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TESTO Commento su Giovanni 6,41-51

don Michele Cerutti

IV domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (20/09/2015)

Vangelo: Gv 6,41-51 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Quante volte nella vita tendiamo a scappare e come Elia vorremmo farla finita con le situazioni difficili?
Elia scappa dalla tremenda Gezabele. Ella è la moglie del re Sedecia e vuole imporre il culto alle divinità Baal e vuole fare fuori tutti i profeti di YHWH.
Elia fugge verso l'Oreb e si addormenta sotto una ginestra è stanco vuole farla finita e viene a Lui un angelo che gli dona quel pane sostegno per andare avanti.
La fame non ci fa capire così anche nella vita spirituale quando digiuniamo non comprendiamo.
Il pane dato a Elia richiama l'Eucaristia.
Cibarsi di Eucaristia è sfamare quella fame spirituale che molto spesso ci caratterizza e alimentandosi di pane eucaristico ci spinge a camminare con determinazione sui sentieri difficili che la vita ci pone.
I santi sono coloro che hanno compreso che l'Eucaristia è il perno e il culmine della nostra esperienza di fede.
Senza l'Eucaristia i primi martiri nel Nord Africa sostenevano non possiamo vivere.
«Ho un tale desiderio della S. Comunione, che, se fosse necessario camminare a piedi nudi sopra una strada di fuoco per giungervi, lo farei con indicibile gioia» (S. Margherita Maria Alacoque)
"È bello intrattenersi con Gesù e, chinati sul suo petto, come il Discepolo prediletto (Gv. 13,25), essere toccati dall'Amore infinito del suo Cuore.

Se il Cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per ‘l'arte della preghiera', come non sentire un rinnovato bisogno di intrattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in atteggiamento d'Amore davanti a Cristo, presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!...

L'Eucaristia è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa, fuori dalla Messa, consente di attingere alla sorgente stessa della Grazia" (N°. 25 Enciclica sull'Eucaristia di Giovanni Paolo II).
San Luigi Guanella nella sua semplicità lo definiva il nostro sole in terra e invitava le sue suore ad abbandonare ogni cosa quando suonavano le campane che richiamavano la celebrazione eucaristica.
Grandi mistici anche laici come Marthe Robin si alimentavano solo del pane sacramentato.
Nell'Eucaristia c'è Gesù. Le realtà accidentali del pane e del vino permangono, ma queste subiscono la transustanzazione, termine che significa trasformazione, in corpo e sangue di Cristo.
Pane del cammino e farmaco di immortalità è il sacramento dell'Eucaristia.
Gesù non è venuto per i sani, ma per i malati.
Dobbiamo liberarci dall'idea che questo sacramento è per i puri per quelli più robusti nella fede.
Non vuole dire non riceverlo in grazia di Dio dopo una opportuna confessione, ma nello stesso tempo dobbiamo liberarci dalla visione troppo timida del rapporto con questo sacramento.
Vi è una sorta di paura di indegnità per cui molti si sentono esclusi.
Sembra che per avvicinarsi alla comunione bisogna essere una sorta di "operai specializzati".
Paolo in questo brano in cui riporta le parole di Gesù nell'ultima Cena vuole invitare a comprendere la grandezza della celebrazione eucaristica e richiamare all'importanza della comunione che questa celebrazione deve portare nella comunità.
L'errore dei Corinti consisteva nel dividere la comunità proprio nel momento in cui essa avrebbe dovuto manifestare al massimo la sua unità. Era un comportamento che portava a una concezione magica della cena. Si ripetevano insieme i gesti e le parole di Gesù nell'ultima cena senza più l'espressione concreta della fraternità e si riduceva il banchetto comune a un puro atto rituale, compiuto con la convinzione che esso avrebbe prodotto comunque i suoi effetti, indipendentemente dalle disposizioni dei presenti. L'intervento di Paolo a proposito della cena del Signore mostra che una celebrazione eucaristica senza la dimensione della comunione fraterna, o addirittura in un contesto di maggior divisione, rappresenta un tradimento di Cristo, rappresenta la negazione di tutto ciò che egli ha voluto esprimere con la sua morte prefigurata nell'ultima cena.
Giovanni Paolo II afferma:
"L'autentico senso dell'Eucaristia diventa di per sé scuola di amore attivo verso il prossimo...
L'Eucaristia ci educa a questo amore nel modo più profondo; essa dimostra infatti quale valore abbia agli occhi di Dio ogni uomo, nostro fratello e sorella, se Cristo offre se stesso in uguale modo a ciascuno, sotto le specie del pane e del vino. Se il nostro culto eucaristico è autentico, deve far crescere in noi la consapevolezza della dignità di ogni uomo. La coscienza di questa dignità diviene il motivo più profondo del nostro rapporto con il prossimo"(Lettera Giovedì Santo 1980)
Dall'Eucaristia allora nasce la carità.
"L'Eucaristia è veramente compresa, capita, non semplicemente quando la si celebra, la si adora, la si riceve con le dovute disposizioni, ma soprattutto quando essa diviene la sorgente della nostra vita personale e il modello operativo che impronta di sé la vita comunitaria dei credenti... Significa vivere di attenzione di ascolto, di disponibilità, di valorizzazione dei doni degli altri, di perdono...Ricevendo il corpo e il sangue di Cristo, impariamo a guardare il mondo come lo vedeva Gesù dalla croce; a guardare il mondo, la storia, la comunità, la chiesa, i nostri problemi avendo capito qualcosa dell'infinta misericordia del Padre e per ciascuno di noi. E sentiremo allora il bisogno di spenderci anche noi per la salvezza dell'umanità, di fare dell'Eucaristia un ringraziamento di lode a Dio, donando nella quotidianità l'amore del Padre ai fratelli" (Card. C.M. Martini, Prendete il largo!) .

Concludo con una preghiera che faccio mia e propongo a voi:
"Ostia Immacolata, immenso fascino della mia anima, vorrei guardarti sempre, bere da te un amore e una purezza infiniti...

O mio Gesù, donami lo splendore dell'Ostia Immacolata...

O Cibo Divino, vorrei trasformarmi in Te e divenire per Te e come Te un'ostia pura e santa.

Guardami, o Signore, e fa' che io possa essere la tua Ostia viva, nella quale Tu possa, in certo modo, compiere la Tua Passione.

Ancora una volta mi consacro interamente al Tuo Amore.

Ti consacro tutti i miei sentimenti, le mie aspirazioni e i miei desideri.

Desidero Te, unicamente e sempre Te.

Ti offro il mio amore, come un torrente, da quando il mio cuore ebbe la vita fino a quando si spegnerà".
Beata Candida Maria dell'Eucaristia

 

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