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TESTO Gesù Cristo, vita e luce degli uomini

padre Antonio Rungi

II Domenica dopo Natale (02/01/2005)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Mentre scrivo questo commento alla Seconda Domenica di Natale, per il 2 gennaio 2005, mi scorrono sotto gli occhi e soprattutto, sono fisse nella mia mente le terribili immagini del disastroso maremoto, avvenuto nel Sud-Est Asiatico nel giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre del 2004.

Immagini che non hanno bisogno di commento, in quanto parlano da sole e soprattutto invito a riflettere, pregare e comprendere il vero senso della vita umana, la sua precarietà, la nostra debolezza e la nostra fragilità. I terribili cataclismi naturali ci riportano alla dura realtà della vita, che è come l'erba del campo, al mattino cresce e alla sera dissecca e muore. Siamo davvero nelle mani di Dio, anche se molti dei tristi avvenimenti che hanno segnato la storia della sofferenza umana, compresa quella della morte in Croce di Gesù Cristo, Figlio di Dio, è opera dell'uomo, della sua arroganza e superbia, della sua indifferenza. Da un lato le immagini del disastro, dall'altro la Parola confortante che viene dal testo del Vangelo odierno, tratto dal Prologo del IV Vangelo, quello, appunto, di San Giovanni Evangelista: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta".

Di fronte ad uno scenario di morte a livello apocalittico si offre a noi, come segno di speranza, quel forte richiamo che viene dal testo di Giovanni che in Cristo "era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre". Messaggio più confortante oggi non poteva essere proprio quello che si offre alla nostra meditazione. La speranza della vita e della risurrezione splende davanti alla catastrofe e alla distruzione apparente. In Cristo è la vita vera e piena. Gesù spesso richiama questa sua specifica identità: "Io sono la Via, la Verità e la Vita".

All'inizio del nuovo anno, riflettendo seriamente sulla nostra condizione di pellegrini e di viandanti, sicuramente Gesù si pone sul nostro cammino come la strada certa che porta alla felicità. Non abbiate paura di coloro che hanno il potere di uccidere il corpo, temete piuttosto coloro che hanno la forza di uccidere l'anima, la vita intima e spirituale, la speranza, la vera libertà.

Certo la vita che il Signore ci ha dato è un bene prezioso, che non è utile solo per questo mondo. Essa ha un valore eterno, anche se per una breve pena e sofferenza, con la stessa morte, dobbiamo passare attraverso l'annientamento. Il seme di grano se non muore non produce frutto, non genera la vita. Dalla morte nasce una nuova vita. Ora si tratta di accoglierla questa luce che proietta il Figlio di Dio nella storia e nelle vicende umane. Non vogliamo essere tra coloro che questa luce la evitano perché rischiano di rimanerne affascinati per sempre. Al contrario vogliamo che tale luce permei i segreti più profondi della nostra persona e ci trasformi essa stessa in vera luce per gli altri, soprattutto per coloro che sono nel buio più totale della mancanza di fede, speranza e carità. Tale luce dirada, con l'effettiva potenza che ha, tutte le tenebre dell'uomo, odierno e di sempre; essa trasformerà il mondo in un'altra realtà, che è quella della vita e non della morte, della gioia e non del pianto, del sorriso e non del soffrire, della bontà e non dell'odio, della solidarietà e non dell'egoismo, della disponibilità e non della chiusura totale. Questa luce è apparsa nuovamente a noi nel mistero del Natale che abbiamo celebrato da qualche giorno ed i cui echi non si spengono ancora. Possa questa singolare ed irripetibile luce rimanere accesa dentro e fuori di noi, recuperando vitalità e speranza anche in un migliore domani. Luce che è Cristo stesso che viene incontro alle nostre fragilità e debolezze e che se accettiamo con tutta la carica del suo ministero di amore e sofferenza possiamo anche parzialmente comprendere il dramma del dolore innocente e il suo assurdo per la mente ed il cuore che è sensibile ad ogni benché minimo dolore. Oggi ci riesce più difficile cogliere questo messaggio luminoso che ci viene dal Vangelo della seconda domenica del tempo di Natale, in quanto è troppo viva e palpitante la sofferenza per tutti coloro che sono stati colpiti dal terribile maremoto nel Sud-Est Asiatico. Forse abbiamo bisogno di tempo per poter assimilare una simile esperienza di dolore che, pur non riguardandoci in prima persona, è come se la stessimo vivendo pienamente coinvolti, facendo ben poco per poterla risolvere in qualche modo. La corresponsabilità nel dolore dei fratelli è il primo gesto per accendere in noi quella fiammella di luce, che ci porterà sicuramente ad incontrare Cristo non solo nella Grotta di Betlemme, davanti alla quale abbiamo sostato riverenti ed adoranti, ma soprattutto nello scenario terribile della sua Passione e Morte. Anche dal Calvario si proietta sull'umanità quella luce vera che dà serenità all'anima e la rende capace di volare in alto, al di sopra anche di quella distruzione cosmica che conserveremo per tutta la nostra vita guardando le immagini che ci provengono dalla zona del disastroso terremoto-maremoto. E proprio dal Calvario prendere la forza, anzi ci ricaricheremo di luce per accostarci, in punta di piedi, alla sofferenza di tanti nostri fratelli, lontani geograficamente, ma molto vicini al nostro cuore e alla nostra sensibilità umana. Solo la carità può diradare le tenebre dell'odio e dell'orgoglio che si insinua nella vita di tanti esseri umani, facendo perdere a loro la dignità naturale e cristiana.

E concludo con altre espressioni tratte dalla Parola di Dio di questa domenica iniziale del nuovo anno solare: "Il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi". Il cammino di questo nuovo anno sia un itinerario di comprensione della nostra dignità di esseri umani e della speciale vocazione alla vita cristiana che il Signore ha rivolto a ciascuno di noi ed alla quale abbiamo risposto con il nostro personale consenso e mi auguro anche con il nostro costante impegno soprattutto nella testimonianza della carità verso chi ha bisogno solo di un sorriso che nasce da un cuore semplice e riconciliato con Dio ed il Creato.

 

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