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TESTO Commento su Luca 19,28-38

don Walter Magni  

4a domenica Tempo di Avvento (anno C) (06/12/2015)

Vangelo: Lc 19,28-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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28Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. 29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli 30dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. 31E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». 32Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». 34Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.

37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, 38dicendo:

«Benedetto colui che viene,

il re, nel nome del Signore.

Pace in cielo

e gloria nel più alto dei cieli!».

Cari amici e care amiche

se invece di voltarci indietro guardessimo avanti, se invece di guardare soltanto le cose che si vedono, avessimo l'occhio attento a quelle che ancora non si vedono ancora, se avessimo cuori in attesa, più che cuori in rimpianto, saremmo più sereni e contenti (d. Primo Mazzolari). Se rileggessimo con attenzione il brano evangelico annunciato in questa IV domenica di avvento proviamo a capire come Gesù ci sta venendo incontro!

"Camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme"
Poco prima di narrare l'ingresso di Gesù in Gerusalemme - quell'ingresso che in occasione della domenica delle Palme a noi sembra così trionfale e solenne - l'evangelista Luca ha come un ricordo molto preciso di Gesù. Dice che Gesù "camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme".
Vedendolo camminare così, davanti a tutti, viene spontaneo pensare che Gesù stesse provando una profonda solitudine. Come se, giunto alla fine del suo cammino, mentre scendeva dal monte degli Ulivi si trovasse davanti lo spettacolo della città santa di Gerusalemme e all'improvviso provasse un'emozione particolare insieme ad una solitudine particolare. Come sentisse che ad un destino di morte come il suo ci dovesse andare da solo. Di fatto Luca non segnala più né la presenza della folla e neppure quella dei Suoi discepoli.
Come se tutti l'avessero lasciato solo, faccia a faccia con la Città Santa e il Suo destino.
Anzi, anche davanti al nostro comune destino. Ricordate quando davanti alla bellezza del Tempio aveva detto ai Suoi che non sarebbe rimasta pietra su pietra? È anche vero che i Dodici erano stati invitati poco prima a seguirLo: "‘Ecco che saliamo a Gerusalemme'" (Lc 18.31), ma una volta giunti alle soglie di Gerusalemme, Gesù avanza solo sulla strada. Perché probabilmente essi non avevano capito nulla di ciò che Egli aveva detto loro.

Alla ricerca di un asino
Insomma: è come se a Gesù, dopo aver tanto parlato e fatto, non restasse altra arma che il silenzio, mentre forse Si domandava come avrebbe potuto dire ancora qualcosa, spiegandoSi meglio. Scatta così in Lui un tentativo estremo per chiarire ai suoi discepoli qual era il senso della sua missione. E lo fa servendosi di un segno. Inventando un modo totalmente nuovo per entrare nella città santa. Anzi Gesù si lascia prendere dalla voglia di inventare il suo ingresso curando anche i particolari minimi. Non si spiegherebbe in altro modo la meticolosità delle indicazioni con la quale Gesù decide di inviare due Suoi discepoli alla ricerca di un asino! Quanta precisione per riuscire a trovare un asino.
Quando tutti per il loro ingresso nella vita sociale, nella vita politica ed ecclesiale, si preoccupano di ben altro e magari non sanno più cosa inventare, Gesù va controcorrente. A volte penso, riferendomi alla lettera pastorale del nostro Arcivescovo per il 2015-2017, cosa significa che ci dobbiamo educare al pensiero di Cristo ("educarsi al pensiero di Cristo")? Il modo di pensare di Gesù è paradossalmente diverso dal nostro modo di pensare. Al punto che mentre io andrei a cercare un bel trono per il mio insediamento come parroco, Gesù invece va a cercare un asino. Come volesse che questo suo modo di fare si stampasse nella mia memoria e non me lo dimenticassi più!

"Il Signore ne ha bisogno"
Ma dopo che abbiamo preso atto di questo modo di pensare di Gesù cosa abbiamo capito? Anche l'evangelista Giovanni, narrando lo stesso episodio e citando i profeti, scriveva che "i suoi discepoli sul momento non capirono queste cose, ma, quando fu glorificato, si ricordarono che di Lui erano state dette" (Gv 12,16). Non capivano perché resisteva in loro, come anche in noi, l'idea di un Messia trionfante e trionfatore. L'idea che la vittoria sia frutto più della forza che della debolezza, della strategia che dell'abbandono. Se è vero che quell'asino ci riporta ad un'immagine di mitezza e di umiltà, di fatto Gesù ci chiede di slegare quella mitezza e quell'umiltà dal giogo del semplicismo e dell'ingenuità.
Sia chiaro: quell'asino non è stato stupido quando ha accettato di mettere la sua groppa a disposizione! Se la nostra passione fosse anche solo di mettere la nostra schiena a Sua disposizione, allora prima o poi ci capiterà l'occasione di dare un passaggio anche a nostro Signore! Lui stesso ci aveva detto che "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).
Un teologo ha definito il cristiano "colui che attende il Signore" (Newman). Ma da noi, in occidente, l'attesa della venuta del Signore sta diventando sempre più debole. Tanto che uno scrittore del secolo scorso scriveva: "Mi sono stancato di cristiani che aspettano la venuta del loro Signore con la stessa indifferenza con cui si aspetta l'arrivo dell'autobus" (Silone).
Che il Signore ci dia la grazia di essere allerta, pronti a farci carico senza indugio di chi ci sta davanti. Potrebbe essere Gesù in persona. Non perdiamo l'occasione un'altra volta.

 

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