TESTO Fedeltà di padre
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (26/12/2004)
Vangelo: Mt 2,13-15.19-23

13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
In questo brano evangelico Giuseppe ha un ruolo centrale. Per tre volte riceve una indicazione di cammino, ed egli la segue. Egli si caratterizza per la sua docilità e la sua obbedienza.
Anche nel mistero dell'incarnazione era entrato non di propria iniziativa. Anzi, inizialmente aveva voluto ritrarsi, ripudiando in segreto la sua promessa sposa. Troppo alto era il mistero. Solo quando Dio gli aveva fatto capire la propia volontà, aveva deciso di entrare insieme a Maria in quella incredibile vicenda.
È un uomo aperto all'inaudito, all'impensabile, al nuovo; aperto alla Parola, quale si manifesta momento per momento; per questo ricorda molto Abramo. Matteo lo caratterizza per la sua obbedienza pronta, senza discussioni, senza clamore. Non parla, agisce. Non "comunica", si mette in cammino. Dopo questo fatto, non ne sentiremo più parlare. Giuseppe ha ormai svolto la sua missione nel piano di Dio, prenderà il suo ultimo cammino, forse preceduto - anche questo - da un sogno.
I sogni punteggiano il cammino di Giuseppe. Nei suoi sogni la sua interiorità resta sveglia e attenta. Questi sogni non esprimono solo la sua personalità, quello che sente, etc...; ma lo mettono in contatto, tramite la parte più profonda di se stesso, con Dio, di cui l'angelo è tramite. E Giuseppe segue queste indicazioni di cammino, senza "se" e senza "ma": si lascia condurre.
Che cosa possiamo imparare da san Giuseppe?
Per prima cosa l'attenzione alla propria interiorità profonda, laddove Dio parla. Bisogna imparare a scendervi, e a distinguere in essa la voce di Dio. Solo incontrando me stesso non in superficie, ma ad un livello più vero, posso incontrare Dio.
Impariamo poi la docilità, la scioltezza nell'assecondare le indicazioni di Dio. Devo cercare Dio attraverso i fatti della mia esistenza, i suoi alti e anche i suoi bassi. Lasciarmi portare, non pretendere che essi corrispondano alle mie pianificazioni, credere che in essi Dio agisce, essere duttile, flessibile, nella fiducia che Dio cammina con me.
San Giuseppe preghi per noi, e ci ottenga questi doni preziosi.
All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci renda docili al volere di Dio, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:
In comunione con Gesù, Maria e Giuseppe, e fiduciosi che il Padre è sempre con noi, rivolgiamoci a lui come il Vangelo ci ha insegnato: