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TESTO Commento Giovanni 1,1-18 (forma breve: Giovanni 1,1-5.9-14)

Totustuus  

Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2004)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

TEMA DELLE LETTURE

Gli israeliti sono prigionieri a Babilonia. Il profeta Isaia predice la fine dell´esilio per intervento del Signore. Questo giorno è ormai prossimo. Gerusalemme, ora in rovina, sarà ristabilita e tutte le nazioni riconosceranno in ciò il potere del Dio d´Israele. Il salmo 98 proclama la grandezza di Dio, riconosciuta da tutti, dimostrata nel suo amore per Israele. Il prologo evangelico di Giovanni e l´inizio della Lettera agli Ebrei, in maniere simili spiegano la nascita del Signore come uomo ed il suo significato. In uno stile assai diverso dalle scene della natività dei vangeli sinottici, Giovanni dichiara che Dio divenne uomo, si fece carne, e visse tra noi (v. 14). Egli non fu accolto dai suoi, perché esi hanno scelto di non vedere la luce. Egli offre a tutta la possibilità di diventare figli di Dio attraverso la grazia (v. 12-13). La Lettera agli Ebrei presenta un compendio teologico dell´intervento di Dio nella storia umana e lo scopo per cui Egli si è fatto uomo.

MESSAGGIO DOTTRINALE

La nascita di Dio. Questa frase suona strana e ha bisogno di essere spiegata. Ad un certo punto nel tempo Dio ha assunto una natura umana definita, limitata, e vive una vita sulla terra. Egli è sempre Dio e, nel tempo, diviene Dio in una natura umana. Perché? Possiamo suggerire alcune ragioni: 1) per mostrarci come noi dovremmo vivere (Gesù visse la maggior parte della sua vita terrena in un modo apparentemente molto ordinario); 2) per mostrarci il suo amore per noi (il Signore venne a vivere fra noi, insieme con noi); 3) per riparare e rinnovare la natura umana (dalla sua vita e morte umane, in qualche modo Gesù ha prese su di sé i nostri peccati e li ha tolti); 4) per condividere il suo Spirito con noi (darci una nuova fonte di vita). Il giorno di Natale è, perciò, un giorno dal profondo contenuto religioso.

Riferimenti nel catechismo: i paragrafi 456-478 trattano delle ragioni per cui il Verbo si è fatto carne, dell´Incarnazione e di come il Figlio di Dio è anche Uomo.

Il mistero dell´accoglienza e del rifiuto. I vangelo di Giovanni sottolinea che questa luce di Dio è stata offerta a tutti, ma non è stata accolta da tutti. Con una misteriosa metafora, Giovanni parla dell´oscurità, prendendo in prestito la stessa immagine dal capitolo 3, "gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie" (3,19) è strano che noi si preferisca l´oscurità alla luce, il male al bene. È curioso che il mondo non abbia riconosciuto chi lo ha fatto. Il giorno di Natale rivela anche verità scomode sull´uomo.

Riferimenti nel catechismo: il paragrafo 1705 si riferisce alla libertà dell´uomo; il paragrafo 409 tratta della lotta nella vita dell´uomo; i paragrafi 1730-1742 si riferiscono alla libertà dell´uomo e alla responsabilità.

Il potere di diventare figli di Dio. Quando la Lettera agli Ebrei spiega che Gesù Cristo ha "compiuto la purificazione dei peccati" (v. 3) possiamo, forse, aver un´idea semplicemente "in negativo" della salvezza di Cristo. Certamente, il peccato è un ostacolo che deve essere rimosso. Ma la realtà della salvezza di Cristo è che noi possiamo avere, se lo vogliamo, qualcosa di più di una solo fugacemente felice vita umana. Per sua volontà, possiamo diventare "figli di Dio" (v. 12) Questo significa condividere la vita di amore di Dio, lasciando che Lui viva in noi.

Riferimenti nel catechismo: il paragrafo 505 parla della nuova nascita come figli adottivi nello Spirito Santo; i paragrafi 1265-1274 spiegano cosa vuol dire essere una "creatura nuova" ed un figlio adottivo di Dio.


APPLICAZIONI PASTORALI

Abbiamo veramente bisogno di Dio? Un atteggiamento che sembra prevalere nel periodo natalizio è il pensiero che Dio e le sue opere non si adattino davvero al nostro modello di vita. In una cultura che non tramanda più i modelli di vita cristiani, ci pare di sentirci soddisfatti anche senza Dio e non sentiamo il bisogno dei suoi gesti drammatici di amore e di sacrificio. I pastori, gli angeli la nascita di Gesù, sarà tutto vero, ed è bello che i bambini credano a queste cose, ma non è un evento davvero determinante per le nostre vite o nella storia. C´è una sfortunata proporzione inversa nei Paesi tra il livello di benessere materiale e l´impatto del Cristianesimo sulla vita e sulle azioni della gente: tanto più è diffusa la prosperità, tanto meno lo è la fede. Il Cristianesimo è solo l´oppio dei poveri?

Ci sono due modi per rispondere a questa domanda; entrambi si ripercuotono sull´esperienza personale. Da una parte, sperimentiamo continuamente in noi stessi il bisogno di qualcosa di più. La soddisfazione materiale rallenta molto rapidamente; c´è una legge di riduzione dei "profitti individuali" nella soddisfazione materiale. L´esperienza fisica diretta ci mostra che combattiamo una battaglia persa in partenza per conservare quel che abbiamo, compresa la vita stessa. In particolar modo, l´abbondanza materiale sembra esacerbare le relazioni personali; tendiamo all´intolleranza e all´isolamento. Nutriamo un persistente desiderio e un´aspettativa, anche se talvolta latenti, di qualcosa di più grande e migliore. È questo desiderio che ci guida in ogni giorno. Questa speranza, questa aspettativa è uno dei fenomeni curiosi della nostra esistenza. Cosa, esattamente, speriamo di realizzare e perché siamo così fiduciosi nell´aspettarcelo?

Dall´altra parte, abbiamo esperienza dell´azione di Dio nella nostra vita; pensieri diversi, eventi curiosi, incontri personali, apparenti coincidenze, cambi di atteggiamento possono essere segnali rintracciabili di una realtà più grande che penetra in una prospettiva terrena. Il suono di una stessa campana può essere percepito differentemente, così come diversa è la disposizione di chi ascolta. Questi segni sono di per sé manifesti.

Ci sono due realtà che abbiamo bisogno di sperimentare: l´esperienza della nostra stessa natura, che possiede una capacità e un desiderio che vanno oltre tutto quel che possiamo acquisire, e l´esperienza dell´azione di Dio nella nostra vita. Entrambe sono autentiche. Entrambe avvengono nel presente. Entrambe richiedono che ci disponiamo a percepirle. Solamente cogliendo il senso di queste due realtà, il giorno di Natale può diventare un´esperienza personale.

 

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