voi di riscoprire la fede!

Ci vuole molta fede per credere che Dio sia disposto a perdonare, a perdonarci, prima ancora che glielo chiediamo. È così! è l'unica via di fuga dal peccato. La fede è l'unico modo per non ricaderci più... Il piacere della mensa eucaristica non si esaurisca alzandoci da tavola... lo dico proprio oggi, che siamo tutti troppo sazi e alticci per riprendere il viaggio...
Il viaggio della fede non conosca riposo!

Natale, dopo Natale, il cammino di avvicinamento al Signore progredisca fino al suo compimento.
E così sia!

 

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