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TESTO L'attesa

don Fulvio Bertellini

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (11/12/2004)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Giovanni aveva predetto la scure, il fuoco, il ventilabro. La selezione netta e sicura tra chi fa parte del Regno di Dio e chi non ne fa parte. Il grano buono nel granaio, tutto lo scarto da bruciare. Una predizione in stile profetico, unita allo smascheramento dei "figli di vipera", i figli del serpente, i farisei e sadducei dalla vita esteriormente irreprensibile, ma bisognosa di conversione radicale.

La domanda

La domanda che Giovanni pone attraverso i propri discepoli tradisce una certa perplessità riguardo al modo di agire di Gesù. Niente tagli netti. Nessuna condanna senza appello. Addirittura, la disponibilità ad accogliere i peccatori. La cura dei malati. Il Vangelo ci presenta Giovanni alle prese con i capi del popolo, lo vediamo condannare addirittura il re Erode, fino ad essere imprigionato. La parola del Battista era arrivata fino ai vertici del potere. Gesù si rivolge a persone umili. Agli ammalati che la società trascura, e che una volta guariti tornano ad essere poveri insignificanti come prima.

Ciò che voi udite e vedete

Con le sue parole Gesù apre gli occhi e gli orecchi dei suoi interlocutori. Annuncia loro il Vangelo imprevedibile della salvezza, comprensibile solo a chi lo accoglie con cuore limpido e disponibile. Anche Giovanni Battista è tra i ciechi che devono aprire gli occhi della fede, come noi, del resto. La dedizione di Gesù ai poveri e ai malati non è segno di debolezza, di incapacità, di ritardo, ma il vero segno che il Regno sta arrivando. Prima che la scure arrivi alla radice degli alberi, il buon giardiniere li visita ad uno ad uno, facendo in modo che portino frutto. Prima di bruciare lo scarto del grano, il buon contadino lo vaglia delicatamente, in modo che neppure un chicco vada perduto. Prima di arrivare ai ricchi e ai potenti, il Regno di Dio è annunciato ai poveri. A quelli che non valgono nulla: questo è il vero segno che il Re comincia a prendersi cura di persona dei suoi figli, partendo dai più bisognosi. Questo modo di venire del regno di Dio può creare sconcerto, inciampo, a noi come a Giovanni Battista e ai suoi discepoli. Per questo Gesù conclude: beato colui che non si scandalizza di me. Beato chi sa superare lo sconcerto iniziale, e aprire i suoi occhi per riconoscere i segni del regno.

Che cosa siete andati a vedere?

Le domande che Gesù rivolge alla folla riprendono il discorso in maniera fortemente ironica e provocatoria. Giovanni Battista è un segno del regno di Dio. Non è una banderuola, e neppure un potente, un ben vestito abitatore dei palazzi del re. Eppure è stato cercato dalle folle. Quelle folle che, come oggi si entusiasmano per l'Isola dei famosi, anche allora si entusiasmavano facilmente per il primo agitatore arrivato, o si prostravano di fronte ai potenti di turno. Ma Giovanni è qualcosa di totalmente diverso: un profeta, riconosciuto perfino dalle folle.

Il più piccolo nel regno...

Ciò che però alla folla rischia di sfuggire è che Giovanni è il segno di ciò che viene dopo di lui. Posto sul piedistallo del profeta, esaltato come un eroe e come un martire, Giovanni potrebbe restare un simbolo muto, un uomo eccezionale, "il più grande tra i nati di donna", ma comunque un eroe del passato. "Tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui": con questa frase Gesù fa intendere che Giovanni non è finito, il suo annuncio non è perduto, la sua parola è viva anche se il suo corpo è in catene. E la folla ha la possibilità di aderire al regno dei cieli, a colui che è più grande del Battista, ha la possibilità di andare oltre la sua esperienza.

Di fronte alle parole di Gesù noi spesso ci sentiamo piccoli e inadeguati. Chi è capace di osservarle? Chi è capace di essere testimone coerente e coraggioso? E' difficile vivere da cristiani. Non abbiamo il coraggio di Giovanni Battista che sfida Erode e muore da martire... Eppure non è questo il punto di partenza. Non è la nostra forza, né la nostra coerenza. Si tratta innanzitutto di farsi piccoli, di mettersi tra i poveri, ciechi, storpi, zoppi che si accostano a Gesù per essere guariti. E che proprio per la loro povertà meritano di essere i primi a ricevere le cure del re.

