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TESTO Commento su Matteo 20,1-16

don Michele Cerutti

VI domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (04/10/2015)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Il popolo ebraico vive nella diaspora e Isaia esorta i deportati a vivere non contaminandosi con le divinità babilonesi.
Quello che è un richiamo al popolo ebraico del tempo esilico diventa un chiaro monito al popolo cristiano di oggi vive nel trambusto delle società postmoderne.
Cambiano alcuni aspetti sociali fondamentali, ma il cristiano deve rimanere ancorato a quei modelli che sono fondati di un vivere su questa terra costruendo qui il Regno di Dio.
Questo mese di Ottobre a Roma verranno convocati i Vescovi per il Sinodo sulla famiglia.
Il loro appello corrisponderà sicuramente alla profezia di Isaia.
La famiglia resta ancor oggi, e rimarrà sempre, il pilastro fondamentale e irrinunciabile del vivere sociale. «La famiglia è una scuola di umanità più ricca [...] è il fondamento della società» (GS, 52).
Il matrimonio naturale, pertanto, si comprende pienamente alla luce del suo compimento sacramentale; solo fissando lo sguardo su Cristo si conosce fino in fondo la verità dei rapporti umani.
«In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. [...] Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (GS, 22). In questa prospettiva, risulta particolarmente opportuno comprendere in chiave Cristocentrica le proprietà naturali del matrimonio, che sono ricche e molteplici.
L'indissolubilità rappresenta la risposta dell'uomo al desiderio profondo di amore reciproco e duraturo: un amore "per sempre" che diventa scelta e dono di sé, di ciascuno dei coniugi tra loro, della coppia nei confronti di Dio stesso e di quanti Dio affida loro.
Occorre affermarlo in un contesto come quello attuale in cui vi sono contraddizioni culturali da un lato e sociali dall'altro che colpiscono la famiglia.
Dal punto di vista culturali se da un lato il matrimonio continua ad essere immaginata come il porto sicuro degli affetti più intimi e gratificanti, dall'altro lato le tensioni indotte da una esasperata cultura individualistica del possesso e del godimento generano al suo interno dinamiche di insofferenza e di aggressività a volte ingovernabili. Vi è anche una certa visione del femminismo, che ritiene la maternità un pretesto per lo sfruttamento della donna e un ostacolo alla sua piena realizzazione.
Da un lato si registra poi la crescente tendenza a concepire la generazione di un figlio come uno strumento per l'affermazione di sé, da ottenere con qualsiasi mezzo. Dobbiamo ricordare anche il diffondersi di teorie secondo le quali l'identità personale e l'intimità affettiva devono affermarsi in una dimensione radicalmente svincolata dalla diversità biologica fra maschio e femmina.
Le politiche economiche sconsiderate, come pure l'insensibilità di politiche sociali, anche nelle cosiddette società del benessere, gli accresciuti oneri del mantenimento dei figli, e l'enorme aggravamento dei compiti sussidiari della cura sociale dei malati e degli anziani, di fatto delegati alle famiglie, costituiscono un vero e proprio macigno che pesa sulla vita familiare.
Vanno aggiunti gli effetti di una congiuntura economica sfavorevole, di natura assai ambigua, e il crescente fenomeno dell'accumulo di ricchezza nelle mani di pochi si aggiunge la distrazione di risorse che dovrebbero essere destinate al progetto familiare e il quadro di impoverimento della famiglia si profila ulteriormente problematico. La dipendenza dall'alcol, dalle droghe o dal gioco d'azzardo è talora espressione di queste contraddizioni sociali e del disagio che ne consegue nella vita delle famiglie.
Queste sono le diaspore in cui ci inseriamo.
Non dobbiamo avere paura. Paolo in questa lettera alla Comunità di Efeso insiste molto sul fatto di una fede che si basa sulla risurrezione.
Siamo dei risorti.
La salvezza in forza della morte e della risurrezione riguarda tutti.
Nessuno è escluso.
Gesù con la parabola dei vignaioli pagati con la stessa moneta sia che abbiano lavorato dal mattino presto fino a sera sia che abbiano lavorato poche ore ci dice che fino all'ultimo possiamo abbracciare la misericordia di Dio.
La concretizzazione evidente di questa parabola è il ladrone pentito che in punto di morte ha la garanzia di essere salvato perché si è pentito.
Nella vita di Santa Teresa del Gesù Bambino ella si prende a cuore il caso, apparentemente disperato, di un criminale condannato a morte e impenitente (ibid., 45v-46v). "Volli ad ogni costo impedirgli di cadere nell'inferno", scrive la Santa, con la certezza che la sua preghiera lo avrebbe messo a contatto con il Sangue redentore di Gesù.
Quel condannato che sempre aveva rifiutato Gesù baciò per sua volontà prima della morte la Croce e quello fu il segno che quelle preghiere venivano esaudite e l'anima di quella persona veniva abbracciata dalla misericordia di Dio.
E' rassicurante sapere questo che da questo amore nessuno è escluso.
A noi il compito con la preghiera di smuovere il cuore degli uomini.
Penso alla forza del Rosario. In questo mese dedicato alla Madonna del Rosario.
Preghiamo perché smuova il cuore degli uomini più lontani dalla fede perché sentano di non essere esclusi dalla grazia di Dio.

 

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