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TESTO Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore (172)

don Remigio Menegatti  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (26/12/2004)

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 2,13-15.19-23

13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Sir 3,2-6.12-14) presenta lo stile che Dio suggerisce ai suoi figli per vivere bene il dono della famiglia. È questo infatti un primo grande tesoro che Dio prepara per ogni uomo, il luogo dove crescere nella gioia, attorniati dall'affetto dei genitori e capaci di vivere in modo da crescere non solo in età, ma anche nei valori, e raggiungere il traguardo della vera comunione.

Il vangelo (Mt 2,13-15.19-23) ci racconta della grande attenzione che Giuseppe manifesta verso Gesù, le sue cure per il Figlio di Dio che lui ha adottato come suo figlio, e verso il quale si comporta con l'amore e la tenerezza propri di ogni genitore. Gesù nella sua predicazione comunica la sua esperienza positiva di famiglia umana, richiama tante immagini e valorizza i sentimenti vissuti direttamente a Nazaret.

Salmo 127

Beato l'uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.

Così sarà benedetto l'uomo
che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità
di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.

Questo salmo, più che un canto di lode, come abbiamo trovato nelle domeniche precedenti, appare come un'istruzione, una serie di indicazioni per imparare a vivere nella fedeltà all'alleanza.

È un salmo appunto detto "sapienziale": insegna come vivere nella gioia. L'obiettivo infatti è raggiungere la vera beatitudine: chi compie le scelte indicate può divenire beato, ovvero decisamente felice, di una felicità che ha radici profonde e porta frutti abbondanti (una vite feconda, viene richiamato). Beato quindi non secondo una classifica solo umana; beato perché Dio stesso insegna il segreto della felicità. Il timore del Signore non è la paura, ma la disponibilità a compiere la sua volontà. Attraverso la prosperità della città di Gerusalemme si può verificare come Dio è fedele alle sue promesse: la città in cui sorgeva il tempio, luogo "abitato" da Dio stesso.

Il timore di Dio si traduce in gesti di amore per il prossimo; tra questi prima di tutto la famiglia. Una famiglia numerosa, segno anche questo della benedizione di Dio a chi lo ama e custodisce la sua parola, realizzando gli insegnamenti del Signore.

Un commento per ragazzi

Ci sono tanti motivi per essere riconoscenti verso la nostra famiglia, come anche verso altre famiglie che ci hanno accompagnato nella nostra infanzia: i nonni, qualcuno degli zii, dei vicini di casa che ci hanno coinvolti nei giochi. Anche alla famiglia del falegname di Nazaret vogliamo dimostrare riconoscenza e gratitudine. Maria e Giuseppe hanno dimostrata tanta attenzione verso Gesù. Non sono mancate le avventure solo per il fatto che lui era un bravo ragazzo. Non avranno avuto da preoccuparsi per causa sua, visto che era così buono e obbediente (Lc 2, 39-40.51), ma hanno anche sofferto per accompagnarlo a diventare un grande uomo. Gesù ha parlato che Dio è Padre, anche riflettendo sulla tenerezza che gli manifestava Giuseppe, un uomo semplice con una missione grande: fare da papà al Figlio di Dio.

Non sappiamo se alla scuola frequentata da Gesù c'era i compiti come da noi; se facevano i temi. Immaginiamo di sì, visto che non possediamo la macchina del tempo che usano spesso Topolino e Pippo per esplorare il passato.

Immaginiamo quindi che un bel giorno l'insegnate di lingua abbia dato alla classe di Gesù il tema che prima poi tocca a tutti: parla dei tuoi genitori, racconta un fatto importante della tua famiglia.

Succede anche a noi: andiamo a ricordare qualche momento bello e intenso delle vacanze, quando abbiamo realizzato qualcosa di interessante con i nostri genitori. A volte i nostri tempi si soffermano su momenti decisamente avventurosi. Anche Gesù poteva raccontare qualcosa di decisamente avventuroso. La sua nascita era avvenuta in una grotta che serviva da rifugio per gli animali, ma anche salutata dal canto degli angeli. Subito si riuniscono diverse persone: dai pastori alla gente del villaggio di Betlemme, invaso allora da tanti chiamati dal dovere del censimento voluto da Augusto. Portano delle semplici cose, frutto del loro lavoro. Arrivano poi dei personaggi ancora più strani, con dei doni decisamente più misteriosi: alcuni sapienti che dall'Oriente seguivano una stella.

Ma le cose non finiscono qui: è presto ora di fare un viaggio; non per riposarsi, per conoscere e apprezzare scenari incantati: quanto invece per mettersi in salvo. Capite bene che qui il tema diventa decisamente interessante. Forse a correggere il tema l'insegnante avrà pensato: "Quanta fantasia questo ragazzo! Chissà un giorno se parlerà alle persone li coinvolgerà con le sue belle parole!". Il bello è che questi fatti erano reali, vissuti da questo bambino, anche se lui li avrà appresi solo da Maria e Giuseppe.

Un suggerimento per la preghiera

Signore Gesù, noi ripetiamo ogni giorno le parole: "Padre nostro...". Tu ci hai insegnato a dire a Dio la gioia e la confidenza che i figli manifestano ai loro genitori. Tu hai imparato questi sentimenti anche nella tua famiglia, osservando Maria e Giuseppe a pregare, lavorare, nel loro impegno quotidiano di essere tuoi educatori. Noi possiamo assomigliare a te, a cominciare dall'amore che rivolgiamo ai nostri genitori, dalla sincerità con cui parliamo a loro, con l'obbedienza con cui accogliamo le loro proposte.

Non sarà quella di Nazaret, ma pure la nostra famiglia è un dono grande, anche senza le avventure della tua infanzia

Libri di don Remigio Menegatti

 

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