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TESTO Ci ha dato il potere di diventare figli di Dio

don Roberto Rossi  

II Domenica dopo Natale (02/01/2005)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Buon Anno nel Signore! (per il 1° gennaio io riprenderei il senso della vita e l'invocazione della benedizione del Signore su di essa e il messaggio per la giornata mondiale della pace)

La liturgia di oggi ci fa riascoltare lo stesso solenne Vangelo della Messa del giorno di Natale. Questo rientra nella pedagogia della Chiesa che ama dedicare le domeniche che seguono le grandi solennità all'approfondimento del mistero celebrato che non può essere compreso in una volta sola.

Abbiamo letto, quasi proclamato, l'inizio del Vangelo di Giovanni: un testo grandioso per la profondità filosofica e teologica, un testo che vuole rivelare il tutto del Figlio di Dio incarnato e la dignità e responsabilità dell'uomo. "In principio era il Verbo" si tenta di affrontare il mistero del tempo e dell'eternità, la vita fugace di ogni uomo e quella di Colui che è Vita in sè stesso e luce degli uomini, l'assoluto di Dio per l'eternità e il suo farsi "carne" nel tempo della storia umana, quando pone la sua dimora in mezzo a noi.

Giovanni, in questo testo, risale all'origine ultima della persona di Cristo. «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio».

La liturgia di oggi non si preoccupa, però, tanto di esplorare l'origine del Verbo, quanto di celebrare il mistero della sua «presenza» in mezzo agli uomini. La prima lettura ci fa vedere come questa presenza era già «adombrata» e preannunciata nell'Antico Testamento, con i tratti della Sapienza. Con Gesù, direttamente e personalmente Dio è venuto in mezzo a noi: «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio».

La liturgia non si limita a mettere in luce questo aspetto «cosmico» dell'Incarnazione; essa insiste anche e soprattutto sul risvolto umano e personale dell'Incarnazione per il quale essa interessa «ogni uomo che viene in questo mondo».

C'è il grande dramma del mondo che non sa accogliere il Figlio di Dio, non lo riconosce, lo perseguita, lo condanna: "La luce splende tra le tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta, è venuto fra la sua gente ma i suoi non lo hanno accolto". Ma poi la grande opera della salvezza, quasi uno slancio per chi si apre a Dio: a quanti hanno accolto il Verbo, il Signore «ha dato il potere di diventare figli di Dio».

La scelta della seconda lettura è in funzione proprio di questo lieto annuncio: in Cristo - scrive san Paolo -, Dio «ci ha scelto prima della creazione del mondo... predestinandoci a essere suoi figli adottivi». Altrove lo stesso Apostolo specifica che se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo.

"Figli nel Figlio": ecco l'aspetto del mistero natalizio che oggi la liturgia ci aiuta ad «approfondire». A ragione san Leone Magno, in una sua omelia natalizia, esclamava: «Riconosci, o cristiano, la tua dignità!». «Figli nel Figlio» è un «annuncio», ma anche un'esortazione; parla di qualcosa che è «già avvenuto», storicamente, nell'Incarnazione e, sacramentalmente, nel Battesimo, ma che «deve ancora avvenire» in continuazione nella vita. A coloro che credono - dice Giovanni - Dio ha dato «il potere di diventare figli di Dio». Noi, in altre parole, siamo già figli di Dio per lo Spirito Santo che ci è stato donato e che ci fa esclamare: «Abbà, Padre!», ma, nello stesso tempo, dobbiamo «diventarlo» mediante l'imitazione di Cristo e la nostra crescita nella fede. Nessun figlio nasce già tutto fatto e completo; deve divenirlo. Figli di Dio - possiamo dire con altrettanta verità - «si diventa»! Gesù diceva: «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste».

 

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