PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Luca 1,26-38a

don Walter Magni  

Domenica dell'Incarnazione - 6a Tempo di Avvento (anno C) (20/12/2015)

Vangelo: Lc 1,26-38a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38a

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Cari amici, care amiche,

a qualcuno è piaciuta l'immagine proposta in occasione della festa dell'Immacolata concezione di Maria che descriveva Dio che s'innamora di una ragazza ebrea perché sarebbe diventata la Madre di suo Figlio. Oggi, domenica della Divina Maternità di Maria o della Divina Incarnazione (20 dicembre 2015) ci viene riproposto lo stesso brano evangelico di Luca che narra l'episodio dell'Annunciazione.

"Entrando da lei"
Il II Libro di Samuele ricorda che il re Davide aveva deciso di costruire un grande tempio a Dio. Ma viene raggiunto dal profeta Natan che lo ammonisce dicendo: "Non tu costruirai una casa a Dio (...), ma piuttosto Dio costruirà una casa per te" (2 Sam 7,5-11). Perché se il nostro Dio cerca casa tra gli uomini, stando al Vangelo, non ama essere costretto nei templi o nelle chiese che noi costruiamo in suo onore. La sua fantasia rompe i nostri schemi religiosi. Stando al Vangelo di Luca, Dio, pensando a Suo Figlio, Si lega a una donna, recandosi da lei: "entrando da lei". Come si dice della strategia d'avvicinamento dell'angelo Gabriele. Espressione che ha almeno due significati: entrare nella casa di Maria ed entrare in Maria, nella sua vita, nella sua intimità più profonda. Nei suoi desideri, nei suoi progetti. Non anzitutto un contatto con la maestosità architettonica dei nostri santuari e delle nostre chiese, ma intrattenendo una relazione semplicemente umana. In Maria, una ragazza ebrea, il cuore di Dio trova pace. Trovano compimento tutti i Suoi desideri e le Sue speranze. Quasi la stessa emozione che si intuisce visitando a Nazaret anzitutto la grande basilica dell'Annunciazione e subito dopo gli scavi dell'umile casa che si ritiene fosse di Maria. Una grotta semplice, essenziale. È lì che si percepisce una emozione profonda. Come si passasse dalla religione alla fede, dal Dio immobile e statico del tempio, al Dio che ama abitare tra noi, piantando la Sua tenda. Pronto ai nostri spostamenti. Come dirà il Vangelo nella notte di Natale: "il verbo si fece carne e mise la sua tenda in mezzo a noi".

La tenerezza di Dio
Anche il dialogo tra l'angelo e Maria avviene nell'intimità. Si avvia col saluto dell'angelo: "Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te", mentre Maria viene presa da un grande turbamento: "A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo". Maria non parla ascoltando la Parola, ma il suo cuore reagisce mentre prende corpo in lei una domanda: cosa vuole Dio? Dove vuole arrivare? Cosa mi sta dicendo? Stando ai dinamismi dell'innamoramento questa reazione la chiamiamo pudore. Ma qui c'è ben altro. Abbiamo a che fare con la qualità stessa dello sguardo di Dio. Oserei dire con la delicatezza del suo contatto, del suo stesso modo di accarezzare. Tutto questo si chiama grazia: "Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te"; "non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio". Se Dio ti avvicina, se Dio ti raggiunge non è per giudicarti, per dominarti. Dio ti raggiunge con la sua grazia. Sopraggiungendo il Natale e guardando alla divina maternità di Maria, ci è chiesto un salto di qualità. Dalla considerazione di un Dio giudice e padrone, a quella di un Dio innamorato. Che raggiunge Maria stravedendo per lei. Che ci raggiunge rivestendo anche noi della sua grazia, accarezzando con la Sua mano il nostro cuore ferito. In questo anno santo potremmo tradurre la misericordia di Dio come tenerezza. Fino ad essere una carezza che ti prende per mano, che ti asciuga una lacrima. Qualcuno ha detto che questo Papa più che farsi vedere, ama piuttosto farsi toccare, mostrando così la sua tenerezza. Al punto che chi sente la mancanza di tenerezza desidera andare da lui, non tanto per vederlo, ma sperando d'essere abbracciato.

Fare spazio a Dio
Il Natale sta arrivando, mentre tutti cercano di coprire degli spazi con qualche addobbo, con qualche regalo. Mentre Maria, raggiunta dalla grazia di Dio, non costruisce uno spazio sacro a lato, ma fa spazio a Dio, si fa spazio per Dio, offrendo il suo fragile e tenero grembo. E questo esercizio continuerà quando accetta di far spazio a un Dio che le chiede di smuoversi dalle vie praticate per mettere al mondo un figlio. Anche le vie più legittime che le costeranno persino i sospetti di Giuseppe. Perché se Dio ti raggiunge, ti chiede di percorrere strade non ordinarie, che non sono neppure nell'ordine delle cose. Sino a suscitare sospetti negli uomini dell'ordine. Arriva Natale: fa' spazio a Dio entrando nell'ordine di Dio e delle Sue cose. Nel Suo modo di farSi dono, di porgere un dono. Accettare il modo sorprendente col quale ama avvicinarci, accarezzando la nostra umanità rendendola feconda. Prima di regalare qualcosa a Natale, perché non ci regaliamo? "Il dono custodisce un volto, al dono hai legato un volto, il volto dell'altro. E quindi, a ben vedere, il vero dono non è la cosa, ma l'altro, il vero dono della nostra vita sono le persone. L'aver dimenticato questo per una sorta di ubriacatura del manufatto, della cosa in sé, ci ha portato a inseguire la grandezza delle cose da donare: dobbiamo stupire con le cose. Più grandi sono, più grande ci sembra essere il dono. Copriamo i bambini di doni per coprire le nostre assenze. Il dono al contrario, nel suo significato più vero, ci ricorda l'altro. Paradossalmente, meno vistoso è il dono, più ci lascia vedere, intravedere il volto: più vistoso è il dono, più forte è il rischio che sia in ombra il volto, in ombra l'emozione di essere stati pensati. Da qualcuno. Essere pensati è il vero dono, è ciò che ci fa rinascere. Tu mi hai pensato, io ci sono, ci sono per te. Nel dono ci sentiamo pensati, concepiti, in qualche modo usciamo alla luce" (D. Angelo Casati).

 

Ricerca avanzata  (54085 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: