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TESTO Autostrade dentro e intorno a noi

mons. Roberto Brunelli

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II Domenica di Avvento (Anno C) (06/12/2015)

Vangelo: Lc 3,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,1-6

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Seconda domenica di Avvento, cioè del tempo impegnato a considerare la venuta del Signore. Delle tre venute ricordate la scorsa domenica, oggi la liturgia (vangelo secondo Luca 3,1-6) richiama la prima, quella che tutti conoscono, realizzatasi duemila anni fa, quando un giovane uomo sino allora sconosciuto diede inizio alla sua vita pubblica.

Fu un fatto importante, sembra dire Luca: lo si capisce dal tono solenne che egli adotta, quello degli annunci ufficiali. "Nel quindicesimo anno di regno dell'imperatore Tiberio", in quella parte del suo impero di cui elenca le "province" con i rispettivi governanti e le supreme autorità religiose, Giovanni Battista proclama l'imminente arrivo del Messia atteso da secoli.

Di lui e della sua opera, l'evangelista Luca dà dunque le coordinate storico-geografiche, precisando quando e dove egli si è manifestato. E' un modo per affermare che la figura del Messia - o, per dirlo con la parola greca che ci è più familiare, il Cristo - non è stato un frutto della fantasia, un mito: egli è venuto in un tempo e in un luogo precisi, a fare qualcosa di preciso che il seguito del vangelo si cura di esporre.

Ma l'esordio dice anche altro: le autorità ricordate sono quasi tutte relative alla regione allora chiamata Palestina, abitata dal popolo che del Cristo era in attesa; tuttavia, la citazione dell'imperatore di Roma e del suo rappresentante locale Ponzio Pilato colloca l'evento in un contesto più ampio, lo inserisce nella grande storia universale. Gli ebrei ritenevano che il Messia sarebbe venuto solo per loro; il Battista afferma subito che non è così, e lo fa citando proprio uno dei protagonisti della storia ebraica, il profeta Isaia: "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio".

Ogni uomo, non solo gli ebrei; ogni uomo, senza distinzione di razze, culture, posizione sociale eccetera. Si afferma così subito, sin dagli inizi della vita pubblica di Gesù, il valore universale di quello che egli è venuto a compiere. Il suo avvento, in un luogo e un tempo precisi, ridonda a beneficio di tutti gli appartenenti alla specie umana, di ogni luogo e di ogni tempo. Ridonda, ma non come il sole o la pioggia che, lo si voglia o no, riguardano indiscriminatamente tutti; i benefici della salvezza operata da Gesù non sono imposti, ma offerti, e dunque, per essere efficaci, ne richiedono l'accettazione, l'accoglienza. Dio rispetta la libertà che egli stesso ha conferito agli uomini, persino la libertà di rifiutarlo.

Quando qualcuno porta un regalo a un altro, se il destinatario non lo rifiuta deve almeno tendere le mani a riceverlo. Se l'ospite che si annuncia è gradito, quanto meno lo si accoglie in una casa pulita. Le mani tese a ricevere il dono di Dio, la pulizia della "casa" in cui accoglierlo sono espresse da Isaia, ripreso dal Battista, con un'altra metafora, desunta dalla natura dell'ambiente palestinese. I loro diretti ascoltatori ben conoscevano il deserto che comincia appena fuori Gerusalemme e scende sino a Gerico e al Mar Morto, un deserto di colline rocciose, che impongono a chi lo attraversa continue salite e discese e giravolte.

Ebbene, quel deserto è la mente, è il cuore, è l'anima di chi vive nell'attesa: per accoglierlo, occorre spianargli la strada. "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!" E per farlo, prosegue il sacro testo, occorre riempire i burroni (quali sono i vuoti, le tante carenze della nostra umanità), abbassare monti e colli (la nostra superbia, l'illusione di bastare a noi stessi, di potere far senza di lui), raddrizzare le vie tortuose (gli imbrogli, le menzogne, il ricorso a mezzi subdoli per raggiungere i nostri scopi).

Abbiamo imparato a costruire autostrade, diritte e veloci, con i ponti a "colmare" le valli e le gallerie a "spianare" i monti. Il vangelo invita a costruire autostrade anche dentro e intorno a noi.

 

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