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TESTO Ascolto e sguardi

don Michele Cerutti

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (11/10/2015)

Vangelo: Mc 10,17-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,17-30

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

La lettera agli Ebrei costituisce il trait d'union di queste domeniche che stiamo vivendo. Questa domenica sono due versetti che ci vengono proposti per la nostra riflessione.
La parola di Dio è così penetrante da creare situazioni nel cuore.
La parola di Dio è efficace e ha la forza di mettere l'uomo allo scoperto, lo smaschera, gli denuncia le ipocrisie e se l'uomo la rifiuta, rifiuta non solo Dio, ma la verità su se stesso.
Ci viene in aiuto il documento Verbum Domini sulla Parola di Dio:
Chi conosce la divina Parola conosce pienamente anche il significato di ogni creatura. Se tutte le cose, infatti, «sussistono» in Colui che è «prima di tutte le cose» (cfr Col 1,17), allora chi costruisce la propria vita sulla sua Parola edifica veramente in modo solido e duraturo. La Parola di Dio ci spinge a cambiare il nostro concetto di realismo: realista è chi riconosce nel Verbo di Dio il fondamento di tutto. Di ciò abbiamo particolarmente bisogno nel nostro tempo, in cui molte cose su cui si fa affidamento per costruire la vita, su cui si è tentati di riporre la propria speranza, rivelano il loro carattere effimero. L'avere, il piacere e il potere si manifestano prima o poi incapaci di compiere le aspirazioni più profonde del cuore dell'uomo. Egli, infatti, per edificare la propria vita ha bisogno di fondamenta solide, che rimangano anche quando le certezze umane vengono meno. In realtà, poiché «per sempre, o Signore, la tua parola è stabile nei cieli» e la fedeltà del Signore dura «di generazione in generazione» (Sal 119,89-90), chi costruisce su questa Parola edifica la casa della propria vita sulla roccia (cfr Mt 7,24). Che il nostro cuore possa dire ogni giorno a Dio: «Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella Tua parola» (Sal 119,114) e come san Pietro possiamo agire ogni giorno affidandoci al Signore Gesù: «sulla Tua parola getterò le reti» (Lc 5,5).
Allora riscopriamo l'importanza della Parola di Dio nella nostra vita di cristiani accostiamoci con più serietà al testo biblico.
Iniziamo a soffermarci su qualche passo che più colpisce la nostra sensibilità di cristiani. Mettiamoci in ascolto serio della Parola proclamata durante la Messa domenicale.
"Quando nella Chiesa si legge la Scrittura è Cristo stesso che parla oggi al suo popolo": da questo deve nascere l'amore alla Parola di Dio, ricordando che Gesù sta alla porta e bussa, in attesa che noi gli apriamo".
In una lettera di San Gregorio Magno, a Teodoro, medico dell'imperatore, si legge: "Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio...Cerca di meditare le parole del tuo Creatore". E continua: "Il Re del cielo, il Signore degli uomini e degli angeli ti ha scritto le sue lettere perché tu viva, e tu trascuri di leggerle con ardente amore?". In tono di rimprovero aggiunge: "Se vostra eccellenza risiedesse altrove e ricevesse posta dall'imperatore terreno, non si darebbe pace, non riposerebbe, non chiuderebbe occhio, se non avesse preso conoscenza del contenuto di quella lettera".
Ripenso alla vita dei Santi e la Parola di Dio li ha trasformati.
Sant'Antonio Abate ascoltando il Vangelo che oggi abbiamo proclamato vende tutto e dà ai poveri e il Beato Frassati si interpellerà alla luce sempre di questo brano.
Addentriamoci nel brano del Vangelo oggi presentato.
Perché mentre la lettura della Lettera degli Ebrei ci esorta a metterci in ascolto della Parola di Dio Gesù compie un qualcosa di forte compie il gesto di vedere di scrutarci. Sì perché il vedere di Gesù non è mai superficiale va sempre in profondità.
Nel guardare di Gesù c'è il desiderio di far capire al guardato di essere amato. Quel tale di cui il Vangelo ci parla aveva tutto quello che serviva per essere visto con amore. Davanti a un amore così grande il Signore chiede una risposta maggiormente aperta. Gesù vuole un coraggio di donarsi maggiore nei confronti dei fratelli.
Gesù chiede il servizio. Gesù vuole che tutti questi talenti siano messi a disposizione. Vuole che quel bagaglio che lo caratterizza ora sia come uno scrigno messo a disposizione dei fratelli.
Si pensa che Gesù si riferisse alle ricchezze materiali io credo che faccia riferimento alla ricchezza non solo materiale, ma a tutte quelle capacità e predisposizione che caratterizzavano il personaggio di questo brano del Vangelo.

La tradizione chiama questo tale del giovane ricco, ma attenzione non è mai nominato in questa maniera è solo una tradizione.
Quel tale siamo tutti noi giovani o vecchi quando ci tratteniamo chiusi in noi stessi nel nostro mondo. Non è solo la storia di una vocazione abortita, ma abbraccia la nostra vita quotidiana. Penso che questo brano se vuole essere quell'arma a doppio taglio che mette a nudo la nostra esistenza dovrebbe farci suscitare queste domande:
Noi crediamo allo sguardo del Maestro? Di fronte a questo sguardo siamo attenti alla sua gratuità e quel suo non voler sedurre, e a quel suo offrirci amore senza imporlo?
Recuperiamo l'intimità con Lui cercando di scrutarlo con gli occhi della fede per capire in profondità come la nostra risposta può essere maggiormente fiduciosa.

 

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