PRIMA LETTURA

"Su di essa giungeranno i riscattati dal Signore": la profezia riguarda i riscattati, coloro che erano schiavi, esiliati, e che sono invitati a tornare nella Terra promessa.

"Si rallegrino il deserto e la terra arida...": il ritorno alla terra è descritto innanzitutto con l'immagine del deserto che fiorisce. La devastazione dell'esilio è stata come la desertificazione del popolo e delle sue speranze, che cominciano a rifiorire.

"Irrobustite le mani fiacche...": di fronte a ciò che sta accadendo, deve cambiare completamente l'atteggiamento del popolo. L'inizio della rinascita a molti appariva deludente, poco consistente, illusorio... la parola profetica fa scoprire invece che è come l'inizio di una fioritura nel deserto, destinata ad aumentare e ad espandersi.

"Si apriranno gli occhi dei ciechi...": è il popolo stesso cieco e sordo, incapace di vedere le grandi opere di Dio e incapace di ascoltare la sua parola. E' un tema tipico di Isaia: il popolo guarda, ma non sa vedere, ascolta, senza comprendere. Ma viene finalmente il momento in cui si realizza la conversione del cuore, che rende possibile fidarsi di Dio e accogliere la sua presenza nella storia.


SALMO

"Il Signore è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi": il salmo ci fa conoscere il Dio liberatore. La spiritualità dell'Esodo sta dietro questa splendida descrizione poetica del modo di agire di Dio: "libera i prigionieri, dà il pane agli affamati, ridona la vista ai ciechi...": ciò che Dio ha compiuto nel passato, liberando Israele dall'Egitto, si compirà anche nel futuro.

Il Salmo è scritto al presente, ma guarda al futuro. L'intervento liberatore di Dio non è confinato nel passato glorioso di Israele, ma deve compiersi in maniera definitiva. Il credente è colui che sa attendere, che sa perseverare nella speranza.

Qui però l'attesa prende una tonalità particolare: si caratterizza come attesa gioiosa, carica di fiducia, per cui fin da ora è possibile cantare la lode di Dio, anche se non tutte le sue promesse si vedono completamente compiute. Questo salmo è quindi pienamente assimilabile da parte del cristiano, che scopre in esso una profonda sintonia con la condizione della Chiesa. Popolo pellegrino, popolo in cammino verso il compimento definitivo, popolo che attende la venuta gloriosa del suo Signore; e mentre attende, può cantare, può lodare Dio. La nostra non è un'attesa angosciata, fin da ora abbiamo ampi motivi per ringraziare e lodare il Signore.


SECONDA LETTURA

"Siate pazienti, fino alla venuta del Signore": la pazienza potrebbe essere vista come atteggiamento passivo e rinunciatario, l'atteggiamento dei deboli che non hanno risorse, e quindi si rifugiano nell'attesa di un aiuto che piova dall'alto.

"Guardate l'agricoltore...": Giacomo la caratterizza invece come attesa saggia e responsabile. L'attesa di chi ha arato, zappato, seminato, e si rende conto che il suo lavoro non può aggiungere nulla all'opera: occorre aspettare che il seme germogli, per forza sua, e che arrivino le piogge decisive per la sua maturazione.

"Non lamentatevi, fratelli, gli uni gli altri per non essere giudicati...": la pazienza di cui parla Giacomo è riferita alla comunità e all'atteggiamento nei confronti di chi sbaglia, di chi sembra tiepido, di chi sembra non convertirsi mai... il giudizio severo e risolutorio è sempre nell'aria, e sempre pronto a rovinare la comunione.

"Ecco, il giudice è alle porte": come non siamo noi che mandiamo le piogge, o che possiamo far germogliare i semi, così non siamo noi i giudici, né coloro che determinano l'arrivo del giudice. In pratica: non possiamo noi da soli determinare la conversione né la condanna dei fratelli. Il cammino personale di ciascuno è nelle mani di Dio. Pazienza è dunque cedere il passo, restare un gradino sotto a Dio. Non siamo noi i padroni della situazione. E' già tanto se riusciamo a sorvegliare la nostra conversione, e a perseverare nella fede che ci è stata donata.

 

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